La negoziazione dopo le presunte violenze sessuali del prete Il vescovo: «A chiederci i soldi furono i genitori del ragazzo»

«L’unica disponibilità di un sostegno economico da parte della diocesi sarebbe stata collegata alla necessità, fatta presente dai genitori, di assicurare al ragazzo un percorso psicologico». Ci tengono a precisarlo gli avvocati Maria Teresa Montalbano e Gabriele Cantaro, i legali del vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana, in merito all’indagine che riguarda Giuseppe Rugolo. Il sacerdote di Enna arrestato il 27 aprile scorso a Ferrara (in Emilia Romagna) con l’accusa di violenza sessuale aggravata a danni di minori che, al momento, si trova agli arresti domiciliari. Le investigazioni della squadra mobile ennese sono partite dopo la denuncia di un ragazzo, oggi maggiorenne ma che all’epoca dei fatti aveva 16 anni e frequentava la chiesa di San Giovanni Battista.

Erano stati i genitori della vittima a denunciare, inoltre, che «la diocesi ci offrì dei soldi della Caritas in cambio di una clausola di riservatezza e del silenzio di nostro figlio». Una dichiarazione a cui monsignor Gisana, dopo essere stato sentito in procura come persona informata sui fatti, ha voluto rispondere con una nota, tramite i suoi avvocati. «Erano stati i genitori del ragazzo a chiedere riservatezza sulla vicenda – dichiarano i legali a MeridioNews – già nel 2017 durante il primo incontro con il vescovo. È in quella occasione che madre e padre fanno presente di dovere affrontare ingenti spese per il percorso psicologico del figlio e chiedono una mano». Il vescovo si dice disponibile e chiede di poter parlare direttamente con il ragazzo che, nel frattempo, era diventato maggiorenne. Per avviare le investigazioni di natura canonica, infatti, è necessario che sia la vittimaformalizzare una denuncia scritta. L’incontro avviene alla fine del 2018, il ragazzo sottoscrive la dichiarazione e viene avviata un’indagine dal tribunale ecclesiastico di Palermo. Diversi testimoni vengono ascoltati, mentre il sacerdote accusato non si presenta in aula ma rende solo una testimonianza informale.

«Quell’indagine si conclude con l’archiviazione – spiegano Montalbano e Cantaro – perché i fatti risalgono a quando Rugolo era ancora seminarista. È il vescovo a scegliere comunque, nell’ottobre del 2019, di prendere un provvedimento di allontanamento nei confronti di Rugolo, con precise prescrizioni, cioè sottoponendo alla vigilanza delle autorità ecclesiastiche e a un percorso psicologico per capire le ragioni che lo avrebbero indotto a certi comportamenti e per valutare la sua scelta sacerdotale». Stando a quanto ricostruito dai legali, la situazione sarebbe cambiata quando accanto alla famiglia subentra un avvocato esperto in diritto canonico. Da quel momento, è lui a tenere i rapporti con la diocesi. «È lui – sostengono gli avvocati – a iniziare una negoziazione per determinare sia l’importo da corrispondere alla famiglia che le modalità: 25mila euro a titolo di risarcimento dei danni da consegnare in contanti tramite un intermediario». Cifra e modalità su cui non sarebbe stato trovato l’accordo con monsignor Gisana che «ha anche ricevuto numerose pressioni da parte dell’avvocato della famiglia per ottenere il denaro». 

Intanto, qualche giorno fa, il tribunale del Riesame ha dichiarato inammissibile la richiesta di scarcerazione presentata dai difensori del sacerdote, Antonino Lizio e Denis Lovison. Gli abusi denunciati dalla vittima, che riguarderebbero almeno altri due ragazzi, sarebbero avvenuti a partire dal 2009 in parrocchia prima della messa, in macchina e anche a casa di Rugolo. In lui il giovane, che all’epoca era attivo in parrocchia frequentando anche l’Azione cattolica con l’idea di diventare sacerdote, avrebbe visto non solo un amico ma anche una guida spirituale fino a quando non sarebbero cominciate le violenze. «Mi disse che era disposto anche a lasciare il seminario per avere una relazione con me – ha dichiarato la vittima nella denuncia – e mi disse che aveva una erezione in corso. Sorpreso e spaventato ho cercato di fargli capire che non avevo nessuna intenzione di avere una relazione con lui e mi sono alzato per andare via dalla stanza, ma lui mi ha trattenuto per il braccio e ha chiuso la porta a chiave. Si è abbassato i pantaloni e gli slip e ha iniziato a masturbarsi». Dall’analisi del computer di Rugolo, adesso sarebbe emerso anche che il prete era solito frequentare siti pornografici, anche sessanta volte al giorno, utilizzando come chiave di ricerca soprattutto la parola inglese «teen», che vuol dire «adolescente». 

Marta Silvestre

Recent Posts

Le accuse ad Angelo Lombardo e la richiesta di condanna. Per i pm «si sporcava le mani con personaggi compromettenti»

«Era colui che si sporcava le mani con personaggi compromettenti perché così si arrivava al…

53 minuti ago

Parcheggiatori abusivi multati a Catania: «Per noi era la prima volta»

Dieci parcheggiatori abusivi sono stati sanzionati a Catania negli ultimi giorni. Durante il periodo delle…

2 ore ago

Licodia Eubea, perde una causa civile per una villa e prova a uccidere il rivale

Colpi d'arma da fuoco sparati per uccidere a Licodia Eubea, in provincia di Catania. Per…

3 ore ago

Tenta una rapina e prova a scappare prendendo l’autobus: denunciato un 18enne catanese

«Fermi tutti, questa è una rapina». Il più classico degli esordi per il giovane rapinatore…

3 ore ago

La procura di Catania chiede la condanna di Angelo Lombardo. Il fratello dell’ex governatore è accusato di aver favorito la mafia

Dieci anni di reclusione. Questa la condanna chiesta dalla procura di Catania nei confronti di…

4 ore ago

Chiuse le indagini sulla strage di Altavilla, ma Barreca potrebbe non subire il processo

Chiuse le indagini sulla strage di Altavilla Milicia, in provincia di Palermo. Per le torture…

5 ore ago