Trentasei anni, più di metà dei quali dedicati al sociale. Andrea Bruno adesso ha deciso di scendere in campo per le prossime elezioni amministrative di Catania candidandosi al Consiglio comunale nella lista Enrico Trantino sindaco per Catania nella coalizione di centrodestra. Laureato in Scienze della pubblica amministrazione con una magistrale in Scienze politiche, dal 2020 […]
L’intervista al candidato al Consiglio comunale di Catania Andrea Bruno. «Dall’impegno sociale a quello politico»
Trentasei anni, più di metà dei quali dedicati al sociale. Andrea Bruno adesso ha deciso di scendere in campo per le prossime elezioni amministrative di Catania candidandosi al Consiglio comunale nella lista Enrico Trantino sindaco per Catania nella coalizione di centrodestra. Laureato in Scienze della pubblica amministrazione con una magistrale in Scienze politiche, dal 2020 è segretario regionale dell’associazione vittime civili di guerra, controllata dal ministero dell’Interno. Sposato e padre di due figli, tra il 2014 e il 2016 è stato anche responsabile del Museo tattile del capoluogo etneo.
Dall’impegno sociale a quello politico. Il passo è breve?
«La mia candidatura al Consiglio comunale di Catania è la continuazione di un impegno che porto avanti fin da quando ero adolescente. Provengo da una famiglia che mi ha trasmesso i valori del rispetto, dell’uguaglianza, della collaborazione, dell’altruismo e della solidarietà verso le persone più bisognose. Mio nonno materno è non vedente a causa dello scoppio di un ordigno bellico e, fino al 2013, è stato presidente dell’Unione italiana ciechi della Sicilia. Al suo fianco nelle campagne di sensibilizzazione sul tema della disabilità, in giro per l’Isola, ho appreso una dimensione sociale della politica. In quegli anni, ho avuto modo di vedere come, chi più chi meno, rispondesse in modo sensibile su questa tematica. Il problema è che c’erano sempre interlocutori estranei, che non provenivano da quel mondo dell’associazionismo. Man mano che ho acquisito più esperienza nel campo, ho maturato l’idea che anche dal mondo dell’associazionismo, specie legato alla disabilità, è bene che si possano esprimere dei rappresentanti politici che su certi temi siano preparati ad agire in modo pratico perché ne conoscono i pregi e le criticità».
Se dovesse usare tre parole chiave per descrivere il progetto che ha per la città, quali sarebbero?
«Le tre parole che scelgo rappresentano anche i punti del mio programma da consigliere comunale che partono dalla base delle mie competenze. La prima è accessibilità: l’obiettivo infatti è quello di fare diventare la città di Catania totalmente e realmente accessibile partendo proprio da azioni semplici che possano semplificare la vita di tutti i cittadini, non solo dei disabili. Dalle strisce pedonali fatte bene alle scivole al posto dei gradini dei marciapiede fino ad arrivare al cicalino sonoro dei semafori. La seconda parola che scelgo è sostenibilità: un tema che mi sta a cuore non solo per l’annosa questione legata alla corretta gestione dei rifiuti ma anche alla mobilità sostenibile e al favorire nuovi sistemi per l’approvvigionamento energetico ragionando sulle questioni a medio e lungo termine. Infine, la mia terza parola chiave è integrazione: l’idea che ho è quella di una città integrata, non scollata. Una città in cui l’amministrazione e le varie realtà associative siano in grado di fare rete per non disperdere le risorse. Il mio sogno è proporre una delega di un assessorato al Terzo settore, che è già attiva in molte città italiane, partendo dal rinnovamento del vecchio modello di tavolo delle associazioni».
Partendo dalle sue esperienze nel terzo settore, qual è la prima cosa che farebbe da consigliere comunale di Catania?
«La prima cosa che farei è la mappatura di tutte strade cittadine, dal centro alle periferie, per capire quali sono le criticità e come intervenire in modo pratico. Innanzitutto, partendo dal punto di vista dell’accessibilità di strade, marciapiedi, strisce pedonali e semafori. L’obiettivo è fare in modo che tutti i cittadini possano muoversi in sicurezza, non solo le persone disabili ma anche i bambini, gli anziani o i genitori con i figli nel passeggino. Con un quadro chiaro e completo della situazione attuale, è possibile poi programmare gli interventi nel corso del tempo. Altro argomento che mi sta a cuore è il rilancio dei parchi cittadini. Con il polmone verde del Parco Gioeni, per esempio, a Catania non abbiamo nulla da invidiare a Manhattan. La differenza è che a New York c’è chi se ne prende cura, mentre qui invece non è così. La mia idea è di creare una vera sinergia tra pubblico e privato coinvolgendo anche le varie associazioni per tutelare le aree verdi della città. So che molti cittadini sono disaffezionati o scottati dalla politica; ed è questo il motivo per cui si raggiungono ogni volta livelli altissimi di astensionismo per le elezioni. Ai catanesi io chiedo innanzitutto di andare a votare perché, altrimenti, si rischia di consegnare la città nelle mani di piccole cricche di potere che sono state elette solo da pochi».
C’è una figura politica o tecnica, anche internazionale, a cui si ispira?
«Mi piace partire da vicino, dalla nostra città e dal nostro candidato sindaco, l’avvocato Enrico Trantino, figura alla quale mi ispiro per affidabilità, determinazione, serietà e pacatezza. Enrico Trantino può realmente dare un grande contributo alla città di Catania portandola a una svolta decisiva».