La battaglia solitaria delle guardie giurate licenziate Gli ex Veritas sud: «Abbandonati anche dal prefetto»

Il nuovo anno non ha portato niente di buono ad alcuni ex lavoratori della Veritas sud. Pochi, solo quattro, che sperano dal 28 dicembre 2018 che la loro situazione si risolva e che uno spazio per loro si trovi nel settore della vigilanza. Le prospettive, però, non sono rosee e, nonostante la pressione nei confronti dell’azienda ospedaliera Cannizzaro, le quattro guardie giurate restano con un pugno di mosche in mano. Mentre l’azienda che esegue il servizio, l’istituto di vigilanza privata Ancr di Salvatore e Diego Debole (dei quali si è parlato per il rapporto con il deputato regionale Luca Sammartino), continua a operare senza assumerli, nonostante le sollecitazioni dell’ospedale etneo e il pressing dei lavoratori.

La storia dei dipendenti licenziati e delle loro rivendicazioni sindacali comincia anni fa, quando l’ex proprietario di Veritas sud, Silvio Santangelo, nonostante il rinnovo del contratto collettivo nazionale mantiene ferme le retribuzioni dei lavoratori. È il 2013 e inizia la battaglia, senza esclusione di colpi, tra i sindacati e l’impresa. Gli anni passano tra le contestazioni, ma le cose cambiano tra il 2017 e il 2018, quando la proprietà passa da Santangelo a Salvatore Carcò, ex direttore. Poco dopo, la perdita dell’appalto di Veritas sud con la 3Sun, società che si occupa di pannelli fotovoltaici alla Zona industriale di Catania, mette in discussione la solidità dell’istituto e ingrandisce crepe che da anni minacciavano di diventare voragini.

Alla fine del 2018, la lotta dei lavoratori per il rispetto del contratto collettivo nazionale e l’aumento delle spettanze arriva in prefettura. La licenza di Veritas sud viene prima sospesa e poi revocata. Trascinando con sé il fallimento dell’azienda a settembre 2019. Il 28 dicembre di quell’anno, per i lavoratori scatta il licenziamento collettivo. E comincia un’altra odissea: quella al Centro per l’impiego di Catania. L’obiettivo è la riassunzione in altri istituti di vigilanza subentrati alla fallita Veritas sud. Tra gli appalti che non riassorbono il personale, secondo il verbale di una riunione al Cpi etneo del 31 ottobre 2019, ce ne sono di peso: oltre al Cannizzaro, manca anche la Camera di commercio.

All’ospedale di Catania, Veritas sud lavorava in raggruppamento temporaneo d’impresa con Ancr. Fallita la prima, è subentrata la seconda. Che però ha lasciato fuori proprio i quattro lavoratori rimasti disoccupati. Eppure, sottolinea l’azienda ospedaliera, «la garanzia occupazionale risultava una condizione indispensabile e irrinunciabile per lo svolgimento del servizio, e come tale è stata formalizzata alla Ancr». In altri termini: l’ospedale credeva che il transito delle unità lavorative fosse cosa fatta, invece non lo era. «Quello che più di tutto mi fa rabbia è che le istituzioni si tirano indietro», dichiara a MeridioNews Santo Germanà, oggi disoccupato, che per giorni è stato in presidio con gli ex colleghi davanti agli uffici amministrativi del Cannizzaro, supportati dalla Uiltucs.

«La prefettura è l’ente che deve controllare gli istituti di vigilanza, eppure anche lì non siamo stati più ricevuti, nonostante le rassicurazioni iniziali. Ci sentiamo abbandonati anche dal prefetto», continua Germanà. La contestazione che viene fatta a Claudio Sammartino e ai funzionari di Palazzo Minoriti è di non avere preso in mano la vicenda, a differenza di quanto avvenuto nel caso di altri drammi occupazionali, con certamente più persone coinvolte. E questo nonostante a ottobre 2019 il Consiglio di giustizia amministrativa, a cui la Veritas sud sull’orlo del fallimento aveva fatto ricorso contro la revoca della licenza, abbia dichiarato «illogico» il comportamento della prefettura e «ingiustificato» e «sproporzionato» il provvedimento da quest’ultima adottato. Più semplicemente: secondo i giudici amministrativi, la prefettura con la revoca ha commesso un errore.

«All’inizio eravamo nove, a poco a poco siamo sempre di meno a protestare», continua Germanà. Alcuni colleghi, nel frattempo, sono riusciti a trovare un altro impiego. «I 700 euro di Naspi (disoccupazione, ndr) non bastano per andare avanti, chi ci è riuscito, per necessità, si è ritirato da questa lotta». Sono rimasti lui e i tre colleghi che lavoravano al Cannizzaro, e due altre guardie giurate che, invece, prestavano servizio alla Camera di commercio. Lavoro di cui adesso si occupano aziende multiservizi e non specificamente di vigilanza privata. «In questa storia non vengono rispettati i diritti minimi di noi lavoratori. Se chi può aiutarci ci ignora, pur di non rimanere fuori dal mercato del lavoro a chi ci dobbiamo rivolgere?». A un avvocato. E lo hanno fatto. Un legale sta valutando il da farsi.

Luisa Santangelo

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