La testa di maiale a Lo Monaco, chiesta l’archiviazione Un buco di tre ore negli spostamenti di un capo ultrà

Tre ore con il cellulare spento tra il 10 e l’11 dicembre 2018. La notte in cui qualcuno entrò allo stadio Cibali di Catania per posizionare una testa di maiale, con parrucca bionda e occhiali da vista, nel cerchio di centrocampo. Destinatario l’amministratore delegato del Calcio Catania Pietro Lo Monaco. È questo uno dei tanti particolari sull’inchiesta cominciata dopo il ritrovamento da parte dei giardinieri del Comune. Lui, il dirigente campano, scoprirà l’intimidazione direttamente sul cellulare con una foto in notturna arrivatagli via Whatsapp. Adesso sul caso la procura etnea ha inoltrato una richiesta d’archiviazione «per infondatezza della notizia di reato» al giudice per le indagini preliminari. Sotto la lente d’ingrandimento un capo ultrà molto noto e «carismatico» della curva Sud. 

Secondo gli inquirenti è proprio da quella porzione di stadio, in cui i gruppi del tifo organizzato sono riuniti sotto l’unica sigla di Estrema appartenenza, che sarebbe partito l’avvertimento a Lo Monaco. I fatti risalgono all’11 dicembre dello scorso anno. Giorno in cui venne ritrovata una testa di suino poggiata su un cartone con la scritta «$ono Lo Monaco e $ono un porco». Due giorni prima il Catania, all’epoca allenato da Andrea Sottil, subiva un pesante capitombolo fuori casa contro il Bisceglie.

Lo Monaco già da mesi era finito al centro degli attacchi dei tifosi. Il 14 luglio, per esempio, erano comparse delle scritte, tra cui «Lo Monaco infame» e «Direttore boia», nei pressi del centro sportivo Torre del Grifo. Il 22 giugno il dirigente campano era tornato in conferenza stampa dopo l’uscita dalla semifinale play-off contro il Siena, puntando il dito contro i giornalisti e una parte del tifo organizzato etneo. «Scrivete come i giudici – diceva Lo Monaco – Il Catania tuttavia è tornato ed è forte. A quei quattro scassapagghiari che hanno fatto i cori dico “Siete il male del Catania”. Catania non ha bisogno di questa tifoseria». In un clima sempre più infuocato a dicembre 2018 circola pure la voce di un possibile passaggio del dirigente all’Acireale, ipotesi poi smentita con un comunicato ufficiale sul sito del club

Le indagini sono partite cercando alcuni dettagli negli oggetti ritrovati nel cerchio centrocampo. Il cartone con l’etichetta di una farmacia di Via Messina, secondo quanto appurato dalle forze dell’ordine, sarebbe stato lasciato nei pressi di un cassonetto il giorno prima dell’intimidazione. Chi lo ha preso? Una domanda rimasta ancora senza risposta. Nonostante l’attività commerciale si trovi nei pressi di una sala giochi «solitamente luogo di ritrovo degli ultras riconducibili alla curva Sud». 

L’istituto zooprofilattico si è invece occupato della testa di maiale. Dall’analisi, risalente a febbraio scorso, non è stato trovato nessun bollo sanitario per identificare il macello di provenienza. L’animale inoltre presentava una bruciatura per rimuovere un tatuaggio identificativo dell’azienda che lo ha allevato. Altro particolare è quello relativo alla foto della testa mozzata. Uno scatto effettuato di notte, a poche ore dalla notizia del ritrovamento, e poi girato allo stesso Lo Monaco tramite Whatsapp. Alcuni tifosi in possesso di quella foto spiegano di averla ricevuta tramite dei gruppi social. Nessuno fornisce ulteriori particolari ma tutti sarebbero riconducibili al tifo organizzato della curva Sud. La stessa che in quei mesi aveva preso di mira Lo Monaco

Le attenzioni si concentrano su una delle figure più carismatiche della curva e dal cellulare di quest’ultimo emerge un buco di tre ore proprio nella notte tra il 10 e l’11 dicembre, cioè quando la testa di maiale viene sistemata a centrocampo. L’uomo «potrebbe avere spento il telefono proprio per non essere individuato nei pressi dello stadio», scrivono gli inquirenti nei documenti. Intercettando la sua utenza viene fuori pure il progetto di effettuare una rapina in un’attività commerciale, la stessa dove l’ultrà lavorava come cameriere salvo poi essere allontanato. Il piano non viene però portato a termine e per questa ipotesi la procura, dopo avere aperto un fascicolo, ha chiesto l’archiviazione. 


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