Matteo Renzi e la sua visione della Sicilia: «A Trapani il più grande scandalo degli ultimi 20 anni. Schifani dovrebbe scusarsi»

Metteo Renzi torna in Sicilia, l’occasione è quella di presentare il suo ultimo libro L’Influencer, in un viaggio che ha toccato le tappe di Mazara del Vallo, Agrigento e infine Palermo. Proprio a Palermo l’ex premier concede a MeridioNews un’intervista in cui parla a 360 gradi dello stato dell’arte della politica siciliana dal suo punto di vista.

Nel suo libro la copertina, con Meloni che si avvicina per parlarle, è una foto dai tratti caravaggeschi, che esprime una certa drammaticità. Come stanno andando le cose a Roma?
Caravaggio è imparagonabile, anche se il Merisi nelle vicinanze del Senato della Repubblica ha uno dei suoi capolavori. Battute a parte, la vedo così: quella foto è a parti invertite, quando io ero al governo e Meloni all’opposizione, stavamo dialogando, non ricordo neanche bene su cosa, serve per dire che forse la presidente oggi ha bisogno di qualche consiglio. Perlomeno nel libro le do qualche consiglio, non richiesto, sul fatto che forse è più utile comunicare un po’ meno e lavorare un po’ di più. Il mondo vive una fase difficile, di transizione: dazi, guerre, tensioni, nuove alleanze, Meloni forse deve concentrarsi sulle cose da fare e non sui tweet da scrivere.

Dopo la visita ad Agrigento sono aumentati i consigli?
Ad Agrigento sono rimasto abbastanza sconvolto. Il tempio della Concordia è stato il prestigiosissimo set naturale per la firma del patto tra Repubblica italiana e Regione siciliana: era il 2016, erano sei miliardi di euro che né Crocetta, né Musumeci, né Schifani hanno saputo spendere. Oggi abbiamo Agrigento, bellissima, Capitale della cultura e però contemporaneamente un’organizzazione che asfalta le strade il giorno prima della visita di Mattarella, perché si erano dimenticati di asfaltare le strade, il giorno dopo hanno comprato i metal detector per andare a ritrovare i tombini. Una figuraccia del genere erano anni che non si registrava. Allora, per come la vedo io, forse quello che serve alla Regione siciliana è copiare i buoni politici e non i pessimi influencer.

Capitale della cultura dove c’è ancora difficoltà persino a lavarsi.
Anche qui, il tema della siccità e della mancanza di infrastrutture idriche. Nell’assegno di sei miliardi che abbiamo lasciato a Crocetta, Musumeci, Schifani, un pezzo era esattamente per quello perché, se mancasse l’acqua, non dico che capirei, perché non capirei, però, tutto sommato sarebbe più giustificabile quello che sta avvenendo. Parliamoci chiaro, sta andando molto peggio, perché l’acqua in Sicilia c’è. Il punto è che ne perdiamo il 60-65 per cento per la dispersione della rete idrica e per la mancanza di infrastrutture. Allora si ha una contraddizione incredibile: al Verdura, all’Adler, a Sciacca, negli altri cinque stelle, sta arrivando un pubblico altospendente. La gente si diverte e vive profonde emozioni nel vedere la bellezza e la vitalità della cultura siciliana. La gente sta bene in Sicilia quando viene in vacanza, ma una parte dei siciliani non ha l’acqua per diversi giorni. Penso che oggi, nel nostro viaggio, abbiamo cercato di denunciare le cose che non vanno e fare le nostre proposte. Poi, quando arrivi a Mazara del Vallo, davanti all’ospedale in cui una professoressa si opera, chiede i risultati dell’esame istologico per otto mesi e poi scoprono che l’esame è positivo, cioè, c’è un tumore. Però, nel frattempo, la professoressa vede le metastasi. E non riguarda un caso: dei 3300 referti non refertati in tempo dall’azienda sanitaria di Trapani, 206 sono risultati positivi. È il più grande scandalo degli ultimi 20 anni della sanità italiana. E non c’è nessuno che c’ha il coraggio di dirlo, deve venire un ex presidente del Consiglio davanti all’ospedale, perché il presidente della Regione a Mazara non ci mette più piede.

Ma un consiglio non richiesto anche per Renato Schifani?
Lavorare. Lavorare. Lavorare. Se io fossi Renato Schifani andrei a Mazara del Vallo a chiedere scusa davanti all’ospedale e ad Agrigento a chiedere scusa per il fallimento della Capitale della cultura. E metterei delle persone di qualità: se ai vertici della sanità siciliana metti gli amici di partito e non persone competenti, succederà sempre che arriviamo ad avere 3300 referti di cui 206 positivi che non vengono consegnati ai pazienti.

Restiamo sempre con focus Sicilia, ma passiamo un attimo da Roma: ma veramente fa i dispetti a Cateno De Luca per i senatori?
Io trovo che le parole di Cateno De Luca nei confronti della senatrice Dafne Musolino (passata da Sud chiama Nord a Italia Viva, ndr), siano parole indegne. E siccome, per quello che mi riguarda, quando si supera il limite della continenza e della correttezza, si va in tribunale, a Cateno De Luca non ho niente da dire oltre quello che gli hanno detto i miei avvocati chiedendogli i danni per quello che ha detto a me e a Dafne Musolino. Quanto a Dafne Musolino, chi la conosce sa che si tratta di una brava senatrice, di una brava avvocata, di una brava amministratrice e non merita le parole di Cateno De Luca.


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