Dalle intimidazioni mafiose alla tutela del territorio: il riscatto dei Calanchi del Cannizzola

«Continuo a subire atti intimidatori nella mia azienda e, anche per questo, mi impegno ancora di più nella valorizzazione del territorio». Francesco Capizzi è un imprenditore che, negli anni, ha denunciato svariate intimidazioni da parte della mafia agricola interessata a impadronirsi dei suoi terreni, dove coltiva agrumi, ulivi e lumache tra Centuripe (nell’Ennese) e Biancavilla (in provincia di Catania), tra i monti Erei e la Valle del Simeto. Incendi dolosi, invasioni dei pascoli, furti e rottura delle tubature per l’irrigazione che ha sempre denunciato alle forze dell’ordine. «Non mi sono voluto fermare alle denunce – racconta l’imprenditore biancavillese a MeridioNews – ma ho voluto creare qualcosa che valorizzasse e tutelasse questo territorio». Così è nato il progetto dei Calanchi del Cannizzola che ha trasformato un’area abbandonata e sconosciuta in meta per turisti e artisti.

Formazioni geologiche antichissime diventati rivoli senza vegetazione, i Calanchi del Cannizzola prendono il nome da un affluente del Simeto e sono detti anche il deserto della Sicilia, non solo per l’aspetto ma anche perché d’estate si toccano fino ai 47 gradi. «Attorno a quest’area – dice Capizzi – abbiamo costruito un percorso da trekking della durata di circa tre ore e 50 minuti, abbiamo installato una panchina gigante che si affaccia su un panorama mozzafiato e anche una zona attrezzata per i pic-nic con un gazebo fatto di canne e legno per rispettare la bellezza del paesaggio». Che non è passata inosservata anche ad artisti che l’hanno scelta come protagonista di film e videoclip. Da La Bibbia di John Huston del 1960 ai video delle canzoni di Coma_Cose e Di Martino e Colapesce. «L’ultimo, proprio qualche giorno fa – racconta l’imprenditore – è stato il cantautore Mario Venuti che ha scelto i Calanchi del Cannizzola come location per il videoclip della sua canzone Paradiso».

La mafia dei pascoli continua ad agire ma Francesco Capizzi resiste con il suo presidio di tutela del territorio. Con attività di sensibilizzazione che porta anche nelle scuole dove va a parlare a studenti e studentesse anche per conto dell’Asaec, l’associazione antiestorsione di Catania dedicata a Libero Grassi che lo ha accompagnato in questo percorso di denunce. E di progetti, l’imprenditore ne ha altri già pronti in cantiere che coinvolgano di più pure la comunità locale. «Stiamo lavorando – anticipa a MeridioNews – per lanciare una campagna di adozione di un albero di ulivo». A disposizione ce ne saranno oltre 5000. «Chiunque deciderà di adottarne uno – aggiunge – avrà la possibilità di visitarli, di curarli, di raccogliere le olive e di fare l’olio». Un progetto ancora in fase embrionale ma che ha già raccolto varie adesioni da parte di artigiani e artisti non solo locali per allargare ancora di più la valorizzazione e la salvaguardia del territorio.


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