La novena moderna dei musicisti ragusani «Una tradizione che rivive grazie ai giovani»

La novena comincia nove giorni prima di Natale e dura fino alla sera della vigilia. Durante questo periodo, anticamente, gli zampognari – o ciaramiddari – andavano in giro per le case e le strade, a cantare e suonare le melodie natalizie. Una tradizione antica, di origini popolari, diffusa in Sicilia e in tutto il sud Italia. Che continua a vivere ancora oggi, grazie al rinnovato interesse di giovani musicisti che – sopratutto nella zona del Ragusano – continuano ad esibirsi con le classiche zampogne, ma anche con strumenti più moderni come fiati ed ottoni. Ne abbiamo parlato con Fabio Pitino, musicista 27enne originario di Pozzallo, in provincia di Ragusa, ma emigrato a Dublino per lavoro. Che per 15 anni – da quando lui di anni ne aveva appena dieci – si è dedicato a quest’arte antica, legata al suo territorio. Tra storia, differenze geografiche e rivisitazioni. Un rito fatto di passione, fatica, ma anche di tante soddisfazioni. «Si suona per circa 13 ore al giorno, eseguendo quasi cento canzoni con gli stumenti in braccio, camminando per il paese. Però quello che ne viene fuori, ogni anno, è una collezione di ricordi e aneddoti indimenticabili», racconta a CTzen.

Fabio, raccontaci della novena.
«È il periodo prenatalizio in cui si recitano e cantano preghiere. Il termine deriva da “nono”, nove giorni prima del Natale, e infatti inizia sempre il 16 dicembre e finisce il 24. Da qui è nata la tradizionale novena musicale in cui, in tutta Italia ma sopratutto al Sud, gli zampognari portano in giro per i paesi i canti e le musiche del Natale in Sicilia. Anticamente a farla erano pastori e contadini con la passione per la musica che, nel periodo delle feste, si spostavano da monti e campagne per suonare in giro per le strade cittadine. I loro abiti sono caratterizzati dal giubotto, gambaletti di lana e mantello e cappello scuri. Dal punto di vista musicale, in Sicilia la novena prende anche il nome di ninnaredda».

Dalle tue parti, nel Ragusano, sono in tanti i musicisti – tra cui moltissimi giovani – che vanno ancora in giro a suonare le canzoni natalizie. Come funziona?
«Nella provincia di Ragusa sopravvive ancora, anche se in chiave più moderna rispetto ad altre parti del sud Italia. La tradizione varia di paese in paese, a volte con sostaziali differenze. Si passa dall’autentica Novena con zampogna a paru (tipicamente Siciliana, chiamata così per la misura identica dei due bordoni da melodia) e ciaramedda, a quella di gruppi più numerosi con tipici strumenti bandistici (tra cui clarinetto, sassofoni e ottoni). La prima è ormai molto difficile da ascoltare, infatti ad oggi, nella Sicilia orientale, di zampognari autentici se ne contano poche decine».

Quali canzoni si suonano, e con quali strumenti? Antichi, tradizionali o anche moderni?
«La semplicità delle zampogne non permette un’ampia estensione armonica. Di conseguenza, si eseguono per lo più canti dalle melodie semplici. La novena moderna è invece la più diffusa. I gruppi di suonatori sono composti da quattro, cinque o sei elementi, a volte vestiti da zampognari (come a Pozzallo), altre da Babbo Natale (come, per esempio, a Modica). La musica qui varia di molto. In alcuni paesi, come nel Pozzallese, si eseguono sia brani tradizionali come La pastorale, La novena o Tu scendi dalle stelle, sia canzoni più recenti come Jingle bells e White Christmas. In altre parti della provincia, invece, prevale di più la modernità, unita a canzoni non prettamente di tipo natalizio».

Cosa si fa durante il periodo della novena? Dove si va a suonare? Si viene contattati o ci si autopropone?
«Non c’è uno standard preciso. Anticamente gli zampognari suonavano per le strade dei paesini in cambio di vino, prodotti locali e qualche soldo. Oggi c’è chi suona per le vie principali chiedendo un’offerta ai passanti e chi ha una quasi fissa “clientela” per cui esibirsi ogni giorno. A Pozzallo, ad esempio, la tradizione della novena è stata sostenuta da uno dei maestri della banda cittadina, Salvatore Sortino, che le ha ridato una forte spinta affinché non si perdesse. Con lui la cittadina si è ripopolata di zampognari moderni e fra gli abitanti è cresciuto l’interesse. La maggiore richiesta ha fatto sì che ogni gruppo avesse un certo numero di clienti abituali, con cui fissare anche una modesta retribuzione. Si suona un po’ ovunque: dalle abitazioni private ai quartieri, dalle scuole agli uffici pubblici. Una volta contattati, ci si reca sul posto per suonare ogni giorno fino alla vigilia di Natale. Nell’ultimo giorno si raccolgono le offerte a suon della Pastorale, un canto natalizio siciliano che annuncia l’ultimo giorno degli zampognari».

Quanti giorni prima di Natale si comincia? Ci sono delle tempistiche precise?
«La novena inizia il 16 dicembre mattina e finisce il 24 dicembre sera. In alcuni paesi si comincia a suonare la mattina molto presto, addirittura intorno alle 6. A quell’ora si incontra per lo più gente anziana, sempre pronta ad offrire una tazza di caffè caldo. La tarda mattinata è di solito dedicata alle scuole e il pomeriggio alle vie principali. Circa un mese prima ci si riunisce per andare di casa in casa con lo scopo di riconfermare i posti in cui si è passati l’anno prima. E ci si organizza anche con le tempistiche: si studia un itinerario in modo da accontentare un po’ tutti».

Oltre al Ragusano, la novena è diffusa anche in altre parti della Sicilia?
«Si, sono molte le città e i paesi dove è possibile ascoltarla. Nelle province di Messina e Siracusa questa tradizione è ancora viva. Nel Messinese, inoltre, è ancora possibile vedere qualche zampognaro con ciaramedda e zampogna a paru, oltre a trovare anche alcuni costruttori di questi strumenti. Nella Val di Noto, invece, è più popolare la versione con strumenti della banda musicale. Mi è stato raccontato che molti anni fa la banda del paese si riuniva per suonare tutti insieme in giro per le vie. La novena viene suonata ancora anche fuori dalla Sicilia. In alcuni paesini di Calabria e Campania, ad esempio, si organizzano anche delle piccole processioni religiose accompagnate dalla musica».

Tu hai fatto spesso la novena? Cosa suonavi e con quali strumenti?
«L’ho suonata per quindici anni consecutivi, dopo di che mi son trasferito in Irlanda e purtroppo ho dovuto smettere. Ho iniziato da giovanissimo, quando avevo dieci anni. Andavo con mio fratello maggiore e, dopo alcuni anni, ho formato un altro gruppo con gli amici. Io suonavo il clarinetto (che avevo imparato facendo parte della banda del paese). Con me, c’erano altri ragazzi e ragazze con sassofoni e ottoni. Le giornate delle novena sono piuttosto dure. Si suona per circa 13 ore al giorno, eseguendo quasi cento canzoni con gli stumenti in braccio, camminando per il paese. Però quello che ne viene fuori, ogni anno, è una collezione di ricordi e aneddoti indimenticabili».

La novena è una tradizione legata al passato ma che si rinnova ancora oggi in chiave moderna, coinvolgendo anche i giovani. Come mai in alcune zone continua a resistere? Da cosa dipende? Cosa ne pensi tu, da musicista e da siciliano?
«Purtroppo viviamo in una società che importa moltissime tradizioni, ma ne esporta sempre meno, fino a soffocare quelle locali. In generale, la novena, anche nel suo aspetto musicale, dà l’impressione di essere legata alle vecchie generazioni e la maggior parte dei giovani non si sente di abbracciarla. Ci sono però delle eccezioni. In alcuni paesi dove ancora resiste, sono tanti i ragazzi coinvolti. Questo, a mio parere, dipende da altre realtà, come la banda musicale o i gruppi folkloristici. Nel Ragusano, la banda ha ancora una forte presenza sul territorio e riesce a coinvolgere le nuove generazioni. Da lì, si entra a contatto con altre attività extra-bandistiche, tra cui la novena natalizia. Un altro esempio che mi piace citare è quello di Scapoli, un paesino sulle montagne del Molise, dove i suonatori locali sono riusciti a rivitalizzare la tradizione popolare della zampogna (e di conseguenza della novena) con un forte coinvolgimento delle giovani generazioni. Lì, per il Festival della Zampogna, è possibile vedere tanti teenager suonare quello che si credeva potesse essere dimenticato per sempre».

[Foto di Vincepal]


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