La figlia di Totò Cuffaro è nella lista dei 220 candidati che hanno superato la prova scritta per il concorso in magistratura. «Sono orgoglioso di lei e della sua scelta di volere fare il magistrato», ha commentato l’ex presidente della Regione Siciliana che è stato condannato per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio. «Mia figlia magistrato è la sconfitta della mia sconfitta. La sua è la scelta più bella di legalità che testimonia la nostra ostinata fiducia nella giustizia», ha aggiunto all’agenzia di stampa AdnKronos.
La figlia Ida, dunque, adesso, si sta già preparando ad affrontare la prova orale dopo essere rientrata tra il 5,7 per cento degli aspiranti giudici che sono ammessi allo step successivo nell’ultimo concorso in magistratura. I posti disponibili sono 310 e, dei 3797 candidati che si erano presentati, solo 220 sono stati ammessi all’orale. Tra loro c’è anche Ida Cuffaro. «So che lei non vorrebbe che io ne parlassi, non ama stare al centro dell’attenzione», ha aggiunto l’ex governatore che, in questi giorni, è tornato al centro delle cronache politiche e delle polemiche per le elezioni comunali di Palermo. Lui con la Nuova democrazia cristiana, insieme a Marcello Dell’Utri, sostiene la candidatura di Roberto Lagalla, l’ex rettore dell’Università di Palermo ed ex assessore all’Istruzione del governo di Nello Musumeci.
Nei giorni del trentesimo anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio, è stata anche la sorella Maria del giudice Giovanni Falcone a criticare questo endorsement: «È inaccettabile che in una città che per anni è stata teatro della guerra che la mafia ha dichiarato allo Stato e che ha contato centinaia di morti sia ancora necessario ribadire che chi si candida debba esplicitamente prendere le distanze da personaggi condannati per collusioni mafiose». A farle eco è stato anche Alfredo Morvillo, il fratello della magistrata Francesca Morvillo morta insieme a suo marito Falcone. «A trent’anni dalle stragi, la Sicilia è in mano a condannati per mafia. C’è chi strizza l’occhio a personaggi condannati. C’è una Palermo che gli va dietro, se li contende e li sostiene. Nessuno nega il diritto a Cuffaro di continuare a vivere e a fare tutto ciò che vuole, per carità, ha scontato la pena e nessuno dice che deve tornare in galera. Il problema non è lui, sono gli altri che lo corteggiano e lo inseguono».
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