Anche se adesso ne parla male, Philip Pullman, autore della trilogia di romanzi da cui Chris Weitz ha tratto La bussola d’oro, da qualche giorno nelle sale italiane, ha letto Tolkien e la sua saga. E in effetti il suo romanzo è una favola adulta, psicologicamente elaborata, molto diversa dagli Harry Potter di J. K. Rowling. Per questo anche più difficile anche da trasporre sullo schermo. Racconta la storia di Lyra Belacqua (Dakota Blue Richards), una ragazzina orfana che vive protetta dal suo tutore Lord Asriel (Daniel Craig, l’agente 007 in carica) in un college dei giorni nostri. Ma nel mondo di Lyra, ogni essere umano è costantemente accompagnato dal suo daimon, rappresentazione fisica dell’anima in forma di animale, in perfetta sintonia psicosomatica con la persona cui appartiene, la trovata più originale di Pullman.
E, cosa più importante, il film scritto e diretto da Weitz racconta di un tempo antico, nel quale gli “Accademici” inventarono le bussole d’oro (dette anche aletiometri, dal greco aletheia, “verità”), strumenti capaci di guidare gli uomini e le donne in splendidi viaggi tra mondi paralleli. Ma a causa del prevalere di un gruppo di fanatici raccolti nel Magisterium (in molti hanno trovato una forte analogia tra quest’istituzione e la Chiesa cattolica), le bussole furono distrutte per impedire il diffondersi tra gli uomini del libero pensiero. L’affascinante Mrs. Coulter, una Nicole Kidman glaciale, si rivelerà un’autorità importante del Magisterium, e farà la sua entrata in scena dando una scossa al film e turbando il mondo di Lyra: quando i suoi compagni di giochi vengono rapiti dagli ingoiatori, la bambina partirà alla loro ricerca, insieme ai Gyziani, in un viaggio fantastico che la condurrà fin nella terra degli orsi polari per salvare chi realmente conta per lei.
Il largo uso di effetti speciali (il film è costato svariati milioni di dollari), fa sì che incontriamo Lorek Byrnison, l’orso polare in esilio sebbene sia erede al trono del suo regno, del capitano d’aeronave Lee Scoresby, e di streghe guerriere. Assistiamo a battaglie sul ghiaccio tra orsi corazzati, a duelli tra streghe volanti e diavoli sterminatori: è guerra, ai confini del mondo. Il Bene è la scienza, la magia è la tecnologia, il Male l’oscurantismo, la paura dell’ignoto. Da Harry Potter al Signore degli anelli, il film di Weitz fa tesoro dell’esperienza degli altri film fantasy, prendendo però le mosse da intenzioni diverse: è il ritratto di un universo moderno (non medievale, remoto e spesso incomprensibile, come spesso capita nel fantasy) in cui la magia esiste ma serve a dimostrare come la tecnologia sia la vera magia del nostro mondo.
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