La povertà sotto il portone di casa

Palermo. Una delle tante vie della città. Siamo parcheggiati. Il marciapedi è stretto. Il portone del palazzo dista, sì e no, tre metri. Il finestrino della nostra auto è aperto. Stiamo leggendo il giornale. Arriva un signore. Avrà quarant’anni o giù di lì. Indossa pantaloni di velluto blu, scarpe marroni e un giubotto nero murphy & nye. E un fasciacollo bianco.
Si avvicina al portone. Suona un campanello. Noi continuiamo a leggere. Ma siamo troppo vicini. Non possiamo non sentire la discussione. Che durerà più di cinque minuti.
A rispondere è la voce di una donna. E’ sua moglie.

– “Non è andata bene. Mi hanno detto di farmi sentire tra un mese. Per ora non hanno commesse”.

– “E gli arretrati?”, chiede la donna.

– “Non hanno nemmeno quelli. Mi hanno detto che me li danno. Ma devo pazientare un po’. Mi hanno detto che, tra un mese, quando mi farò sentire, forse mi pagheranno. Il guaio è che ‘sti soldi ci servivano ora. Che facciamo, adesso?”.

– “Non ti preoccupare. In qualche modo faremo. Uno stipendio c’è. La scuola pubblica non può licenziarmi”.

– “Per carità, lo so. Ma come facciamo con la bambina? Ogni mese volano via più di quattrocento euro per il suo problema. Poi cinquecento euro di affitto. E le bollette. La spesa. E’ un casino”.

– “Tranquillo, ce la faremo. E’ un momento brutto. Passerà. Fino ad ora ce l’abbiamo fatta”.

– “Non ce l’abbiamo fatta proprio. A novembre avevamo un mese di affitto di casa arretrato. Con la tua tredicesima abbiamo pagato gli affitti e tutto il resto. Sono rimaste fuori la bolletta dell’Enel e l’assicurazione della macchina. L’assicurazione non la pago. Non posso. Non possiamo. Ma la bolletta dell’Enel la dobbiamo pagare. Questi ci tolgono l’elettricità. Con tre bambine piccole ci possiamo impiccare”.

– “Stai tranquillo. La bolletta dell’Enel non è un problema”.

– “E l’affitto?”.

– “Ci parlo io con il padrone di casa. Gli spiego che per gennaio non ce la possiamo fare. Non è tipo che fa storie. Sali, Ci prendiamo un the”.

– “Prima devo passare dalla farmacia a prendere i medicinali per la bambina”.

– “Ce li hai dietro i soldi per il ticket?”.

– “Ah, vero, i soldi! Quant’è la botta?”.

– “Credo intorno a trenta euro”.

– “Allora ci dovrei arrivare. In tasca dovrei avere quaranta euro. O almeno credo. Vado in farmacia. Tra dieci minuti sono a casa. Un bacio”.

 


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