Messina, calcestruzzo depotenziato al porto Da Tecnis appalto a ditta ritenuta vicina a mafia

Avrebbero utilizzato del calcestruzzo di resistenza inferiore a quella prevista dal capitolato per l’allargamento delle banchine Vespri e Colapesce del porto di Messina, impedendone l’uso per le attività commerciali e limitandolo a quella crocieristica. Per questa ragione, sei persone – un dipendente del provveditorato interregionale Opere pubbliche, tre esponenti della Tecnis Spa (tra cui i titolare Concetto Bosco Lo Giudice), una della Calcestruzzi Srl e una della Sv Costruzioni Srl – sono state sospese dai pubblici uffici e colpite da un provvedimento di sequestro preventivo. Sono tutte ritenute responsabili, in concorso tra loro, di frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata.

I reati sarebbero stati commessi nella fase esecutiva dei lavori di allargamento e rettifica delle banchine, 455 metri di lunghezza in tutto, appaltati dall’Autorità portuale nel 2005 per circa 15 milioni di euro. Gli interventi sono stati ultimati nel febbraio del 2010. Le misure cautelari sono state eseguite ieri, dopo essere state emesse lo scorso 28 settembre dal gip di Messina, Giovanni De Marco, su richiesta del procuratore aggiunto Vincenzo Barbaro.

Il sequestro preventivo per equivalente sui conti correnti degli indagati e della Tecnis ammonta complessivamente a 257mila 187 euro. In caso di incapienza, la Tecnis dovrà rispondere con l’immobile di Tremestieri Etneo che ne ospita la sede. Sempre nei confronti della Tecnis, il giudice per le indagini preliminari si è riservato di provvedere circa la richiesta di divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per un anno e l’esclusione da agevolazioni, finanziamenti e sussidi da parte di enti pubblici.

Le indagini sono iniziate nel novembre 2014, a seguito di una segnalazione. Nel mirino, la condotta della Spa di Tremestieri Etneo, capogruppo e mandataria dell’associazione temporanea di imprese comprendente Cogip Srl, Sigenco Spa e Silmar Srl, e delle ditte messinesi Presente Calcestruzzo e Sv Costruzioni, incaricate della fornitura del calcestruzzo. Oltre all’operato della direzione lavori, che tra i componenti vedeva il 52enne Francesco Bosurgi, incaricato soprattutto dei controlli sui materiali, e della commissione di collaudo.

Nell’estate del 2008, notizie di stampa segnalano il coinvolgimento di Antonio Giannetto, 49 anni, già rappresentante legale della Presente Calcestruzzi, nell’operazione Pilastro, riguardante il clan Mulè. Su input della Prefettura di Messina e dell’Autorità portuale, la Tecnis sostituisce la Presente Calcestruzzi con un’altra ditta fornitrice, la Sv. 

Tuttavia, nel corso delle indagini, è emerso che che quest’ultima fosse gestita dal 42enne Vincenzo Silvestro, nipote di Giannetto, e che la sostituzione fosse assolutamente fittizia, dato che la nuova azienda continuava a utilizzare, sempre stando agli inquirenti, l’impianto di produzione, i mezzi e le maestranze della Presente Calcestruzzi. Da qui, la necessità di una campagna di carotaggi riguardante l’intera struttura, condotta dall’authority e, successivamente, da un consulente della Procura, in base alla quale i valori medi della resistenza del calcestruzzo impiegato sarebbero di gran lunga inferiori a quelli previsti dal progetto. Sempre secondo la magistratura inquirente, le banchine possono, oggi, sostenere un carico di una tonnellata per metro quadrato, anziché di quattro, come disposto nel progetto. Parametri idonei ai soli fini crocieristici, con esclusione di quelli commerciali.

Le persone raggiunte da misura interdittiva sono Francesco Bosurgi, ispettore di cantiere in servizio al provveditorato interregionale Opere pubbliche (dipendenza del Genio civile di Palermo), quale componente della direzione lavori; Danilo La Piana, 56 anni, già amministratore delegato e rappresentante legale della Tecnis; Daniele Naty, 54enne, già procuratore speciale della Tecnis; Concetto Bosco Lo Giudice, 52 anni, titolare della Tecnis; Antonio Giannetto, 49 anni; Vincenzo Silvestro, 42 anni.  


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