«Ci sentiamo abbandonati da dio e dagli uomini». A guardarla con la luce del giorno, via Alfredo Agosta sembra una piscina circondata da palme. È, però, la sede di diverse aziende. I cui lavoratori temono la pioggia per l'impossibilità di arrivare in ufficio
La zona industriale di Catania continua ad affogare Strade sommerse. Il grido d’aiuto degli imprenditori
A un primo sguardo, le foto immortalano una piscina circondata da palme. Basta un’occhiata più attenta, però, per rendersi conto che lo scenario è tutt’altro che vacanziero: è via Alfredo Agosta, alla zona industriale di Catania, allagata dopo le piogge, neanche particolarmente intense, del fine settimana. Le automobili che ci provano, guadano un fiume che arriva fino agli sportelli e che rende impossibile scendere e salire dal veicolo. «È indecoroso», si arrabbia Rossella Pezzino De Geronimo, titolare della Dusty, l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti a Catania e che proprio in quella strada ha sede.
Pezzino non usa mezzi termini, com’è sua consuetudine. «Ci sentiamo abbandonati da dio e dagli uomini», attacca. I problemi della zona industriale etnea, del resto, sono cronici. Da anni si susseguono promesse, incontri, tavoli istituzionali. Ma di risultati non se ne vedono. «È vero, alla zona industriale di Catania c’è un problema», dichiara a MeridioNews l’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano. Tutta l’area, infatti, è di responsabilità dell’Irsap, l’istituto regionale per lo sviluppo sotto il cui ombrello, dal 2012, dovrebbe muoversi quasi tutto quello che passa dalla zona Sud della città.
Quell’ombrello, però, non è sufficiente a evitare che la pioggia danneggi le imprese vittime di una rete viaria inadeguata e della mancanza di interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico in tutta l’area. Poche settimane fa, una delibera della giunta del governatore Nello Musumeci ha destinato a Catania e alla sua zona industriale dieci milioni di euro di fondi: soldi provenienti dal Patto per il Sud, persi da Comuni come Gela e Termini Imerese e toccati al capoluogo etneo. «Abbiamo un elenco di interventi da fare – continua Turano – per alcune cose, però, bisogna attendere i tempi tecnici».
I dieci milioni di euro di cui adesso si discute dovrebbero aggiungersi a quelli da investire alla zona industriale da almeno un paio d’anni, per realizzare la famosa Riqualificazione strutturale per la sicurezza globale dell’area di Pantano D’Arci. Alla caserma dei carabinieri sono destinati 1.249.685,20 euro; alla riqualificazione della rete idrica potabile, industriale devono andare 4.159.833,72 euro; alla riqualificazione degli impianti di pubblica illuminazione altri 1.745.796,91 euro; agli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico un totale di 1.500.000,00 euro; e, infine, agli interventi sulla rete viaria sono stati assegnati fondi per 2.303.716,80 euro. La somma di tutto, i vecchi undici milioni e i nuovi dieci, supera i venti milioni di euro. Sufficienti per rendere più appetibile l’intero distretto.
«Finché non si muove niente, noi come dovremmo fare ad andare avanti?», domanda Rossella Pezzino. «Solo noi abbiamo 60 dipendenti e, quando piove, li dobbiamo trasportare con la jeep perché altrimenti non possono arrivare in sede. E non siamo l’unica impresa sulla stessa strada. C’è un capannone megagalattico che stanno costruendo proprio vicino a noi, ma come faranno ad arrivarci centinaia di persone se basterà un acquazzone per renderlo impraticabile?». Il tema è, come da anni ormai, la possibilità di fare impresa senza le infrastrutture. «Non abbiamo l’acqua potabile e per questo ci siamo attrezzati indipendentemente. Non è civile quello a cui le istituzioni ci costringono, ma lo abbiamo fatto – aggiunge – Però questo degli allagamenti e dello stato indegno delle strade non è un problema che possiamo risolvere da soli. Io provo un’amarezza enorme: è una zona industriale vilipesa, lasciata a un declino che sembra irreversibile».
Riceviamo e pubblichiamo da Irsap:
“Relativamente all’allagamento che ha interessato la zona industriale di Blocco Terrazze per via delle piogge abbondanti, e per la precisione la bretella di via Agosta, ci preme ribadire che – si legge in una nota dell’Irsap, Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive – è determinato dal fatto che i canali di scolo naturali presenti in questa area – costituita prevalentemente da terreni agricoli – fino a due anni fa portavano le acque reflue lungo un fosso naturale collegato al canale principale, (e che dunque non ha richiesto mai infrastrutture artificiali); va detto che questo scolo di deflusso naturale adesso risulta interrotto dopo la costruzione di grossi stabilimenti nella zona circostante la cui concessione edilizia è stata regolarmente concessa dal Comune di Catania”.
“Dal momento che il deflusso delle acque non viene più assicurato, avvengono allagamenti sulla strada come quello giustamente sottolineato dalla Dusty che accede da questa strada – così riferiscono i tecnici dell’Ufficio periferico Irsap di Catania -. Lo sbocco naturale delle acque piovane, che fino a poco tempo fa risultava defluire regolarmente e naturalmente fino al canale principale, adesso trovandosi la strada sbarrata non permette il deflusso e fa sì che l’acqua piovana si concentri sul punto più depresso creando, come in questo caso, grossi acquitrini, problemi di viabilità e di accesso alle stesse aziende presenti. Di fatto nella zona, che è di competenza Irsap in quanto ricade nella zona industriale, non sono presenti infrastrutture e costruzioni da gestire e manutenzionare su cui Irsap può intervenire”. Le caditoie presenti sono state realizzate dalle aziende stesse che ricadono nella zona. “Nel piano regolatore dell’area è prevista la realizzazione di una strada di accesso, il cui progetto, esistente da tempo e dunque ormai datato, non è stato mai finanziato”.