La meravigliosa storia di Giusy Versace, l’atleta che corre senza gambe

Era già stata ad Enna lo scorso Natale, davanti un pubblico di bambini accorsi per la recita nella sala convegni dell’autodromo di Pergusa. Anche questa volta ha scatenato una tempesta di emozioni e le sue copie del libro, il cui ricavato andrà ad una onlus, sono state tutte vendute in pochi minuti. Il caffè letterario Alkenisa di Enna, senza un angolo libero, assiepato di sportivi, insegnanti, educatori, professionisti per ascoltare la toccante testimonianza di vita di Giusy Versace 36 anni, di Reggio Calabria.

“Ero con un auto a noleggio, giravo per lavoro e stavo andando da un cliente, dal quale non ci sono mai arrivata. Ho beccato un acquazzone improvviso. Ho cercato di tenere la macchina ma questa ha fatto acquaplaining e non sono riuscita a tenerla e, facendo zig zag, è andata a sbattere contro un guardrail. Questo ha ceduto, si è aperto e ha sfondato l’abitacolo come un apriscatole e mi ha tranciato entrambe le gambe. Oggi cammino grazie all’uso delle protesi”.

Il racconto continua, ma è proprio quest’ultima motivazione che porta a Enna la nipote del celebre stilista Gianni, in un’officina ortopedica all’avanguardia, la RO.GA, fondata dall’ennese Rosario Gagliano. In anni di silenzioso lavoro quest’azienda siciliana si è imposta nell’alta tecnologia sulle protesi al carbonio e non solo. (a sinistra, foto di Giusy Versac, foto tratta da mi-lorenteggio.com)

Giusy si allena spesso al campo scuola di Enna Bassa, a pochi metri dal laboratorio ortopedico. Arriva, si siede in una panchina, appoggia le sue gambe di plastica che le evitano di stare in piedi o, peggio, sedersi a vita su una sedia a rotelle; indossa due esili stilo al carbonio, che assomigliano più ad un punto interrogativo sospeso in aria.

In pista vola, ci ricorda il tristemente famoso Pistorius, difficile starle accanto mentre corre, è campionessa italiana dei 200 e 100 metri, di quest’ultima specialità lo scorso anno ha battuto il record europeo, categoria T43, amputati bilaterali.

“La storia della mia nuova vita è racchiusa in un libro-scrigno, presentato a Enna dal giornalista Rai, Rino Realmuto, introdotto dal Sindaco, Paolo Garofalo. Sull’ultima di copertina campeggia la frase: “Non puoi decidere il tuo destino. Ma puoi decidere come affrontarlo”. Il ricavato Giuy lo destina all’associazione “Disabili no Limits” che, per statuto, ha come obiettivo quello di aiutare tutti quei disabili che non riescono a comprare le protesi al carbonio per correre.

Perché tutti hanno diritto a correre e provare l’ebrezza di avere le gambe anche se artificiali. E’ sicuramente una forma di rinforzo psicologico, di riabilitazione motoria. Se proviamo comunque a riflettere sul senso della vita, nessuno ha la garanzia di rimanere sano per tutta la vita: e allora come ci si sente dall’altra parte, dalla parte di chi è condannato su una sedia a rotelle e pensa che la vita arriva al capolinea?

Orgoglioso e commosso per quanto ha realizzato, Rosario Gagliano si fa aiutare nella promozione da giovani e professionisti della Rapidagraph, anch’essa un’eccellenza aziendale ennese. Pubblico incantato, al caffè letterario. Quasi tutti con il libro in mano a chiedere un autografo e una frase a Giusy, accolta come una vera stella. Sì, perché nessuno avrebbe mai immaginato tanti risultati così strepitosi.

“Il giorno dell’incidente – ci racconta – lo ricordo molto bene. Non ho perso i sensi, ho visto le gambe tagliate; ho fatto di tutto per uscire dalla macchina. Mi fermo su questo aspetto non per impressionarvi, ma per farvi capire quanto io davvero mi sono aggrappata alla vita. Quando si dice ‘aggrapparsi alla vita con i denti, le unghie’, ecco io posso dire di sapere cosa vuol dire. Io non volevo morire! Io non accettavo di morire lì in quel giorno, in quel momento senza gambe, senza rivedere la faccia di mio fratello, di mio padre. Per fortuna qualcuno ha ascoltato le mie preghiere e quando mi sono risvegliata in sala di rianimazione, ho ringraziato Dio di essere viva. Ho imparato a sopportare il dolore, quello più atroce, ed è una cosa che ti sfinisce, ti irrita, ti rende così nervosa a tal punto da trasformarti in persona cattiva. Ricoverata in un centro protesi ho conosciuto la sofferenza di tanti disabili e di pazienti focomelici senza braccia e gambe. Gente sola e triste. Oggi la mia vita è cambiata, ho creato una Onlus e sono volontaria dell’Unitalsi”.

“Ho imparato a correre per solidarietà – continua Giusy – non solo per me, ma soprattutto per chi non può farlo. Ho imparato la bellezza del dono e della condivisione. Ho imparato che aiutare il prossimo aiuta principalmente noi stessi. Ho imparato che la disabilità è solo negli occhi di chi guarda. Ho imparato che bisogna avere coraggio. Se non avessi rischiato di morire, se non avessi perso le gambe, forse ci avrei messo una intera vita a imparare tutte queste cose. E quante altre me ne sarei perse? Se avessi una bacchetta magica e un solo desiderio da esprimere, una cosa è certa, non tornerei mai indietro”.

175 pagine di bellezza, il suo libro, che si concludono con queste “perle”, che sono davvero un inno alla vita e un esempio da emulare e diffondere.

Foto di prima pagina tratta da inlibreria.inmondadori.it

Ivan Scinardo

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