Gli avvocati dell'ex sindaco di Aci Catena e dell'ex funzionario Orazio Barbagallo - entrambi condannati per corruzione - chiederanno in corte d'Appello di riesaminare l'interpretazione della nuova legge come norma processuale.
ll dibattito sulla retroattività della legge Spazzacorrotti Caso Maesano come Formigoni. Avvocati fanno ricorso
Una legge che fa discutere non solo la politica, ma anche nelle aule dei tribunali. Specialmente nel caso dei legali di quegli imputati condannati in via definitiva a ridosso della sua entrata in vigore. È la Spazzacorrotti, la norma giudiziaria voluta dal Movimento 5 stelle che prevede misure più stringenti in tema di prescrizione e repressione dei reati contro la pubblica amministrazione, a partire dall’impossibilità di accedere a misure alternative al carcere per scontare la pena.
E se al livello nazionale il caso più eclatante al momento è quello dell’ex governatore della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, in Sicilia il primo a dover fare i conti con la stretta è stato l’ex sindaco di Aci Catena Ascenzio Maesano e, con lui, l’ex funzionario e consigliere comunale Orazio Barbagallo. Formigoni è stato condannato a fine febbraio a cinque anni e dieci mesi per i fatti legati agli ospedali Maugeri e San Raffaele. Maesano e Barbagallo da inizio febbraio trascorrono le giornate dietro le sbarre – il primo nella casa di reclusione di San Cataldo, il secondo al Pagliarelli di Palermo – in seguito alla condanna per corruzione, definitiva a inizio anno, dovuta alla mazzetta prese dai due dal titolare della società che ad Aci Catena per decenni ha gestito il sistema informatico. Un rapporto corruttivo che, seppure cristallizzato nella tangente percepita dall’imprenditore nella tarda primavera di tre anni fa, avrebbe avuto radici quasi ventennali.
Al momento della condanna in secondo grado, frutto di un concordato tra accusa e difesa, Maesano e Barbagallo non pensavano di dovere ritornare in galera. La pena a poco meno di tre anni, considerando anche l’anno trascorso in regime di custodia cautelare tra piazza Lanza e domiciliari, avrebbe consentito loro di accedere a misure alternative come l’affidamento in prova ai servizi sociali. Questo, però, fino alla Spazzacorrotti. Salutata con entusiasmo dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, adesso applicata anche nei casi in cui il reato è stato consumato quando la legge era diversa. Come mai? Il motivo sta in una formula: norma processuale. L’espressione, il cui opposto è norma sostanziale, indica che la novità riguarda il diritto processuale – ovvero le regole del processo – e non il merito penale. In caso di norma processuale, infatti, vige il principio tempus regit actum, latinismo con cui si indica il dover tenere conto della disciplina in vigore al momento in cui si compie l’atto processuale. Nella fattispecie l’ordine di carcerazione.
La questione, tuttavia, rimane aperta. Al contrario di quanto accaduto con Maesano e Formigoni, ci sono già casi in cui i giudici hanno deciso di non applicare retroattivamente la Spazzacorrotti. È successo, per esempio, a Como nell’ambito di una condanna per peculato di un avvocato, ritenuto responsabile della sottrazione di circa 400mila euro dai conti di un invalido, del quale svolgeva il ruolo di tutore legale. A sperare in un esito simile sono anche l’ex sindaco e l’ex funzionario. I legali dei due, infatti, martedì prossimo si presenteranno davanti al giudice dell’esecuzione della corte d’Appello di Catania per chiedere di riesaminare la decisione in merito alla retroattività della nuova legge. Il tutto avverrà quando ancora, nel merito della Spazzacorrotti, non esiste ancora alcun orientamento da parte della Cassazione. I giudici ermellini potrebbero presto essere chiamati a esprimersi sui ricorsi che, da Nord a Sud, molto probabilmente verranno inoltrati dalle parti – procura da una parte, difese dall’altra – rimaste scontente dall’interpretazione della nuova legge.