La catanese Mascolino vince il Campiello Giovani «Comune pensi a una vetrina per aspiranti scrittori»

Un racconto sperimentale e provocatorio. Sono questi i tratti distintivi di Je suis Charlie, il lavoro con cui la 20enne catanese Eva Mascolino si è aggiudicata la ventesima edizione del premio Campiello riservato alla categoria giovani. Il concorso letterario internazionale, nato nel 1962, nella sua versione principale viene assegnato a opere di narrativa italiana. Studentessa di cinque lingue straniere, da qualche settimana in Francia per seguire un programma Erasmus, Mascolino aveva già partecipato due volte al concorso. «Non mi aspettavo di vincere ma, dopo la selezione tra i cinque finalisti, ci speravo», ammette a MeridioNews. La storia ha come protagonista un vignettista del periodico Charlie Hebdo che si sposta da Parigi a Lentini, in provincia di Siracusa. Rientrato nella capitale francese, decide di non informare i colleghi della redazione. Negli stessi giorni si consuma l’attentato terroristico nella sede del settimanale. Un evento che segnerà l’uomo, portandolo al suicidio a causa dei rimorsi per la sua assenza. 

Cominciamo dalla fine. Ti aspettavi di vincere il premio Campiello giovani? Un concorso selettivo in tre fasi, in cui vengono selezionate da 25 a cinque opere, fino all’individuazione del vincitore.
«Devo dire che non me l’aspettavo, ma ammetto che ci speravo. Avevo l’ambizione, ecco. Le altre storie erano valide, tutti i finalisti avrebbero meritato di vincere. La sensazione più bella è quella di essere arrivata prima con un racconto di denuncia, segno che dietro c’è una giuria critica che riesce a valutare in maniera davvero specifica».

Da dove nasce l’idea di ambientare il racconto tra la Francia e la Sicilia? 
«Mi allettava la possibilità di creare una storia di contrasti, tra la saturazione di bellezza che è propria di Parigi e il paese di Lentini che conosco bene perché la mia famiglia materna viene di lì. C’è poi la vicenda dell’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, un avvenimento che mi ha colpito molto per il fatto che i media ci abbiano marciato sopra raccontando tantissimi dettagli. Nonostante nel mondo accadano ogni giorno diversi attentati, questo ha avuto maggiori attenzioni soltanto perché è avvenuto in Europa».

Chi è il protagonista del racconto?
«Si chiama Jean-Ive Le Léap. Mi sono ispirata al nome di un mio insegnante di francese dell’università che stimo molto. È un nome poco diffuso in Francia, volevo che avesse quest’aria di rarità».

La passione per questo Paese nasce quindi dai tuoi studi?
«Io sono di Catania, dove ho frequentato il liceo classico. Da settembre sono in Francia per un Erasmus, dove studio lingue, culture e letterature straniere. Sono alle prese con inglese, francese, spagnolo, tedesco e russo».

Diverse possibili influenze per i tuoi prossimi racconti. Ci hai già pensato? Magari con la visibilità del premio qualche editore si è già fatto avanti. 
«Il mio racconto, così come quello degli altri finalisti, verrà raccolto in una collana istituzionale grazie alla fondazione che si occupa del premio. C’è poi la volontà di contattare qualche editore sfruttando questo momento di visibilità. Mi piacerebbe pubblicare una raccolta di racconti, ma senza pagare i mille euro, davvero poco culturali, che vengono normalmente chiesti ai giovani sconosciuti». 

E intanto?
«Immagino il mio futuro viaggiando e scrivendo, ma anche traducendo le mie opere in tante lingue. Lo vorrei fare direttamente io per trasmettere nel modo più autentico il loro significato originale. Inoltre ho già iniziato il percorso per il tesserino da giornalista pubblicista, con la testata Voci di Città per cui scrivo». 

Il sindaco di Catania Enzo Bianco, commentando il tuo riconoscimento, ha detto che bisogna creare i presupposti affinché i giovani catanesi possano esprimersi. Ti senti di dare un consiglio al primo cittadino?
«Bisogna puntare sulle valorizzazioni già a livello scolastico. Un’idea potrebbe essere la creazione di portali online pubblici e istituzionali; una specie di vetrina dove gli editori possano visionare in maniera semplice e rapida i lavori dei giovani aspiranti scrittori».


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