VERRA’ PUBBLICATA SENZA LE PARTI IMPUGNATE. CIO’ SIGNIFICA CHE VERRA’ FINANZIATA CON I FONDI EUROPEI 2014-2020 (CHE POI TALI NON SONO PERCHE’ SONO SOLDI NOSTRI). IN PROSPETTIVA TANTI SOLDI PER PAGARE I DEBITI DEI SOLITI EDITORI SICILIANI. L’ASSURDITA’ DI PRIVILEGIARE IL CARTACEO RISPETTO ALL’INFORMAZIONE ON LINE
Ieri il Parlamento siciliano ha anche approvato lordine del giorno con il quale si autorizza la promulgazione, senza le parti impugnate, della legge sull’editoria. Di fatto, la Regione siciliana, con la pubblicazione di questa legge, si appresta a finanziare quote importanti di attività giornalistica della Sicilia.
Va ricordato che l’impugnativa non ha eliminato le parti salienti della legge, ma solo la mancata copertura finanziaria. Ciò significa che con la Programmazione dei fondi europei 2014-2020 la Regione potrà dirottare sull’editoria siciliana – con particolare riferimento ai giornali cartacei, stando a quanto sta scritto nella legge – non i 15 milioni di euro previsti, ma molti di più.
Se ciò dovesse avvenire, ci si dovrà interrogare sul ruolo del giornalismo in una Regione dove la mano pubblica – attraverso i fondi europei (che poi europei non sono, visto che l’Italia, per restare nell’Unione europea, paga molti più soldi di quelli che riceve) – va a sostenere i costi della stessa attività editoriale.
Già l’Unione europea di oggi è tutt’altro che l’Europa dei popoli sognata da Altiero Spinelli e Gaetano Martino. L’Unione europea di oggi è governata in totale assenza di democrazia, con un esecutivo che è rigorosamente selezionato non dagli elettori dei Paesi che sono finiti in questa trappola, ma dalle massonerie finanziarie e bancarie. Il tutto a fronte di un Parlamento europeo che paga un sacco di soldi gli eurodeputati (e i burocrati) per fargli produrre chiacchiere e risoluzioni che incidono poco nulla nell’attività sostanziale di Governo.
Ora, che quest’Unione europea non esattamente democratica utilizzi anche forme di finanziamento all’informazione è molto preoccupante. Perché questo sostegno non sarà gratuito e potrebbe non andare nella direzione di un’Europa democratica.
Poi ci sono anche gli aspetti economici. Che quest’Unione europea utilizzi i fondi strutturali (cioè le risorse che dovrebbero servire per realizzare infrastrutture) per sostenere l’editoria è anomalo. Perché i debiti degli editori siciliani non ci sembrano né ‘infrastrutturali’, né ‘infrastrutturanti’.
Se poi si scende nei particolari di questa legge regionale, non mancano incongruenze e contraddizioni. Noi non ci occupiamo di tv: ma se un aiuto va dato, ebbene, questo dovrebbe sostenete gli editori che hanno investito nel digitale terrestre: editori che hanno sostenuto costi non indifferenti.
Non ci convince, poi, la ‘filosofia’ di questa legge che, lungi dal sostenere il giornalismo e i giornalisti, sostiene, invece, i soliti editori siciliani che, una volta arraffati i soldi, bontà loro, faranno quello che hanno sempre fatto: i propri interessi (a cominciare dal pagamento dei propri debiti a spese della collettività).
Non ci convince la scelta di privilegiare la carta stampata rispetto ad altre forme di informazione. La verità è che questa legge regionale va in controtendenza rispetto al cammino della storia: mentre le grandi testate internazionali sbaraccano il cartaceo per fare informazione on line, in Sicilia si privilegia il cartaceo rispetto all’informazione on line. Un’assurdità.
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