La Russia è un partner naturale dell’Unione europea, non un nemico

PUTIN NON PUO’ ACCETTARE CHE UN NUMERO CRESCENTE DI STATI CONFINANTI SIA RICONDOTTO A UN’ALLEANZA MILITARE QUALE LA NATO. SE CANADA E MESSICO SI SCHIERASSERO CONTRO L’AMERICA CHE FAREBBE OBAMA?

Nella realtà geopolitica precedente il 1989, l’Unione Sovietica contendeva agli Stati Uniti la supremazia mondiale ed era il perno di una rete di alleanze estesa in quattro continenti (Asia, Europa, Africa, Sud America).

Dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica, non è stato chiaro quale ruolo i Paesi occidentali volessero assegnare alla Russia. Nel frattempo, si sono determinati fenomeni di grande rilevanza che hanno profondamente modificato i precedenti equilibri economici e politici mondiali. Li richiamo non in ordine cronologico, ma in ordine di importanza.

1) La Cina è diventata una potenza mondiale. In termini economici, quanto in termini militari. Ha una capacità di condizionamento nei confronti degli Stati Uniti, di cui è il principale creditore. Rappresenta un fattore di attrazione per altri Paesi in fase di crescita economica. Ha acquisito una crescente sfera di influenza in Africa.

Nota inquietante: la sua politica complessiva non è sempre improntata alla saggezza di derivazione confuciana, ma lascia intravedere, a tratti, un nazionalismo molto aggressivo.

2) L’Organizzazione delle Nazioni Unite continua a funzionare male; non c’è alcuna possibilità di un governo mondiale su basi razionali. Il vero obiettivo dei riformatori, in tutto il mondo, dovrebbe essere quello di discutere e di imporre la riforma dell’ONU. Se l’ONU funzionasse, l’autoproclamato Califfo del sedicente Stato islamico della Siria e dell’Iraq diventerebbe immediatamente un problema di polizia internazionale. Sulla base della propria Carta fondativa, l’Organizzazione delle Nazioni Unite non potrebbe tollerare massacri di popolazione civile per motivi di persecuzione religiosa. E punirebbe come si conviene siffatti crimini contro l’umanità.

3) I G-7, G-8, G-20, possono servire per fare affari, per stringere temporanee alleanze a danno di qualcuno, ma sono controindicati dal punto di vista dell’affermazione di una legalità internazionale. Che deve valere nei confronti di tutti.

4) Dopo la sconfitta storica del comunismo, che continua ad essere motivo di vanto per i difensori ideologici dell’Occidente, il mondo umano non è certamente divenuto migliore. Nell’economia globalizzata comanda sempre più la grande finanza. Irresponsabile quanto avida. Le crisi si susseguono, ma non c’è un governo internazionale che possa chiedere conto ad un centinaio di ricchi furfanti per comportamenti truffaldini come quelli che nel 2008 hanno inondato i mercati finanziari del pianeta di “credit default swaps” (derivati), per scaricare su altri la bolla speculativa sorta nel mercato immobiliare degli Stati Uniti.

5) Le belle parole sul disarmo continuano ad avere il valore di chiacchiere ed aria fritta. Le armi sono sempre più sofisticate sotto il profilo tecnologico. Così diventano rapidamente obsolete e vanno sostituite. Tutto ciò alimenta un ricco e fiorente mercato.

Il fattore umano è anch’esso sempre più obsoleto ed in via di superamento. Perché attribuire ad un pilota militare la responsabilità di lanciare missili, o di sganciare bombe? Potrebbe avere un’esitazione, una crisi di coscienza, un tremito della mano. Le armi del prossimo futuro saranno completamente automatizzate. Si fa volare un drone, senza pilota umano, e gli si fa distruggere ciò che c’è da distruggere, comandandolo a distanza. Questo sì che è progresso tecnologico e scientifico!

6) Esattamente come avveniva nei secoli XIX e XX, i produttori e mercanti di armi continuano a finanziare campagne di orientamento dell’opinione pubblica attraverso gli organi di informazione di massa, per convincere noi popolo bue della necessità, o desiderabilità, di qualche intervento militare da qualche parte.

Capita così che pure persone miti e di buon livello culturale vengano, ad esempio, prese dalla fregola di intervenire militarmente in Ucraina, per difenderla dagli aggressori russi. Solo che in questo caso non si tratterebbe giocare a Risiko. Nella per me malaugurata ipotesi di un autentico conflitto militare con la Russia, si conoscerebbe la data di inizio, ma nessuno potrebbe prevedere gli effetti globali nel breve e medio periodo. Effetti distruttivi ed indesiderati, si intende.

Per vivere e per progredire occorre avere una strategia, un disegno.

L’Unione Europea appare debole proprio perché dà l’impressione di non sapere cosa vuole. Dal mio punto di vista, la Russia è parte integrante della storia e della cultura dell’Europa. Dalle guerre napoleoniche, fino alla seconda guerra mondiale, la Russia è stata protagonista nei conflitti europei. Per quanto riguarda la cultura, mi limito a citare Dostoevskij e Tolstoj: che sono parte integrante del patrimonio spirituale di qualunque europeo di media cultura. Di conseguenza, per me la Russia è un partner naturale, necessario, dell’Unione Europea.

Una ex potenza mondiale, e tuttora potenza nucleare, qual è la Russia, non può accettare che un numero crescente di Stati confinanti sia ricondotto ad un’alleanza militare (la Nato), in passato ostile e tuttora potenzialmente ostile. Immaginiamo, in via ipotetica, quale potrebbe essere la reazione degli Stati Uniti se Canada e Messico aderissero ad una diversa alleanza militare, in contrasto con gli Stati Uniti medesimi. Del resto, se la storia ha qualcosa da insegnarci, si ricordi la crisi dei missili a Cuba nell’ottobre del 1962, al tempo del Presidente Kennedy.

Fate comprendere alla Russia che non ha nulla da temere e non avrà certo bisogno di conquistare pezzi di Ucraina. Dalla pace e dallo sviluppo dei commerci hanno tutti da guadagnare.

Lo stesso discorso, a mio avviso, deve valere per un altro importante Stato euro-asiatico: la Turchia. Non discuto in questa sede se debba o meno essere parte integrante del’Unione Europea. E’ comunque certo che deve avere il trattamento di un Paese amico, naturale e necessario partner commerciale ed economico.

Anche le incertezze nei rapporti con la Turchia hanno avuto un peso negativo rispetto agli avvenimenti nel Medio Oriente ed in Nord Africa. Fate comprendere alla Turchia che l’Unione Europea sta dalla stessa sua parte e probabilmente sarà più facile dare soluzione a tutte le singole crisi avviatesi per effetto delle primavere arabe.

Anche gli Arabi, del resto, sono nostri amici e meritano di autogovernarsi in sicurezza e pace, senza essere alla mercè di tagliagola e senza essere abbandonati a regimi tirannici.

Nei confronti della Russia e della Turchia c’è un modello da seguire: quello dei rapporti con il Regno Unito. A dispetto di tutte le possibili e ricorrenti crisi, si vuole fortemente che Inghilterra, Scozia e Irlanda restino legate al continente europeo, di cui sono parte integrante. Considerato il progressivo allentamento dei vincoli del Commonwealth, l’alternativa per l’Inghilterra sarebbe quella di puntare al ruolo di alleato speciale, ma comunque subordinato, degli Stati Uniti.

 

 


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