La scuola che avrebbe dovuto diventare un commissariato A San Giovanni Galermo il declino dell’ex istituto Di Guardo

Se si prova a sbirciare da una delle grate apposte alle finestre dell’ex istituto Padre Santo Di Guardo, il panorama è quasi spettrale. Molti pali di ferro posizionati sopra le mura di cinta che delimitano la struttura sono stati divelti o piegati. Nessuno dei tre ingressi è accessibile. Quello che dà su via della Sfinge è rimasto aperto per un breve periodo, ma dopo alcune segnalazioni qualcuno, preoccupato per il rischio che l’immobile possa diventare una discarica abusiva, ha provveduto a chiudere il passaggio con del filo spinato. Dal portone dell’ingresso principale, però, manca un vetro e riesce a scorgersi qualcosa: al centro di uno dei corridoi dell’edificio c’è una poltrona cosparsa di fuliggine. Intorno sono rimasti solo i segni del tempo che passa. L’immobile tra via Belvedere e via della Sfinge è abbandonato dal 2008, quando si è proceduto alla dismissione dell’edificio prima utilizzato come sede distaccata dell’istituto. Da allora la scuola, o quello che ne rimane, è stata abbandonata e lasciata all’incuria. Un timido tentativo di risollevare le sorti dell’immobile che si trova nel cuore del quartiere San Giovanni Galermo, si è provato a farlo il 19 aprile del 2018, quando il Comune di Catania indice una gara per l’affidamento dei lavori di progettazione per il recupero. 

Ma il progetto da oltre 113mila euro, provenienti dal programma straordinario di intervento per la sicurezza delle periferie delle città metropolitane – che prevedeva l’abbattimento delle barriere architettoniche con impianto di sollevamento, la pavimentazione e il rivestimento interno ed esterno, il rifacimento di intonaci interni ed esterni a base di calce idraulica e pitture murali a calce secondo le regole della bioedilizia e la progettazione degli impianti elettrici, idrici, termici e di coibentazione e impermeabilizzazione -, è rimasto solo sulla carta. «L’obiettivo è quello di effettuare il recupero di un immobile inutilizzato per destinarlo a struttura erogatrice di servizi, aumentando la presenza istituzionale nelle aree e quartieri oggetto di intervento per la riqualificazione del contesto e del recupero funzionale del fabbricato», si legge nello studio di fattibilità presentato nel 2018. «Aveva mostrato interesse la polizia di Stato – è la ricostruzione dei Lavori pubblici a MeridioNews -, per la realizzazione di un commissariato». Che avrebbe giocato il suo ruolo se si considera che la zona a cui era destinato rientra in uno dei quartieri periferici più disagiati di Catania. Sembrava tutto pronto: la gara era stata espletata, i concorrenti ammessi, ma qualcosa non è andato come doveva. «A un certo punto la polizia ci ha fatto sapere che non era più interessata», sostengono i Lavori pubblici. 

La previsione di un commissariato, a dire il vero, risale a undici anni prima, quando – l’11 giugno 2007 – l’amministrazione comunale e l’allora vice ministro dell’Interno Marco Minniti, insieme alla prefetta Annamaria Cancelleri, al sindaco dell’epoca Umberto Scapagnini e al presidente della provincia Raffaele Lombardo, siglano il Patto per Catania Sicura, istituendo un fondo speciale pari a due milioni di euro, finanziato da Comune di Catania ed ex Provincia, per cercare di migliorare i presidi sul territorio. Tra le misure oggetto del piano c’era anche l’istituzione del commissariato proprio nella scuola Padre Santo Di Guardo, che il Comune avrebbe dovuto cedere «in comodato gratuito», si legge tra le pagine del Patto. Ma anche in questo caso il progetto è rimasto lettera morta. Se per la gara – mai andata in porto – i soldi non sono stati spesi, per il patto a sentire gli addetti ai lavori, non sarebbero mai giunti a destinazione. «Nel 2008 il Consiglio ha ritenuto valido il percorso e liberato l’immobile – spiega a MeridioNews l’ex consigliere di quartiere Francesco Nauta che continua la sua attività sul territorio -, il passaggio successivo sarebbe stato ricevere i soldi ma non sono mai arrivati e nulla si è mai smosso». Anche se, sottolinea Nauta, «i fondi adesso non basterebbero: grate e bagni sono stati distrutti già nel 2007 (come foto, ndr), adesso non immagino le condizioni degli interni della struttura». Una soluzione per Nauta ci sarebbe. «Ai tempi proposi di adibirla a sede degli uffici postali – rievoca l’ex consigliere -, avremmo eliminato gran parte del traffico in via San Giovanni Battista (sede attuale di poste) e avremmo riqualificato non solo un plesso ma anche il centro storico». 

A risollevare la questione nel 2016, quando ricopriva lo scranno di consigliere della quarta municipalità, fu l’attuale presidente della circoscrizione Erio Buceti. «La dismissione è avvenuta nel 2008 – sostiene al nostro giornale -, da allora le successive proposte caddero nel vuoto e in realtà non furono mai ritenute espletabili». Adesso, però, a sentire le istituzioni, potrebbero prospettarsi soluzioni alternative. Dall’affidamento tramite convenzione a un’associazione del terzo settore fino alla possibile acquisizione da parte dell’Università di Catania. O, almeno, questo è quanto trapela da Palazzo degli Elefanti. «A me non risulta che il bene sia inserito nel piano delle acquisizioni dell’Ateneo», replica il direttore di Unict Giovanni La Via interpellato da MeridioNews. Così, quella che prima era una scuola, poi un potenziale commissariato che avrebbe potuto riqualificare una zona degradata, adesso potrebbe essere destinata a rimanere vuota ed esposta agli atti vandalici chissà per quanto altro tempo. «La riqualificazione non è più rinviabile – conclude Buceti -, perché l’immobile continua a deprezzarsi a causa del mancato utilizzo». 


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