La pentita con il debole verso gli affari di famiglia Giusy Vitale e il suo tutorato al nipote trafficante

Da collaboratrice di giustizia, Giusy Vitale, ha raccontato delle riunioni della Cosa nostra degli anni Novanta, quando attorno a un tavolo capitava di vedere seduti Riina, Provenzano, persino un giovane Matteo Messina Denaro e i suoi fratelli: Vito e Leonardo Vitale. Proprio Leonardo è ricordato per essere stato il capo storico del mandamento di Partinico, una figura di peso, il capostipite dei Fardazza, nomignolo con cui erano noti i Vitale nella loro cittadina di origine. Un mandamento, quello partinicese, che la stessa Giusy si troverà a dirigere in più occasioni dopo l’arresto dei fratelli. Finita in carcere per la prima volta nel 1998 per concorso in omicidio premeditato, aggravato dal metodo mafioso, per avere trasmesso l’ordine di un assassinio imposto da Leonardo, che impartiva ordini anche dal carcere, Giusy Vitale è stata nuovamente arrestata nel marzo del 2003. Due anni dopo, la decisione di collaborare, il pentimento. Alla donna viene assegnata una nuova identità e si trasferisce a Roma sotto il nome di Rebecca. 

Tutto per la famiglia, raccontava ai giudici. Un assunto che pare non essere cambiato con gli anni. Giusy Vitale nella sua nuova vita romana era comunque punto di riferimento per i nipoti, che tentavano di lanciarsi sul mercato della droga. Ne è la prova l’episodio documentato nelle intercettazioni in cui la donna accompagna di persona Michele Casarrubia, figlio della sorella Antonia, nella famigerata villa dei Casamonica per parlare con Claudio Casamonica, al secolo Consiglio Di Guglielmi, per trattare la vendita di quattro o cinque chili di cocaina. Era il dicembre del 2018, e Casarrubia era riuscito a ottenere un incontro con quello che negli ambienti capitolini è conosciuto come l’ottavo re di Roma spacciandosi per il fratello di Giuseppe Bruno, l’uomo che aveva commissionato l’acquisto della droga. Un incontro durato una ventina di minuti e finito male per Casarrubia, visto il diniego da parte di Casamonica, che si era dichiarato estraneo a traffici di droga: «Sto campo qua … comprare e vendere macchine gli posso dare qualsiasi cosa ma su quell’altro campo no, compra e vendere case sta roba qua si ma su quell’altro campo … se vuoi passare un guaio devi avere quelle cose là, sono proprio».

Sempre durante lo stesso incontro, tuttavia, la zia era finita quasi per smascherare il bluff del nipote, che non voleva che Casamonica scoprisse la sua vera identità e l’appartenenza al clan Vitale. A farla cadere era stata una fotografia in cui il boss romano era stato ritratto in posa da pugile. Subito il pensiero della donna è volato a un altro boss, il fratello Leonardo, di cui ricordava una foto simile a casa della madre. «Guardavo quella foto perché pure mia fratello quando era ragazzo ha una foto cosi che faceva il pugile», aveva detto al capostipite della famiglia romana. Affermazione che le sarà poi rinfacciata dal nipote, che rimprovera la zia subito dopo l’incontro. Un rimprovero che dura poco, interrotto dalla stessa Giusy Vitale, che secondo le intercettazioni ha rimesso al suo posto il familiare sentenziando: «Io a questo Io conosco, forse non l’hai capito e io qua già ci sono stata, tu sai? Tu sai che io ci sono già venuta». 

Dopo gli screzi, però, la soluzione ai problemi di approvvigionamento. Giusy Vitale racconta infatti al nipote che il compagno di sua sorella Sheeshi Younuz, per tutti Elio, aveva da poco chiuso un grosso affare con degli individui vicini alle ‘ndrine della ‘Ndrangheta emigrate al nord Italia. Un carico proveniente da «calabresi di Milano … Bergamo», dichiarando di essere lei stessa in possesso di parte del carico. Ma gli incontri tra zia e nipote non si sarebbero ridotti a quell’unica occasione, con la donna che veniva di volta in volta messa al corrente, secondo gli inquirenti spiegava al nipote le regole non scritte che regolano l’agire mafioso, dava consigli sui rapporti con le altre organizzazioni criminali dedite allo spaccio di droga a Partinico e dritte utili per chi, come Casarrubia, si stava lanciando a capo fitto in una nuova attività lavorativa, perché alla famiglia, proprio, Giusy non sapeva dire di no.  


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