Si faceva chiamare Carlos Suarez Romero e ad attestare la nuova identità era un documento reperito con poche migliaia di euro. Il mazarese arrestato la scorsa settimana in Bolivia ha alle spalle una condanna a 16 anni per fatti legati al commercio di cocaina
La latitanza in Sudamerica del narcotrafficante Lumia Fuga tra false identità, diamanti e il ristorante di lusso
Carlos Suarez Romero. Così si faceva chiamare Paolo Lumia, considerato uno dei più importanti narcotrafficanti al mondo, arrestato la scorsa settimana a Cochabamba, in Bolivia, dove si era rifugiato da sette mesi, dopo la condanna in appello a 16 anni per traffico internazionale di cocaina. L’uomo era ricercato dallo scorso mese di febbraio. I particolari dell’arresto sono stati resi noti oggi nel corso di una conferenza stampa che si è svolta nei locali della questura. Lumia era riuscito ad ottenere il passaporto con la nuova identità, cosa semplice in alcuni paesi dell’America Latina, dove, per cifre che si aggirano attorno ai 3.600 euro, è possibile reperire un documento contraffatto.
Esperto di strumenti alternativi di comunicazione e con una forte rete di amicizie e coperture, Lumia ha commesso un solo errore che gli è costato caro e ha consentito agli investigatori di rintracciarlo. Una rimessa di denaro partita da Mazara del Vallo e indirizzata al venezuelano Carlos Sanchez Romero in Bolivia. Seguendo i soldi i poliziotti alla fine sono arrivati a lui. Sette mesi di indagini, coordinate dalla Dda di Palermo e una “squadra speciale”, composta da agenti della squadra mobile, uomini della Catturandi e la sezione Antidroga e lo Sco, costruita per stanare il latitante. Importante l’apporto del commissariato di Mazara del Vallo come sottolineato – nel corso della conferenza – dal capo della Squadra Mobile di Trapani Fabrizio Mustaro, volato nel paese sudamericano per seguire le fasi dell’arresto a cui hanno collaborato anche gli uomini del Felcn, la Fuerza Especial de Lucha Contra el Narcotráfico.
Fuggito sette mesi fa da Mazara del Vallo, dopo essersi sottratto all’obbligo di firma, Lumia è prima fuggito in Tunisia, poi in Marocco e infine ha raggiunto il Brasile dove si è fermato per poco, prima di approdare in Bolivia. Lì stava cercando di aprire un ristorante di lusso. L’articolata attività investigativa ha consentito di appurare che dal paese sudamericano, l’uomo gestiva un traffico internazionale di cocaina, tra l’America del Sud e l’Oceania beneficiando di contatti con la famiglia mafiosa di Mazara del Vallo. In particolare, sarebbe divenuto il referente dell’esportazione dalla Colombia e dalla Spagna di ingenti partite di cocaina, destinate prevalentemente al mercato di Palermo, Mazara del Vallo, Trapani, Bari e Napoli. Lumia, per mantenere un alto tenore di vita, avrebbe anche trafficato diamanti. Nel suo appartamento sono stati ritrovati oggetti utili al taglio delle pietre preziose.
Il mazarese era stato arrestato nel 2011 in Belgio e successivamente, nell’anno 2013, condannato per associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti nell’ambito dell’operazione di polizia denominata Lampara. Dopo l’arresto il ministro dell’interno boliviano Carlos Romero ha disposto l’espulsione del latitante mazarese in Italia. Di fondamentale importanza per la buona riuscita dell’operazione di polizia il contributo fornito dagli esperti antidroga della direzione centrale per i servizi antidroga, il vicequestore Saverio Mercurio, di stanza a Caracas, ed il tenente colonnello Andrea Canale, in servizio a Bogotà. Le autorità sudamericane avvieranno specifiche indagini sui legami del mazarese con complici locali. Infatti, nell’ambito dell’operazione, è stato catturato anche il cittadino boliviano Raymundo Colque, ritenuto uno dei collaboratori di Lumia.