Dalla TRIBU' DI ZAMMU'/ Cosa c'entra la signora Zeman con gli juventini? A quanto pare, paradossalmente, il fine dell'andare allo stadio non è tifare sportivamente per la propria squadra ma provocare l'avversario. Un commento di Monica Menegazzo
La madre di Zeman
Giocherellando con il telecomando sono approdata ad una trasmissione sportiva del lunedì sera. Tra la crisi del governo e l’elezione del nuovo papa, i casi di violenza negli stadi recentemente si sono contesi le prime pagine dei quotidiani, dei telegiornali, delle trasmissioni sportive: così, giustamente, anche al “Processo di Biscardi”, si tornava sull’argomento. Dopo i feroci scontri che hanno visto volare fumogeni, petardi, poliziotti alle prese con ultrà scatenati e un clima generale da malebolgie dantesche, il tema, più pacato ma ugualmente inerente alla violenza negli stadi, erano i cori offensivi degli ultrà juventini nei confronti di Zeman, allenatore del Lecce, squadra ospite, domenica 17 aprile, allo stadio Delle Alpi. Con mia grande sorpesa, gli opinionisti invitati alla trasmissione, non erano meravigliati dalla gravità dei cori (per la cronaca: “la madre di Zeman è una ***”) perchè gli sfottò tra gli spalti sono normali.
Normali, certo, perchè a quanto pare, paradossalmente, il fine dell’andare allo stadio non è tifare sportivamente per la propria squadra, seguire una partita, apprezzare un buon gioco del calcio da chiunque sia condotto, ma provocare l’avversario, sperare che un giocatore della squadra avversaria sia portato fuori in barella e salti un paio di turni, sfogare la violenza, in modo verbale o fisico. Eh già, perchè ci meravigliamo se in campo arrivano a gettare anche i motorini? E’ violenza anche quella, se legittimiamo quella verbale oltremodo, a chi farà male un motorino gettato in campo se non arriva addosso a nessuno?
Il presidente del Palermo era l’unico visibilmente sconcertato dalle considerazioni degli altri invitati: ha ricordato che un conto è il tifo appassionato, fatto anche di striscioni o cori provocatori, un conto gli insulti totalmente fuori luogo e fini a se stessi. Cosa c’entra infatti la signora Zeman con gli juventini? Nulla, è solo che suo figlio tempo addietro fece trapelare la punta di un iceberg: l’uso del doping nel mondo del calcio, il modo per vincere barando. Dopo sommari interrogatori e processi, ricordiamo anche che il caso Juventus finì in una bolla di sapone, venne condannato il solo Agricola, che è un po’ come dire non arrestate l’assassino ma chi ha fabbricato l’arma con cui si è sparato. Certo Zeman non poteva sperare, né lo sperava sicuramente, di trovare cori amici allo stadio, ma ha trovato, come sottolineato nell’intervista rilasciata nel dopo partita, cori che lo hanno lasciato amareggiato dell’inciviltà dimostrata a Torino. Che errore, gli opinionisti della trasmissione lo hanno accusato: dire che Torino è città incivile, quello è un insulto davvero grave.
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