La Tecnis e gli appalti a rischio in città M5S: «Sospendere tutte le opere affidate»

I riflettori sulla Tecnis li avevano accesi da tempo. Adesso i parlamentari del Movimento Cinque Stelle chiedono la sospensione in via cautelativa di tutte le opere affidate alle società finita nell’occhio del ciclone dopo gli arresti di Concetto Albino Bosco Lo Giudice e Francesco Domenico Costanzo, nell’ambito della vasta operazione Dama Nera, condotta dal Nucleo di polizia tributaria e dal Gico della Guardia di Finanza. Un vero e proprio terremoto che rischia di travolgere anche i due mega-appalti in città: il completamento dell’anello ferroviario e il collettore fognario. Con una Palermo sventrata dai cantieri e cittadini e commercianti sul piede di guerra da tempo per trincee e scavi, che creano malumori, il sindaco Orlando teme uno stop alle ruspe. E l’inasprimento del malcontento.

In attesa di ricevere «ulteriori informazioni e valutare l’eventuale adozione di provvedimenti conseguenti», il primo cittadino ha chiesto di incontrare «con urgenza il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio e i vertici delle Ferrovie». L’obiettivo è «discutere insieme e valutare eventuali iniziative che possano evitare conseguenze gravissime, non solo per il trasporto pubblico ma per tutta la mobilità urbana interessata da importanti cantieri gestiti dalla società Tecnis».

Insomma occorre, nel rispetto della legalità, scongiurare uno stop ai lavori che trasformerebbe Palermo e il suo salotto in un cantiere abbandonato. Una preoccupazione non condivisa dai pentastellati. «Il danno alla città è già stato fatto – spiega a MeridioNews il deputato grillino Riccardo Nuti -. Adesso occorre evitare ulteriori disagi o tragedie». Il riferimento è ai lavori già completati dalla Tecnis come il viadotto Scorciavacche, crollato dopo pochi giorni dalla sua inaugurazione, o all’inchiesta sul cemento depotenziato del porto di Messina. Insomma per Nuti «è inutile cadere dalle nuvole, facendo completare lavori e affrontando poi i problemi che sorgeranno. Continuare a far operare la Tecnis vuol dire o esser ciechi o esser conniventi». Responsabilità politiche che secondo il penstellato dovrebbero spingere gli amministratori palermitani e regionali responsabili di «questo scempio» a dimettersi, ma «già rintrona il coro di “non sapevo”, mentre parte il rimpallo delle responsabilità».

Sull’azienda i pentastellati avevano acceso da tempo i riflettori con un esposto all’Anac, datato 20 marzo. Sotto lente d’ingrandimento allora era finito il protocollo per la Catania-Ragusa. «Fu presentato dalla collega Lorefice, come prima firmataria, da me e da alcuni colleghi – racconta ancora Nuti -. Al centro dell’attenzione la convenzione firmata da Francesco Bonsignore, fratello di Vito, già al centro di indagini giudiziarie e condannato per concorso in tentata corruzione. Su questa vicenda l’Anac ha già avviato un’istruttoria». E poi c’è un’altra denuncia, questa volta di Nuti davanti alla commissione Antimafia, su un ospedale vicino Palmi. «Il primo appalto vinto in questo settore dalla Tecnis che fino ad allora si era occupata di ponti, strade e viadotti – dice il pentastellato – . Spulciando le carte abbiamo scoperto che la moglie del dirigente regionale che aveva appaltato la gara era la progettista della Tecnis».

Insomma, pure nel rispetto della verità giudiziaria che sarà accertata dai magistrati per i Cinque stelle attorno alla società di Costanzo e Lo Giudice si ci sono «ingombrantissime ombre». Ecco perché «permettere che i lavori più importanti in città li svolgesse un’azienda con queste caratteristiche è quantomeno da irresponsabili».

E mentre il capogruppo democratico a Sala delle Lapidi, Rosario Filoramo, chiede l’intervento del Governo nazionale, il presidente della commissione Attività produttive del Comune, Paolo Caracausi, in quota Idv, spiega che «non bisogna calare l’attenzione sui traffici illeciti e in particolare sulla corruzione che ormai sta raggiungendo livelli preoccupanti». Nei giorni scorsi ha scritto una nota al sindaco e agli assessori competenti sottolineando le preoccupazioni dei commercianti di via Emerico Amari. Il timore dei negozianti è di assistere a un crollo verticale delle vendite nel periodo natalizio, atteso dai titolari degli esercizi commerciali per una boccata di ossigeno davanti ai numeri sempre più sconfortanti degli incassi legati alla crisi. Loro chiedono lo stop temporaneo dei cantieri nel periodo che precede il Natale e nei giorni di festività. Il rischio, però, è che il terremoto giudiziario possa bloccarli molto più a lungo.


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