La Giornata Mondiale della Gioventù dei “due Papi”

Che la XX Giornata Mondiale della Gioventù non sarebbe stata uguale alle precedenti lo si immaginava già da tempo. La morte di Giovanni Paolo II e l’elezione di Benedetto XVI avevano posto seri dubbi sullo svolgimento del megaraduno giovanile. Tanto più considerate le negative dichiarazioni di Joseph Ratzinger durante il Giubileo del 2000, sull’eccessiva spettacolarizzazione della religione cattolica durante certi raduni. Il riferimento sembrava indirizzato proprio alle giornate mondiali della gioventù. Seppur con certi dubbi i giovani lo stesso sono accorsi a Colonia dal 16 al 21 Agosto; forse per mantenere la promessa fatta a Giovanni Paolo II, forse per non disperdere un patrimonio così prezioso, forse per incoraggiare il nuovo Papa a seguire la via tracciata dal predecessore. Difficile, certamente, per Benedetto XVI raccogliere un’eredità così pesante: “banco di prova per il nuovo Papa”, era stato scritto. E’ riuscito Joseph Ratzinger a superare la prova? I giovani, va detto, hanno accolto il Papa in maniera trionfale, mostrando spesso un atteggiamento acritico rassegnato al “mai più come prima”.

Perché effettivamente già a Colonia nulla è stato come prima. Non vi è stato alcun bagno di folla intorno al Papa, la papamobile si è limitata a percorrere un brevissimo giro, prima di raggiungere il palco (per ragioni di sicurezza veniva precisato dall’organizzazione). Il risultato è stato comunque che il Papa si è visto, lontano, solo attraverso i maxischermi. Il Papa non è stato, come in passato, il protagonista del raduno, il catalizzatore delle attenzioni delle centinaia di migliaia di giovani, l’amico saggio che con il suo fare avvolgente attrae l’attenzione generale. Il Papa non dialoga più con i giovani, non gli porge domande. Il Papa riflette e propone, spiega ma non coinvolge e non si lascia coinvolgere. Il Papa non rimprovera, come spesso faceva Giovanni Paolo II, gestisce il raduno come gli riesce meglio: spiegando il significato teologico di misteri inaccessibili della religione cattolica. Il Papa non è più parte del messaggio da trasmettere è solo il mezzo di trasmissione. Difficile per un popolo di adolescenti capire una lezione di teologia, accampati su una fredda spianata, con intorno un milione di coetanei. Giovanni Paolo II parlava direttamente ai cuori, li scaldava e li incitava. Dispiace ammetterlo ma Benedetto XVI sembrava un pesce fuor d’acqua in una creatura non sua, in una creatura che non gli appartiene.

Tutto questo caratterizzato da un’organizzazione dell’evento con troppi aspetti negativi: pasti irraggiungibili, treni e mezzi di trasporto insufficienti, alloggi lontani anche 30 km dal centro. L’irresponsabile atteggiamento delle forze dell’ordine è stato intollerabile, causando stress e nervosismo tra i giovani che popolavano Colonia. Ingiustificate pecche organizzative considerato che la Germania preparava questo evento da più di tre anni, potendo attingere da esperienze pregresse simbolo, come la Giornata Mondiale della Gioventù del 2000 o la morte del Papa, quando accorsero a Roma in pochissime ore almeno 2 milioni di persone.

I giovani hanno comunque affrontato le problematiche, gioendo e facendo gioire. Commovente lo sventolio di bandiere polacche ogni sera davanti il Duomo gotico di Colonia, sotto il grande mosaico che raffigurava Giovanni Paolo II o la conclusione della Messa a Marienfeld con il congedo, l’abbraccio, i saluti. Anche Benedetto XVI sembrava commosso, coinvolto; chissà, forse a Sidney nel 2008 tutto andrà meglio.

Riccardo Consoli

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