Tre giorni di dibattito per parlare della crisi economica e sociale in tutte le sue sfaccettature, analizzarne le origini e proporre possibili modelli alternativi, compreso un nuovo ruolo di università e ricerca. E' un'iniziativa del Coordinamento unico d'Ateneo in occasione del giorno degli Indignados del 15 ottobre
La crisi per principianti Cause e conseguenze in tre lezioni
Tre giorni di seminari e lezioni aperte per parlare delle conseguenze sociali, politiche ed economiche della crisi , ma anche per proporre possibili alternative al modello dominante, attraverso il dibattito, la comprensione e l’analisi delle cause scatenanti. È L’altra faccia della crisi, l’iniziativa lanciata dal Coordinamento unico d’Ateneo in vista della giornata internazionale degli Indignados, prevista per il 15 ottobre, in linea con le iniziative nazionali promosse dalla Rete 29 Aprile e organizzata in collaborazione con il Movimento studentesco catanese.
Fino al 13 ottobre a Catania si parlerà di economia, ma anche di politica ed università, lontano però dal linguaggio incomprensibile con cui ne parlano i media, attraverso un approccio più adatto ad una facile interpretazione. Ad sostenere il Coordinamento gli interventi tematici di tre ospiti illustri: Gennaro Carotenuto, Ugo Mattei e Francesco Sylos Labini.
«Lo scopo è quello di informare spiega il professor Giuseppe Forte, membro attivo del Cua e di spiegare che queste crisi sono caratteristiche di un sistema sbagliato, ma molto diffuso nella società attuale. Si tratta dell’azione, da parte del Fondo Monetario Internazionale o, più in generale, da parte dei grossi sistemi di potere che determinano l’indebitamento degli stati più deboli. Su questi ultimi intervengono con misure restrittive che tendono a togliere a molti per dare a pochi. È questo il modello dominante». Da qui, sottolinea il docente, è nata l’idea che sta alla base dei seminari, volti a «spiegare che siamo in una situazione di crisi, ma nel caso in cui ne dovessimo uscire con tutte le varie azioni messe in atto da un governo teorico, si riproporrebbe sempre una situazione analoga a causa del modello che non funziona. Bisogna uscire da questo ciclo e trovare una via di sviluppo più sostenibile ed alternativa».
La scelta degli ospiti non è lasciata al caso: nel corso della tre giorni si parla di crisi sotto tre diversi punti di vista. Ieri è stato il turno di Gennaro Carotenuto dell’Università di Macerata, relatore di un incontro dal titolo L’America latina da alunna modello del Fmi a frammento di mondo multipolare, attraverso un’analisi dei «paesi che hanno risentito già di questi effetti e possono fare da modello per capire cosa succederà nel momento in cui anche noi cominceremo a seguire questa direttiva» spiega Forte: Spazio anche a «indebitamento, tagli, abbassamento del costo del lavoro: tutto quello che è argomento delle politiche liberiste, anche attraverso un paragone con gli Stati Uniti». Il secondo appuntamento è dedicato al possibile ruolo dell’università e della ricerca come soluzione alla crisi. Anche se, allo stato attuale, si tratta di una via difficilmente praticabile nel nostro Paese. Se ne discuterà oggi insieme a Francesco Sylos Labini, ricercatore del Cnr e autore del libro I ricercatori non crescono sugli alberi (ore 17, Facoltà di Giurisprudenza, Villa Cerami, Aula 5). Giovedì 13, infine, sarà il turno di Ugo Mattei, che parlerà de I beni comuni come strategia di uscita dalla crisi (ore 15.30 Aula Magna della Facoltà di Scienze Politiche).
Molto spazio all’analisi, quindi, ma anche alle possibili alternative che «non si mettono in atto dall’oggi al domani, questo è certo» sottolinea Forte, che parla anche della necessità di cambiare rotta, concentrandosi su obiettivi diversi, «che pongano al centro la persona e mettano in evidenza anche, ad esempio, il ruolo dell’interazione con l’ambiente, che oggi svolge un ruolo fondamentale. Serve quindi cambiare prospettiva e guardare sì al Pil, ma tenendo in considerazione che non è solo quello a determinare la qualità della vita».
«Il sistema universitario dovrebbe essere il primo a prevedere e a muoversi dice il docente, riguardo al ruolo del mondo accademico rispetto alla crisi come guida per la società anche se nella realtà non è esattamente così». E sull’iniziativa del Coordinamento conclude: «Noi cerchiamo di sensibilizzare le persone rispetto ad uno stile di vita che deve essere cambiato, spiegare quello che succede e far sì che si prenda atto che o si cambiano le cose, oppure si arriva ad un punto di non ritorno».
[Foto di kevinmarsh]