La questione dell'ente tiene banco da quando una legge del governo Musumeci impone la rimodulazione della pianta organica. Dopo uno stop di 20 giorni, e un incontro con i sindacati, da Palermo sono state spedite le raccomandate di licenziamento
Istituto Incremento Ippico, otto dipendenti messi alla porta La Regione non torna indietro. Cgil: «Impegni non rispettati»
Un finale amaro che nessuno, forse, si aspettava di dovere affrontare davvero. I tanto temuti licenziamenti dei dipendenti dell’Istituto di Incremento ippico della Regione Siciliana adesso sono un dato di fatto. Otto persone, dal 19 luglio scorso, sono state ufficialmente collocate «in disponibilità». Per un periodo massimo di due anni ai lavoratori, come si legge nella raccomandata che hanno ricevuto dall’ente che è alle dipendenze dell’assessorato regionale all’Agricoltura e ha la sede principale a Catania, «vengono sospese tutte le obbligazioni inerenti il rapporto di lavoro con il diritto a un’indennità pari all’80 per cento dello stipendio». In sostanza una messa alla porta senza alternative, almeno per il momento.
Lavoratori e sindacati, con in testa la Cgil, speravano di ottenere qualcosa dal tavolo di confronto indetto dalla Regione dopo una nota con cui, a inizio luglio, era stata sospesa per venti giorni la procedura di mobilità del personale interessato. In mezzo una convocazione a Palermo che però non ha portato a nulla. «Il faccia a faccia del 13 luglio aveva un esito diverso da quello che viviamo adesso – spiega a MeridioNews Gaetano Del Popolo, segretario della Funzione pubblica della Cgil di Catania – L’assessore aveva preso degli impegni perché si scongiurasse che queste persone potessero essere licenziate. Sul modo e sulla forma bisognava capire meglio ma l’idea nostra era quella di prendere ulteriore tempo, anche per capire quale meccanismi attivare». Alla fine però è arrivata la doccia fredda. «Il 15 luglio (due giorni dopo il primo incontro, ndr) siamo stati nuovamente convocati e ci è stato detto che nulla sarebbe cambiato», continua Del Popolo riferendosi a un secondo incontro con il direttore dell’Istituto Alfredo Alessandra. «Ci è stato detto che non sarebbe stato possibile concedere ulteriori deroghe. I dipendenti, quindi, sono stati mandati a casa».
La vicenda che riguarda questi lavoratori nasce il 16 ottobre 2019, giorni in cui sulla Gazzetta ufficiale della Regione Siciliana viene pubblicata una legge di due pagine con cui il presidente Nello Musumeci intende «rimodulare la pianta organica» dell’ente. Tutto per accrescere l’efficienza e razionalizzare il lavoro. Tradotto in numeri un taglio da 31 a 17 lavoratori con tanto di rivisitazione delle categorie di inquadramento. Per gli esclusi due alternative: ricollocazione totale o parziale attraverso il distaccamento in altri settori della macchina regionale, o la collocazione in esubero grazie a un retaggio della legge ideata dall’ex ministro del Lavoro Renato Brunetta. La situazione ha fatto storcere più di un naso anche perché se da un lato all’istituto si è deciso di tagliare dall’altro la Regione continua a investire in maniera convinta proprio nel settore dei cavalli. Dal 2019 sono circa dieci i milioni di euro destinati alla tenuta di Ambelia, tra Militello Val di Catania e Scordia, dove viene organizzata la fiera Mediterranea del cavallo.
Nella storia che riguarda l’Istituto di incremento ippico, che tra l’altro ha una delle sue sedi distaccate proprio ad Ambelia, un capitolo potrebbe scriverlo il tribunale del Lavoro, attraverso un ricorso presentato dalla Cgil. La prima udienza però si terrà soltanto il 10 settembre, trascorsi due mesi dalla determina che imponeva, prima della proroga di venti giorni concessa dalla Regione, l’attuazione della legge del 2019.