Confondibile con la più nota specie mazza di tamburo, questa varietà americana - ma da qualche tempo presente anche sull'Etna - porta invece a un'intossicazione con sintomi gastrointestinali. Da qui la necessità di fare sempre controllare gli esemplari raccolti
L’Asp mette in guardia da un fungo tossico Potenziati gli sportelli per l’esame gratuito
Dal colore biancastro-nocciola e con il cappello largo, quasi piatto, è facile scambiarli per i noti funghi detti
mazza di tamburo. O, in dialetto, cappiddini. Eppure, dopo sei casi di intossicazione da luglio a oggi, all’Asp di Catania tocca raccomandare di fare attenzione: perché potrebbe capitare di portarsi a casa un altro fungo, dal nome scientifico Chlorophyllum molybdites, originario del Nord America e delle regioni temperate subtropicali ma, da qualche anno, presente anche sull’Etna, e tossico. Nello specifico, il rischio di consumare questo tipo di fungo è di andare incontro a una
intossicazione con sintomi gastrointestinali.
Per questo l’azienda sanitaria raccomanda di consumare solo funghi con la
certificazione della stessa Asp e, in caso di gite in montagna con raccolta, di sottoporre ai micologi gli esemplari trovati prima di pensare al risotto. A questo scopo, è stato potenziato il servizio micologico con l’apertura di tre nuovi sportelli: a Bronte, Giarre e Paternò.
Lì sarà possibile accedere ai seguenti servizi:
esame gratuito dei funghi freschi raccolti dai privati e destinati al consumo privato, ma anche il rilascio della certificazione per quelli destinati alla vendita, al costo di un euro al chilo.