Mentre continuano gli sbarchi di migranti, per il turismo dell'isola è tempo di bilanci. Affluenza ai minimi, cattiva pubblicità e aiuti agli operatori del settore che tardano ad arrivare
L’altro lato di Lampedusa Un’estate da dimenticare
Negozi vuoti. Bar, ristoranti e alberghi deserti. Solo qualche turista che passeggia per le vie del centro completamente vuote. È così che abbiamo lasciato Lampedusa in primavera ed è così che la ritroviamo in chiusura della stagione turistica estiva. E mentre continuano ad arrivare carrette del mare gremite di migranti 15 tunisini nel pomeriggio di lunedì e 98 nella notte i commercianti dell’isola si sfogano.
«L’estate qui a Lampedusa si è conclusa male. L’affluenza di turisti è stata misera perché è stata fatta una cattiva pubblicità alla nostra isola dopo l’invasione di immigrati avvenuta a febbraio» sbotta Michele mentre sistema il pesce fresco sul bancone espositivo del suo ristorante. «Tutti hanno remato contro di noi. Come se non bastasse, fino a dieci giorni fa, ci sono stati anche dei controlli in tutti i ristoranti per licenze a autorizzazioni. Infine, molti ristoratori ancora aspettano soldi dagli enti convenzionati durante il parapiglia di febbraio. Conosco persone che ci hanno rimesso più di diecimila euro. Oltre il danno, anche la beffa!», continua Michele. Allo stesso modo la pensa Anna, barista. «Ma quali aiuti e aiuti. Non ci sono turisti. Non vede com’è vuoto il bar?». E Renato, albergatore. «È stato l’anno più brutto della mia attività».
[Foto di Nicola Licata]