Placatasi la polemica a suon di dichiarazioni sullo schieramento di medicina in vista delle imminenti elezioni per il Rettore, Recca fa una mossa concreta: la presentazione del punto 7 del suo programma, quello sulla Sanità
Intanto Recca fa il… punto su Medicina
7. La Sanità
Particolare attenzione va senza dubbio rivolta alla Sanità, in quanto l’attività assistenziale costituisce da sempre il principale fattore di visibilità dell’Università nei suoi rapporti con l’ambiente esterno.
“Visibilità” che è potenzialmente in grado di dare un sostanziale contributo alla reputazione della Facoltà medica e dell’Università nella sua veste di “fornitrice” di prodotti che includono servizi medici e formazione sanitaria. La Facoltà di Medicina gode a Catania di un’antica tradizione documentata dagli illustri Maestri che in campo medico e chirurgico hanno saputo creare Scuole di prestigio apprezzate sia in ambito nazionale che internazionale. La Facoltà di Medicina è cresciuta negli ultimi decenni sotto l’aspetto numerico, ma tale crescita non è stata accompagnata da una politica adeguata tendente al miglioramento della qualità; una politica che, quindi, avrebbe dovuto avere due obbiettivi fondamentali:
1) una programmazione di facoltà trasparente, collegiale e, pertanto condivisa, basata sul tumultuoso sviluppo delle conoscenze e delle esigenze della medicina moderna, riguardante sia il corpo docente che le strutture in cui esso opera;
2) la formalizzazione di rapporti chiari con la Regione e, perifericamente, con le Aziende in grado di assicurare a tutto il personale universitario, docente, tecnico-amministrativo e sanitario, la giusta collocazione e la possibilità di esprimere le proprie capacità professionali insieme al giusto riconoscimento economico del proprio lavoro.
Per quel che riguarda il primo punto, penso che poco sia stato fatto e con risultati non soddisfacenti. La qualità media della Medicina universitaria e le strutture in cui essa opera non si sono sviluppate in relazione ai tempi e in non pochi casi la tradizionale “concorrenza”, tra strutture universitarie e strutture ospedaliere ha portato alla prevalenza delle ultime. Questa assenza di sviluppo ha generato nei docenti, prima e seconda fascia e ricercatori, un senso di frustrazione che, con motivazioni diverse, si traduce in una più o meno marcata disaffezione e in senso di sfiducia nei confronti dell’Università, che in definitiva vengono purtroppo a riflettersi anche sulla didattica e sulla ricerca. Nei mesi scorsi ho avuto moltissimi colloqui con docenti delle varie fasce e, a conferma di quanto sopra, ho potuto toccare con mano quanto sia diffuso il senso di malessere. Anche se la mia attività si svolge in un ambito assolutamente diverso da quello medico, la conoscenza diretta o indiretta di moltissimi docenti mi ha fatto rilevare chiaramente la discrepanza tra la qualità del personale universitario e la qualità media dell’assistenza; e a tal proposito mi sono chiesto: se il livello culturale e la capacità professionale di professori ordinari,
associati e ricercatori sono ottimi, perché non si traducono di regola in un’altrettanto buona resa assistenziale? So che la risposta a tale domanda non è semplice, ma è possibile che all’interno delle strutture assistenziali non tutti abbiano mansioni e responsabilità confacenti alle proprie attitudini e alle proprie capacità professionali e che, inoltre, molte strutture universitarie non posseggano strumenti e apparecchiature adeguati qualitativamente e quantitativamente alle necessità dei tempi. Ricordo anche che nell’ambito dello sviluppo della Facoltà di Medicina e Chirurgia un’attenta e corretta programmazione deve essere rivolta al polo di Ragusa, cosicché, attraverso un didattica e un ambito assistenziale qualificati, possa raggiungere nei prossimi anni un livello pari a quello di Catania.
Pertanto, compito primario del futuro Rettore sarà di consentire e supportare la progressione di carriera di tutti i docenti meritevoli della Facoltà di Medicina e Chirurgia, trovando anche la giusta collocazione per ognuno nell’ambito assistenziale sia al Policlinico che nelle Aziende ospedaliere. Inoltre, l’Università dovrà tornare ad essere polo di attrazione per tutte le professionalità emergenti e si dovrà fare in modo di reperire i fondi necessari per consentire l’immissione in ruolo (ed il pensiero va ai tanti giovani validi che circondano i docenti) di forze nuove che stimoleranno le attività di ricerca scientifica, a volte trascurate.
Credo fermamente che chi avanza la propria candidatura alla carica di Rettore abbia il dovere di assicurare il proprio impegno per un’analisi approfondita dei problemi “interni” e per la loro soluzione in un accettabile lasso di tempo. Il lavoro da compiere non è certamente facile. Pertanto, affinché possa dare risultati tangibili, è indispensabile che il Rettore possa contare sulla piena, fattiva e, soprattutto, imparziale collaborazione non solo del Preside, ma anche di ciascuno dei componenti la Facoltà.
Riguardo al secondo punto, le considerazioni sono molto complesse. Un buon momento per riformare i rapporti tra Università e Sanità poteva essere la sollecita applicazione del D.L. n. 517 del dicembre 1999, che avrebbe dato all’Università la possibilità di riprendere appieno il suo ruolo nell’ambito della Sanità. Già l’articolo 1 esordisce affermando che “L’attività assistenziale necessaria per lo svolgimento dei compiti istituzionali delle università è determinata nel quadro della programmazione nazionale e regionale in modo da assicurarne la funzionalità e la coerenza con le esigenze della didattica e della ricerca, secondo specifici protocolli d’intesa stipulati dalla Regione con le università ubicate nel proprio territorio……”; e nei successivi punti (c, d, e) dello stesso articolo vengono chiaramente indicati: “il ruolo dell’università nella programmazione sanitaria regionale, la necessità di indicare i parametri per l’individuazione delle attività e delle strutture assistenziali complesse, funzionali alle esigenze di didattica e di ricerca dei corsi di laurea della facoltà di medicina e chirurgia, delle Aziende…..” e “l’indispensabilità di definire il volume ottimale di attività e il numero massimo di posti letto e di strutture assistenziali anche in rapporto al numero degli iscritti ai corsi di laurea della facoltà di medicina e chirurgia e alle esigenze della ricerca”. Gli articoli seguenti disciplinano, in maniera chiara, la strutturazione delle Aziende ospedaliero-universitarie, per le quali, dopo un quadriennio di sperimentazione, è prevista come modello ordinario di gestione operativa la struttura dipartimentale integrata (DAI) con le sue possibili ulteriori strutturazioni.
In conclusione, si può dire che la strutturazione, l’organizzazione e la programmazione delle Aziende ospedaliero-universitarie devono essere discusse e concordate con l’Università e, a conferma di ciò, l’art. 4 della 517/99 stabilisce per quanto riguarda gli organi delle Aziende O.U., tra l’altro
1) la nomina del Direttore Generale da parte della Regione acquisita l’intesa con il Rettore dell’Università;
2) la presenza nel Collegio sindacale di un membro designato dall’Università;
3) la presenza del Preside della Facoltà di Medicina, quale membro di diritto (Presidente scondo il Protocollo d’intesa) nell’Organo di indirizzo;
4) la presenza, all’interno del Collegio di direzione, dei direttori dei dipartimenti ad attività integrata e dei dipartimenti assistenziali;
Altri importanti organismi previsti sono:
– il Collegio tecnico, previsto dall’art. 7, comma 9, del Protocollo d’intesa, in osservanza del D.L. 517/99, art. 5, comma 13;
– il Collegio sindacale, art. 8, comma 3, del Protocollo d’intesa;
– il Comitato dei Garanti, art. 10, comma 6, del Protocollo d’intesa, in osservanza dell’art. 5, comma 14, del D.L. 517/99.
Dal 21 dicembre 1999 sono passati ben 4 anni prima di arrivare alla firma del Protocollo d’intesa con la Regione Sicilia, ma l’entrata in vigore del Protocollo d’intesa (gennaio 2004) ha avuto come effetto principale solo l’applicazione (soggettiva) delle norme relative al trattamento economico, che ha subito evidenziato una
penalizzazione economica significativa per tutte le fasce di docenti e per i tecnici laureati, penalizzazione, in prospettiva, più marcata alla luce del progressivo aumento di tutte le voci stipendiali dei contratti ospedalieri. Le giuste e immediate rivendicazioni del personale universitario sono state basate sia sulla diversa interpretazione e applicazione (non penalizzanti) delle norme da parte degli altri due Atenei siciliani, che sull’esito dei ricorsi presso il Tribunale Amministrativo Regionale, le cui sentenze, sempre favorevoli al personale universitario, invece di essere applicate prontamente, sono attualmente appellate presso il Consiglio di Giustizia Amministrativa. E’ quindi, per me, incontrovertibile che la corretta applicazione delle normative economiche previste dal D.L. 517/99 deve garantire la corresponsione ai docenti e ai tecnici laureati, secondo l’art. 31 del D.P.R. 761/79 (ex De Maria), le differenze mensili delle due voci stipendiali ospedaliere: 1) tabellare, 2) RIA (anzianità complessiva di servizio) e la intera indennità di specificità medica. Inoltre, secondo il D.L. 517/99, in aggiunta e non in sostituzione, le intere voci di tutte e tre le indennità di responsabilità che l’Azienda delibera per gli universitari: 1) posizioni, 2) direzione di Dipartimento (in atto corrisposta) e 3) indennità di responsabilità di strutture e moduli complessi (specificità e responsabilità non più corrisposte dal gennaio 2004 a causa del Protocollo d’intesa). A quanto sopra vanno aggiunte, se spettanti, le indennità di esclusività, di risultato, di rischio,ecc.
Un analogo problema, del quale immediatamente occuparsi, riguarda il trattamento economico del personale sanitario e tecnico-amministrativo dell’Università, che svolge, accanto ai medici, un lavoro di supporto determinante per il buon andamento dell’attività assistenziale nelle Aziende. Anche questo personale, sempre ai sensi del D.P.R. 761/79, ha diritto all’equiparazione economica alle equivalenti figure del Comparto ospedaliero della Sanità sia per le voci stipendiali che per le indennità e gli accessori ospedalieri, in particolare avendo corrisposta separatamente la RIA ospedaliera dal primo giorno di servizio o, se superiore, l’intera RIA universitaria. Tuttavia, l’art. 28 del C.C.N.L. relativo al personale del comparto Università, che doveva disciplinare equiparazione delle figure professionali a partire dal gennaio 2005, non è stato ancora applicato prolungando così quei contenziosi che, se risolti, eliminerebbero l’ampio malcontento per il danno economico e previdenziale.
Nell’ambito del programma per la Sanità, reputo doveroso dichiarare la mia particolare attenzione per l’Azienda Policlinico, nella quale è massima la concentrazione dei Medici universitari. Essa, presto o tardi, accoglierà quasi tutte le strutture di Medicina e Chirurgia, generali e specialistiche della nostra Università, e per questo motivo avrebbe dovuto essere l’oggetto di una programmazione attenta e lungimirante. L’Amministrazione dell’Azienda avrebbe dovuto già da anni lavorare di concerto con il Rettore e con la Facoltà di Medicina per una programmazione dell’imminente futuro; e tale programmazione avrebbe potuto prevedere anche la costituzione di nuove strutture dipartimentali, di dipartimenti d’organo o d’apparato, di dipartimenti medico-chirurgici o di altre strutture in grado di inserirsi, al passo con i tempi, in una moderna medicina. In questi ultimi anni, però, abbiamo visto crescere il Policlinico solo in termini di edilizia. Edifici sono stati ultimati, altri sono in fase avanzata di completamento con gare “chiavi in mano”. Per queste strutture è indispensabile che siano subito sentiti i Direttori delle unità operative che dovranno occuparle una volta ultimati i lavori. Ciò al fine di conoscere le esigenze dei reparti e di evitare realizzazioni strutturali e tipologie di attrezzature che potrebbero risultare, com’è avvenuto spesso nel recente passato, non idonee per l’efficienza dei reparti.
Purtroppo, a tutt’oggi non esiste un atto aziendale ed un organigramma concertati con il Consiglio di facoltà e le Organizzazioni sindacali, sebbene questi importante documenti siano stati già redatti, ma nessuno sa bene in base a quali parametri essi siano stati preparati. A questo proposito, evidenzio quanto importante sia per l’Azienda Policlinico l’apertura di un Pronto Soccorso. Esso, tuttavia, non potrà certo essere istituito secondo quanto suggerito dall’Azienda, ma dovrà avvalersi di un Dipartimento di Emergenza che sia dotato, secondo norma, di proprie risorse umane e strumentali e che, quindi, non poggi sulle strutture (unità operative, servizi) attualmente gestite dalla Medicina universitaria, che sarebbero inevitabilmente votate al crollo assistenziale.
Oggi l’Azienda Policlinico è l’Azienda in cui, paradossalmente, si respira in maniera tangibile un clima di diffidenza e di sfiducia reciproca tra Dirigenza, Comparto e Direzione aziendale, e in cui il personale docente, tecnico-amministrativo e sanitario si sente “non difeso” dal proprio rappresentante legale .
Posizioni aziendali, produttività, equiparazione sono solo alcuni degli aspetti della vita aziendale che non vengono affrontati da molti mesi e tale situazione di stallo non fornisce certo nuovi impulsi al settore assistenziale, ma lo fa procedere solo per inerzia. E’evidente che tale situazione, proprio all’interno dell’Azienda Policlinico, non può protrarsi per altro tempo ed è, quindi, improcrastinabile un intervento degli Organismi istituzionali dell’Università per chiarificare e sanare attraverso un fermo confronto tutti i numerosissimi problemi pendenti.
In conclusione, da quanto sin qui esposto risulta evidente quanto gravoso sia l’impegno del futuro Rettore dell’Università nei confronti della Sanità universitaria. Ribadisco, però, ancora una volta, che gli indirizzi e le iniziative del Rettore in materia di organizzazione assistenziale interna non possono essere verticistici, ma devono invece scaturire da una concertazione fattiva e obiettiva non solo con il Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, ma con tutto il personale docente, tecnico-amministrativo e sanitario in grado di proporre iniziative atte a migliorare la qualità della Sanità universitaria. Sarà, ad esempio, certamente utile costituire Commissioni di Facoltà per aree di competenza che portino avanti programmi realmente condivisibili e praticabili, che indichino le reali priorità organizzative e di destinazione dei finanziamenti di Ateneo e di altra fonte, sulla base di credibili piani di sviluppo didattico-scientifici e aziendal-assistenziali da sottoporre al vaglio degli Organi statutari. Precisi e corretti parametri devono essere utilizzati per identificare le migliori energie progettuali e le grandi forze produttive esistenti nella Facoltà, riconoscendole e supportandole adeguatamente rispetto al valore posseduto e all’impegno profuso. Pertanto, devono essere incentivati e rapidamente programmati lo sviluppo di carriera accademica e l’assegnazione di responsabilità assistenziali che debbono avvenire con criteri veramente meritocratici che tengano conto dei titoli scientifici, ma che non disconoscano o sottovalutino le reali capacità professionali. Nel contempo, è necessario procedere al reclutamento di nuovi docenti ove non disperdere e invece utilizzare tutti i validi apporti provenienti dai dottorati, dagli specializzati, dagli interni, ecc.
Per quanto concerne i rapporti tra Sanità universitaria e Servizio sanitario nazionale, il mio primo impegno nei confronti dei medici universitari è quello di procedere al chiarimento applicativo del Protocollo d’intesa tra l’Università di Catania e Regione Sicilia, interpretando e applicando correttamente quanto previsto dal D.L. 517/99 non solo per quanto riguarda le norme in materia di trattamento economico, ma anche per quanto riguarda il debito orario, pari al 50%,precisando con le Aziende il numero di ore dovute settimanalmente e le modalità di rilevazione, in modo da tutelare sempre e con determinazione sia l’appartenenza giuridica che l’espletamento dei compiti didattico-scientifici e formativi propri dell’Università.
Sono grato ai numerosi docenti, tecnici, amministrativi e sanitari della Facoltà di Medicina per il prezioso contributo fornitomi nella preparazione del punto del programma relativ o alla”Sanità”.