Vent’anni di vita, per un metro e mezzo e circa 250 chili di peso. Si tratta dell’identikit della tartaruga marina Liuto arrivata negli scorsi giorni a Lampedusa in fin di vita. L’animale è morto in seguito alle conseguenze riportate dopo essere finito all’interno di una rete a strascico.
La carcassa è stata inviata all’Istituto zooprofilattico sperimentale di Palermo per essere esaminata. «Un ritrovamento eccezionale, molto verosimilmente dovuto alle mutate condizioni climatico-ambientali – spiegano Salvatore Seminara e Santo Caracappa, rispettivamente commissario e direttore sanitario dell’istituto -. Carlotta (il nome dato all’animale, ndr) era una tartarugona bellissima, peccato sia morta. Dall’esame anatomo-patologico, è stato riscontrato che nell’ovaio aveva piccole uova e che aveva ingerito molta plastica e pezzi di rete. Circostanza che conferma come tutti i rifiuti che finiscono in mare per le tartarughe sono pericolosissimi».
La prima Liuto venne catturata nei dintorni di Ostia e donata all’Università di Padova da papa Clemente XIII. La catalogazione e la sua raffigurazione fu opera di Domenico Agostino Vandelli, che nel 1761 gli diede la denominazione Dermochelys Coriacea Testudo.
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