«Mi ha colpito la trama che non parla solo di un amore fra due donne, ma del percorso di una delle due che non è dichiaratamente lesbica, ma va contro il pregiudizio di chi la crede eterosessuale». Così il presidente del circolo locale Armando Cavarini motiva la scelta di sposare il progetto della regista Annarita Campo
L’altra metà di me, due donne innamorate a Siracusa «Un film oltre lo stereotipo», patrocinato da Arcigay
«È semplicemente il racconto di una donna che improvvisamente, casualmente e senza rendersene conto, si innamora di un’altra donna». È con queste parole che la regista siciliana Annarita Campo descrive il suo film L’altra metà di me. Ambientato a Siracusa – città che quest’anno ha ospitato anche il gay pride –, il film sarà girato a partire dalla metà del prossimo anno e sarà realizzato con la collaborazione di Arcigay Siracusa.
«Può sembrare scontato, visto che tratta una tematica omosessuale, che Arcigay dia il patrocinio – spiega il presidente, Armando Caravini – ma in realtà mi ha colpito la trama del film che non parla solo di un amore fra due donne, ma del percorso di una delle due protagoniste che non è dichiaratamente lesbica, ma inizia a vivere questo amore travagliato verso la scoperta e l’accettazione di sé tramite la relazione, andando incontro anche al pregiudizio di chi l’ha sempre creduta eterosessuale».
Ventidue anni di carriera e 15 film alle spalle, il filo conduttore della regista originaria di Rosolini sono sempre state le donne. «Nei miei film – dice Campo – cambiano le storie, ma la costante è che sono sempre le donne a essere protagoniste. In questo caso, l’idea di L’altra metà di me nasce dalla volontà di scardinare un pregiudizio: il cinema è quasi tutto diretto da uomini e forse è anche per questo che l’omosessualità femminile è stata raccontata poco e senza mai riuscire a superare certi tabù. In questo film – aggiunge – ho scelto di dare peso all’amore, andando oltre lo stereotipo che lega l’omosessualità solo alla sessualità».
«L’omosessualità al femminile è più difficile da vivere – fa eco il presidente di Arcigay Siracusa – da una parte, perché due donne possono camminare tranquillamente mano nella mano per strada in pubblico, baciarsi o andare in bagno insieme senza destare nemmeno il sospetto di essere lesbiche; dall’altra parte, però – aggiunge Caravini – l’omosessualità femminile è meno accettata dalla società, e quindi anche vissuta più in segreto, a causa della cultura sessista e maschilista che vede ancora le donne come coloro che devono costruire la famiglia e procreare».
Il 40 per cento degli incassi al botteghino sarà donato all’associazione locale che ha in mente di destinarli al progetto Scuola Arcobaleno, con cui gli attivisti portano nelle scuole tematiche di genere, perché, «nonostante Siracusa da cittadina provincialotta sia passata a essere una città cosmopolita per quanto riguarda i diritti civili – afferma Caravini – c’è ancora molto da lavorare, specialmente in provincia dove è come tornare indietro nel tempo perché è ancora complicato perfino fare coming out. È per questo – conclude – che stiamo cercando di far nascere anche delle Arcigay satellite nel territorio provinciale, per costruire comunità e far capire, in particolare agli adolescenti, che non sono soli».