«Tutelare e valorizzare questo luogo, un tratto importante di quello che resta della Conca d’Oro». Lo sostiene Giuseppe Barbera, professore ordinario di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università di Palermo. Il docente è intervenuto durante un incontro, avvenuto nell’Aula Magna del Dipartimenti di Agraria dell’Ateneo palermitano, dedicato alla Fossa della Garofala, un luogo sconosciuto alla maggior parte dei palermitani e degli universitari, ma che si trova a due passi dal centro della città di Palermo. La Fossa è un parco urbano ricco di storia e attrazioni ed è l’ultima propaggine di Conca d’Oro che fino ad oggi si è salvata dall’inesorabile avanzata del cemento. «Accendere il faro su questo luogo è fondamentale», afferma Barbera, ed è la proposta avanzata dagli studenti universitari riuniti nelle associazioni Leaf, Udu Palermo e Ausf Palermo, desiderosi di far rinascere e far conoscere questa porzione della piana di Palermo, protetta dai palazzi della cittadella universitaria.
Barbera, insieme a Tiziana Turco del Centro Servizi Sistema Museale dell’ateneo palermitano, è uno dei principali artefici della riscoperta della Fossa. «Grazie a un piccolo finanziamento dell’università – ha spiegato -, raccontammo questo posto e da allora fu un fiorire della ricerca delle cose nuove e belle della città. Oggi la Fossa è ancora com’è stata trovata 20 anni fa». La Fossa della Garofala, un fitto sistema di ipogei e complessi sistemi di irrigazione, ricca di specie botaniche esotiche e di esemplari di macchia mediterranea, è la testimonianza della presenza del fiume Kemonia, tombato nel 1931 in seguito ad un grave allagamento che colpì la città, che scorre oggi sotto le strade e i palazzi del centro storico.
Quale futuro per questo luogo ancora poco conosciuto? «Questo canyon – dice Barbera – è scavato nella calcarenite, è un luogo ricco d’acqua, adatto alla coltivazione di qualità di orti e frutteti. Nel ‘700 vi nacque un’attività agricola di successo, legata ai mercati urbani palermitani. Passò poi agli Orleans, degli innovatori in agricoltura. Oggi è un luogo dalle straordinarie potenzialità. È un giardino storico, un campo sperimentale, un’area d’interesse». Oggi questo affascinante sito è anche inserito nel circuito de La via dei Tesori, «un progetto – ha aggiunto Tiziana Turco – che ha consentito di attirare l’attenzione in maniera costante su di un sistema museale gestito da un’unica regia. Oggi la Fossa della Garofala fa parte di questa rete».
Il geomorfologo Valerio Agnesi, ordinario del Dipartimento Scienze della Terra e del Mare, ha descritto la Fossa all’interno del contesto geologico della Piana di Palermo mentre Lorenzo Gianguzzi, docente del Dipartimento SAAF, si è soffermato sugli aspetti ecosistemici e antropici, profondamente modificati nel corso della lunga storia della città di Palermo. «La presenza di molte piante – ha spiegato quest’ultimo – è sempre più puntiforme e rarefatta. Sarebbe opportuna una pianificazione territoriale che possa interessare non solo la Fossa della Garofala ma anche il parco D’Orleans e il parco Ninni Cassarà, chiuso da quattro anni, nell’ottica di una urbanizzazione più oculata di Palermo. L’idea è la realizzazione di un parco urbano in cui la fossa acquisirebbe una valenza significativa».
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