Come previsto, quella di mercoledì mattina in auditorium De Carlo è stata un'assemblea piuttosto movimentata. Indetto per discutere della possibile chiusura della facoltà di Lingue etnea, l'incontro sarà ricordato come uno dei più partecipati della storia (universitaria) del Monastero- Guarda il video dell'assemblea
La società degli studenti
«L’interesse e la paura sono i principi della società» scriveva Hobbes.
E gli studenti di Lingue catanesi, con una spada di Damocle pendente sulle loro teste, oggi hanno fatto società. La paura di veder scomparire la facoltà in un gorgo di interessi politici ha finalmente spinto matricole e fuoricorso ad interessarsi alle sorti dell’università, che trasversalmente sono le sorti di ognuno di noi.
E’ in un auditorium gremito, dunque, che si è tenuta l’assemblea informativa organizzata dai rappresentati di Lingue. Un incontro piuttosto movimentato che si è concluso con l’occupazione da parte di alcuni studenti della vicina Aula A1.
Ma procediamo con la cronaca. Il primo intervento è stato di Giampiero Gobbi, rappresentante uscente, che ha introdotto il problema all’ordine del giorno e illustrato a tutti la situazione attuale. Come già dichiarato a Step1 dal preside Nunzio Famoso, non esistono ancora comunicazioni ufficiali da parte del Rettorato, però, da quello che si è appreso, nel quadro di un presunto potenziamento dell’università siciliana, «Il Magnifico avrebbe stipulato un accordo con i vertici del consorzio universitario ragusano in virtù del quale la facoltà di Lingue verrà ceduta ad un nascente quarto polo universitario a partire dal 2011». L’accordo prevede, inoltre, che gli attuali iscritti possano terminare gli studi nella sede catanese, ma, sempre a partire dall’anno accademico 2011/2012 a cura della facoltà di Lettere e Filosofia e, pare, anche in tempi piuttosto stretti: due anni.
«Una simile eventualità rappresenterebbe la dismissione di una realtà che si era fatta strada all’interno dell’ateneo con impegno ed entusiasmo diventando un punto fermo per la città e un motivo d’orgoglio, se non altro in quanto unica facoltà di Lingue siciliana», fanno notare Gobbi e il suo collega Parco.
Concorda il prof. Antonio Pioletti. L’intervento di quest’ ultimo, trainato dallo slogan «zero progetti, zero motivazioni» (libera interpretazione del Mourinho pensiero) ha puntato sulla sconsideratezza dei promotori del quarto polo, accusati di non avere, appunto, alcun valido progetto. L’ex-preside della facoltà di Lingue ha fatto notare, inoltre, come la stessa natura statale di questo nuovo ateneo sia in dubbio per problemi legati all’offerta formativa, sicchè si correrebbe il rischio di continuare ad avere a che fare con dei consorzi, opzione davvero poco auspicabile, visti i precedenti. Documenti alla mano, poi, ha assicurato la legittimità della sede di Catania, messa in dubbio in questi ultimi giorni: fin dal momento della sua creazione, nel 1999, la facoltà di Lingue ha compreso due sedi e non esiste alcuna prova di irregolarità relative a quella catanese.
Critiche nei confronti del quarto polo anche le parole della professoressa Anita Fabiani, ricercatrice e docente di letteratura spagnola a Ragusa, che ha sottolineato quanto questa sia una manovra puramente politica. L’esperienza ragusana è stata una «sfida interessante dal punto di vista culturale» ed è su questo esempio che ci si dovrebbe muovere nel creare un progetto del genere, afferma, mentre nel caso specifico siamo solo di fronte a un mero disegno politico. Il consorzio ibleo ha sottovalutato le potenzialità culturali e «impoverito le strutture, dismesso laboratori e studi docenti» tutto questo mentre si progettava un’ università nuova di zecca praticamente dal nulla.
Ma ad intervenire non sono stati solo docenti e rappresentanti di Lingue. Sono scesi in campo anche politici e sindacalisti. Il deputato regionale Nicola D’Agostino (MPA) ha portato la sua solidarietà ed ha annunciato che presenterà un’interrogazione parlamentare (oltre ad una comunale) relativamente al caso in questione. Lo stesso, a livello nazionale, ha annunciato oggi Giuseppe Berretta del Partito Democratico. Pare dunque che anche i canali politici siano stati attivati, quali siano poi gli interessi che muovono i singoli deputati o senatori, è un’altra storia.
Parlando di politica, va citato l’intervento del sindacalista Nello Finocchiaro della FLC/CGIL che, con toni molto accesi, ha denunciato non solo la situazione in cui versa l’ateneo catanese, ma l’università italiana tutta e ha, inoltre, informato i presenti di alcuni appuntamenti organizzati dal sindacato insieme al LINK-Coordinamento Universitario/RDB-CUB (assemblee d’ateneo con occupazioni simboliche dei rettorati previste per martedì 18 in tutta Italia e il sit-in davanti al Parlamento fissato per il 19 maggio).
Insieme a quello conclusivo del preside Famoso, questo è stato l’intervento di maggior successo: ironico, se pensiamo che molti degli studenti neanche sanno cosa preveda in concreto il decreto Gelmini. Forse una delle pecche dell’assemblea è stata proprio quella di non fare chiarezza su punti come questo, ma, d’altronde, l’atmosfera si è subito surriscaldata, lasciando poco spazio per l’approfondimento.
Un contributo importante in tal senso è stato fornito da Matteo Iannitti, del Movimento Studentesco catanese, il quale ha incitato i colleghi a ribellarsi «contro l’attacco doppio delle clientele di Recca e della Prestigiacomo (delegato del Ministero dell’istruzione per la questione quarto polo), nonché del decreto 270/04 che causerà la riduzione delle facoltà catanesi da 12 a 9». A questo proposito va segnalata, però, la netta smentita del Ministro dell’Ambiente su qualsiasi coinvolgimento nell’affaire quarto polo: «Ho letto su alcuni blog catanesi di voci fantasiose, riprese oggi dalla stampa riguardo a un mio intervento per far sì che a Catania chiuda la Facoltà di Lingue e Letterature straniere e se ne apra una invece a Ragusa, nell’ambito del costituendo quarto polo universitario siciliano. Ovviamente si tratta di una notizia priva di qualsiasi fondamento e non capisco come possa essersi diffusa», ha dichiarato Prestigiacomo all’Adnkronos, aggiungendo: «Mi sono certamente adoperata nelle scorse settimane per mettere attorno ad un tavolo tutti gli attori del problema, dal ministero dell’Istruzione alla Regione, dai responsabili dei Consorzi Universitari ai Sindaci e Presidenti di Provincia di Siracusa, Ragusa ed Enna e sono convinta della validità della scelta del quarto polo, ma non posso e non voglio entrare nelle scelte che riguardano l’offerta didattica, che sono e restano prerogativa esclusiva delle Istituzioni competenti».
Tornando all’assemblea, toni più pacati dei suoi predecessori ha usato il senatore accademico Nuccio Rinzivillo il quale ha però denunciato le difficoltà incontrate nell’ambito di quest’organo importantissimo, a causa dei metodi «dittatoriali» del Rettore. Rinzivillo ha concluso, poi, invitando i presenti a non lasciare soli i senatori e il preside, presenziando alla prossima seduta.
E finalmente, il tanto atteso contributo del preside Nunzio Famoso, il quale, tra una citazione ad effetto e l’altra, ha difeso la sua posizione e il suo operato: «Non sarà che questa facoltà disturba un po’? Ho dovuto subire mobbing per quattro anni», si chiede. La sua posizione è chiara, il «sopruso» subito non deve passare inosservato ed è pronto a combattere, come sembra farci capire attraverso un aneddoto dal sapore battagliero con protagonista Yasser Arafat in conclusione di intervento.
L’assemblea si è poi praticamente conclusa, lasciando spazio a interventi spontanei e fuori programma come la segnalazione degli studenti di geologia che rischiano, anch’essi, di veder scomparire alcuni dei loro corsi di laurea (si veda l’articolo in pagina a firma di Federica Motta).
La partecipazione degli studenti è stata relativamente attiva, molti gli applausi, forse pure troppi, e qualche intervento dagli “spalti” con idee e suggerimenti.
La proposta di indire un’assemblea permanente è stata accolta con entusiasmo e nel pomeriggio si è occupata simbolicamente l’Aula A1 (per adesso senza interruzione della didattica). Si discuterà sul da farsi proprio in aula A1: tra i temi da affrontare un’eventuale sit-in davanti al rettorato per chiedere un incontro con Recca e la partecipazione all’incontro con il senatore Giovanni Mauro, a capo del consorzio ibleo, previsto per il 10 maggio a Ragusa.
Lo stato di agitazione è in atto, staremo a vedere se il furore prevarrà sulla lucidità e l’acume, rischio che si corre e si è corso molto spesso in questi casi.