La cultura non è per tutti

“Come farò adesso a finire la tesi”? Si chiede uno studente di Pechino. Da qualche mese (precisamente dallo scorso 18 ottobre) gli hanno tolto una delle principali risorse in suo possesso per reperire informazioni nella grande rete. Wikipedia non c’è più, o almeno, non nella sua lingua. Il governo di Pechino ha infatti deciso di giungere ad una radicale tappa della sua costante attività di censura ai danni della libertà d’informazione, oscurando in via permanente la più famosa ed usata enciclopedia online in modo da non consentirne la sua visualizzazione all’interno dell’intero territorio nazionale.

 

Il governo cinese è da sempre molto cauto sulle informazioni cui la sua comunità virtuale (una delle più folte al mondo con oltre cento milioni di navigatori) può avere accesso. Possiede infatti uno speciale “esercito” di oltre 300.000 tecnici specializzati che quotidianamente scrutano il web impedendo ai navigatori l’accesso a contenuti considerati ‘proibiti’. 1.041 in particolare i termini considerati tabù, tra cui ‘Tibet’, ‘Tienanmen’ e perfino parole come ‘libertà’, ‘democrazia’ o ‘sciopero’.

 

Ma perché questo astio contro Wikipedia in particolare? Semplice. Il sito creato all’inizio del 2001 dall’imprenditore Jimmy Wales e dal filosofo Larry Sanger ha la singolare caratteristica di aver portato alla concreta estremizzazione il concetto di ‘sapere per tutti’. Diffusa ormai in 14 edizioni in tutto il mondo, Wikipedia è un’enciclopedia assolutamente gratuita e liberamente aggiornabile nei suoi contenuti dai propri utenti, senza che questi debbano richiedere autorizzazioni o siano tacciati di violazione di diritto d’autore. Tutti possono scrivere una pagina su un determinato argomento, bisogna solo cercare di mantenere un punto di vista neutrale e cercare di essere quanto più accurati è possibile.

 

Ciò ovviamente fa sì che alcuni concetti possano essere stati scritti dal prof. di Harvard come dal nostro vicino di casa: non vi è e non vi può essere alcuna garanzia sulla veridicità di quanto pubblicato sul sito. Ed è proprio questa una delle principali critiche che viene comunemente mossa a Wikipedia, vale a dire la possibilità (assurda secondo molti) che un lemma dell’enciclopedia sia un costante work in progress, dove chiunque possa ritoccare, aggiungere od omettere parti di ciò che ha scritto un altro utente senza che via sia un qualunque tipo di revisione o certificazione dei contenuti da parte di un organismo di controllo interno al sito (potremmo dire che Wikipedia è sostanzialmente ‘anarchica’ in questo senso).

 

“Troppa libertà potrebbe essere dannosa e far alzare eccessivamente le teste dal mucchio”, ecco cosa devono aver pensato i responsabili del governo cinese riguardo l’innovativa filosofia di Wikipedia, ma soprattutto, del suo intenso uso da parte della popolazione che con più di 174.000 articoli scritti è (o forse dovremmo meglio dire era) una delle più attive nella pubblicazione e diffusione del sapere su Internet.

 

 

Curiosità: il termine ‘wiki’ deriva dalla lingua parlata nelle Isole Hawaii e vuol dire ‘veloce’.


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