Fuori la mafia dallo Stato, Catania è stato lo slogan e il sentimento unanime dei circa duecento cittadini – per lo più giovani – che si sono riuniti venerdì alle 21 in piazza Teatro Massimo, nei pressi della libreria Tertulia, per chiedere le dimissioni del governatore Totò Cuffaro, condannato in primo grado a cinque anni […]
La manifestazione di Catania
Fuori la mafia dallo Stato, Catania è stato lo slogan e il sentimento unanime dei circa duecento cittadini – per lo più giovani – che si sono riuniti venerdì alle 21 in piazza Teatro Massimo, nei pressi della libreria Tertulia, per chiedere le dimissioni del governatore Totò Cuffaro, condannato in primo grado a cinque anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici. La manifestazione è stata organizzata dalle associazioni Addiopizzocatania, Cittainsieme e Grilli dellEtna e non ha avuto nessun colore politico. Lo scopo principale della manifestazione era sottolineare la contiguità tra potere politico e mafia, soprattutto con lausilio di filmati relativi alle vicissitudini politico-giudiziarie di Cuffaro e agli interventi dei giudici Falcone e Borsellino e del giornalista Fava. Più volte è stato ripetuto come il binomio mafia-politica sia in Sicilia inscindibile e si è detto che i due poteri, come affermava Borsellino, “o si fanno guerra o si mettono daccordo”. Altro tema di riflessione è stata la differenza tra la responsabilità politica e quella penale.
L intervento di Alfio Sciacca ha messo in evidenza come “sia necessario coltivare la qualità del consenso”. Secondo il giornalista “le dimissioni di Cuffaro sono un falso problema perché, anche se si dovesse dimettere, rimarrebbe il vero problema che è il cuffarismo: se non sarà risolto prima questo problema, si ripresenterà una situazione simile”. Con molto amarezza il giornalista ha pronosticato come nelleventualità di una elezione Cuffaro otterrebbe di nuovo un alto consenso. Lunica via duscita sarebbe quella di “affrancarsi dal bisogno: non più cittadini questuanti”.
Il secondo relatore, il giudice Felice Lima, ha insistito sul fatto che un paese non può vivere di questioni meramente penali: cè anche una questione morale che va al di là del consenso ottenuto da Cuffaro, che vanta un milione e mezzo di voti espressi a suo favore. “Il problema non è rappresentato dal solo Cuffaro ha proseguito Lima – ma da un intera classe politica che non si indigna di fronte a certe sentenze ma che anzi manifesta la propria solidarietà e appoggio al compagno di partito condannato”, come ha fatto Casini. Il giudice, facendo sue le parole di Gherardo Colombo, ha auspicato “una diffusione dal basso di una nuova cultura politica, capace di contrastare la generazione del calcolo cinico”.
La manifestazione si è chiusa con un dibattito molto acceso. Al giudice Lima è stato chiesto quale soluzione fosse auspicabile per migliorare lo stato attuale del sistema penale. Il giudice è sembrato molto pessimista. A suo parere “le cose non cambiano perché la classe dirigente non vuole che si scoprano le sue malefatte”. Al giornalista Sciacca è stata rivolta una seconda domanda riguardante il ruolo che i giornali locali hanno sulla vicende siciliane. Il giornalista ha lamentato “una diffusa marginalità ed un interesse che si manifesta solo quando si accendono i riflettori nazionali”. Una giornalista di Articolo21 ha galvanizzato i presenti affermando che “in Sicilia manca una libera informazione e che quella presente è fortemente schierata e faziosa”.
Chi voleva ha avuto la possibilità di firmare una petizione popolare per chiedere le dimissioni di Cuffaro. La manifestazione si è sciolta con una citazione da Aristotele: “la dignità non consiste nel possedere onori ma nella coscienza di meritarli”.
Link:
www.addiopizzocatania.it
www.cittainsieme.it
www.grillidelletna.it
www.ritaatria.it