Circa cento persone sono state arrestate in una delle ultime operazioni contro la pedofilia on line che ha coinvolto tutta l’Italia e 65 paesi stranieri. La notizia è recentissima ed è di quelle che lasciano sempre un velo di grande tristezza e orrore. Per capire meglio la portata del fenomeno e com’è organizzata la sua lotta abbiamo intervistato il dirigente della Polizia postale di Catania, Marcello La Bella.
In cosa consiste il vostro lavoro nell’ambito della lotta alla pedo-pornografia su internet?
«Svolgiamo un’attività innanzitutto repressiva. Come Polizia giudiziaria ci occupiamo di investigare su tutti i fenomeni che riguardano la produzione, la commercializzazione, la divulgazione, la cessione e la detenzione di materiale pedo-pornografico, ossia immagini video ottenute mediante lo sfruttamento sessuale dei minori. Ricerchiamo e monitoriamo servizi internet quali siti web http, chat, newsgroup, comunità virtuali. In particolare l’attività della polizia postale delle comunicazioni ha una figura esclusiva, cioè quella dell’attività sotto copertura dell’agente provocatore previsto dall’articolo 14 terzo comma, il quale disciplina espressamente le attività che la Polizia delle comunicazioni può svolgere sotto copertura, sino ad attivare anche siti web civetta. Noi di Catania siamo stati i primi in Italia ad aver costruito circa due anni fa un sito web di questa natura. Aldilà degli aspetti ovviamente repressivi, svolgiamo anche attività preventiva tramite un monitoraggio in particolare sulle chat vigiliamo affinché i minori non finiscano vittime di adescamento da parte di pedofili».
Cosa succede dopo l’individuazione di un sito sospetto?
«Se parliamo di siti web, viene verificata la loro allocazione e quindi i tecnici poliziotti verificano dove è ubicato il server che ospita il sito, se in Italia o all’estero. Verificano altresì che il sito web contenga informazioni o dati riferibili a persone italiane. Se vi è uno di questi due eventi si procede immediatamente a darne notizia alla procura e si svolgono tutte le attività necessarie.Se invece non vi sono riferimenti a soggetti italiani il sito viene direttamente segnalato dall’ufficio all’Interpol che svolge la funzione di trait d’union tra l’Italia e il paese che ospita il sito web».
Collaborate con associazioni di lotta alla pedo-pornografia?
«Noi collaboriamo con Don Fortunato Di Noto che rappresenta l’associazione Meter: lui trasmette tutte le segnalazioni e i rinvenimenti su internet di natura pedo-pornografica che trova».
Fino ad ora quanti siti di questa natura avete rintracciato?
«Migliaia. Viaggiamo a ritmi abbastanza sostenuti. L’attività è molto frenetica. La Polizia postale di Catania è composta da trenta persone e ci dovremmo occupare come attività prioritaria del contrasto ai crimini informatici e comunque crimini in cui l’alta tecnologia gioca un ruolo fondamentale, ma vista la situazione della pedo-pornografia e le segnalazioni che ci arrivano siamo totalmente impegnati nel suo contrasto».
La situazione in Sicilia e in particolare a Catania qual è ?
«Per quanto riguarda Catania già dall’inizio dell’anno, in questi tre mesi, siamo arrivati sicuramente a tre-quattromila siti».
Qual è la fascia d’età più soggetta al rischio di adescamento?
«Di solito sono quelli che iniziano l’uso di internet e si divertono a chattare. Vanno da una fascia di dieci-dodici anni. Ricordo il caso di un soggetto arrestato a Torino, sposato e con figli, che era solito adescare minori in Rete. Aveva adescato un paio di minori e uno di questi aveva nove anni appena compiuti».
Per quanto riguarda la prevenzione, avete dei progetti in corso?
«La prevenzione si svolge su due fronti: con il monitoraggio sui canali chat e nella formazione e nell’istruzione dei ragazzi. Cioè andare a dire loro come si usa internet, quali sono i rischi, cosa bisogna evitare, i rischi legati alle chat, all’identità virtuale e non fidarsi delle informazioni dirette che gli derivano da internet. Tutti questi consigli e altri. E’ importante fare prevenzione in questo senso. Inoltre c’è un comitato ” Internet e minori” costituito presso il ministero delle Comunicazioni di cui la Polizia postale fa parte, in cui è stato fatto un codice di autoregolamentazione fatto da Ministero, polizia e provider per cercare di arginare questo fenomeno».
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