La stanza, dalle sfumature di blu intenso e con scritte arabe in argento nel cuore di Ballarò, dallo scorso weekend è visitabile su appuntamento. Sulle sue origini ancora si indaga. Guarda la gallery
La Camera delle Meraviglie apre al pubblico tutti i giorni «Un bene comune da condividere e fare conoscere»
Un luogo che racchiude bellezza e mistero, con una storia singolare che ha fatto il giro del mondo: è la Camera delle Meraviglie, una stanza totalmente dipinta di blu decorata con scritte in arabo di colore argento, rimasta per lungo tempo nascosta sotto quattro strati di intonaco in un palazzo di via Porta di Castro, a Palermo. Riemersa per caso durante i lavori di restauro dell’appartamento in cui vivono Giuseppe Cadili, Valeria Giarrusso e il piccolo Antonio Tancredi, la Camera finora è stata aperta al pubblico solo per eventi straordinari, ma dallo scorso weekend i proprietari hanno deciso di rendere la stanza fruibile ai visitatori tutti i giorni. «Abbiamo deciso di aprire la Camera al pubblico perché crediamo sia un bene comune da condividere e da fare conoscere», commenta Giuseppe Cadili, che con dedizione intrattiene i visitatori con racconti e aneddoti sulla storia della casa.
Realizzata intorno alla metà dell’Ottocento, la Camera potrebbe essere un esempio di stanza turca, ambiente delle case dedicato al relax e decorato in stile orientale che andava di moda in quel periodo. Ma la scritta araba Quello che Dio vuole accade, quello che Dio non vuole non accade, che si ripete sulle pareti e l’orientamento della stanza verso La Mecca, farebbero pensare a un ambiente adibito alla preghiera: chi abitava la casa forse era di fede musulmana, o comunque un conoscitore e appassionato di cultura islamica. L’ipotesi più accreditata però è quella formulata dagli studiosi dell’Istituto di Lingue Orientali e Asiatiche dell’Università di Bonn, che vedono nella Camera un luogo segreto e magico, in cui venivano praticati riti iniziatici legati alla massoneria. Teoria affascinante e anche plausibile, considerato che proprio nella metà del diciannovesimo secolo l’edificio in cui si trova la stanza apparteneva a Stefano Sammartino duca di Montalbo, la cui famiglia aveva legami con la massoneria. All’interno della Camera non mancano poi riferimenti al mondo dell’esoterismo, come la citazione del numero sette: la scritta in arabo viene ripetuta per sette volte su ogni parete, così come le lanterne decorative, e infine sette sono anche le aperture che collegano la stanza con l’esterno.
Una camera mistica e misterica, che coniuga magia e preghiera, silenzio e spiritualità. Probabilmente un ambiente destinato a poche persone, a pochi eletti, che però adesso è possibile visitare prenotando una visita al numero 338 348 3372 o attraverso l’apposita pagina facebook.