La rabbia di Pace dopo l’addio all’Orchestra Sinfonica «La politica non guarda ai risultati, occupa solo posti»

Licenziato la vigilia di Natale, quattro mesi prima della scadenza del suo mandato. L’ex sovrintendente della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana Giorgio Pace ripensa ancora a quei momenti. E, con il governo Musumeci in difficoltà per l’approvazione del bilancio, difende il suo ruolo di professionista. L’esperienza come manager nello storico Teatro Massimo di Palermo è visibile nei numeri, anche se, come afferma, «i risultati ottenuti a poco sono serviti, basti guardare il risanamento dei debiti negli ultimi tre anni o il lancio dell’Orchestra Sinfonica Giovanile Siciliana». Il siluramento è arrivato come un lampo a ciel sereno, in un momento in cui il teatro stava godendo di una nuova luce, dopo le iniziative destinate anche a scuole e giovani.

Una scelta puramente politica, secondo Pace, che non lascia spazio né ai manager né a chi lavora per i risultati, ma che intende unicamente «occupare i posti di sottogoverno, situazione che coinvolge non solo i teatri ma anche enti e associazioni». Le università di Catania e Palermo avevano lanciato online una petizione dal titolo Giù le mani dalla Foss che era riuscita a raccogliere in pochi giorni più di duemila firme. L’ex direttore, analizzando l’operato dell’assessore al Turismo Sandro Pappalardo, si è soffermato sui tre decreti emanati e rivolti in un certo senso alla sua persona. 

Il primo risale al 12 dicembre con la nomina del commissario ad acta Giovanni Riggio, dipendente dell’assessorato al Turismo, impegnato a gestire l’ordinaria amministrazione. Il 21 dicembre un secondo decreto ha invece affidato a Riggio i poteri di un commissario straordinario, di competenza dell’assessore all’Economia e non di quello al Turismo, e infine il 24 dicembre scorso il terzo decreto che ha imposto a Riggio la cessazione del rapporto con il sovrintendente. La vicenda esplosa lo scorso mese era diventata un vero e proprio caso politico, oggetto di un’interrogazione parlamentare del Pd e del M5s all’Ars. L’accelerata sul cambio della guardia, quattro mesi prima della scadenza, era finita sul tavolo dei sindacati, secondo cui il consiglio d’amministrazione risultava inattivo e mancante di tre dei suoi membri su cinque.

Chiuso il capitolo palermitano, Pace andrà ad occupare il ruolo di dirigente Risorse Umane all’interno del Teatro San Carlo di Napoli, in cui lavorano 400 persone. «Mai cullarsi sui risultati ottenuti, la chiave è spingere fin dove si può e sfruttare tutte le risorse disponibili – prosegue Pace – cosa che era stata fatta anche a Palermo, ma che evidentemente non è servita secondo chi di dovere».


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