Insulti razzisti, trasferito il dirigente della Polfer «Via da Catania per incompatibilità ambientale»

Gioacchino Lunetto non presterà più servizio a Catania. Dal 19 maggio è diventato effettivo il suo trasferimento alla questura di Messina, dopo anni trascorsi da dirigente alla polizia ferroviaria etnea. Un ruolo di primaria importanza rispetto all’accoglienza dei migranti, tema al quale Lunetto non era particolarmente affezionato. Nonostante i mesi di servizio prestati al Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Crotone. Era stata una denuncia di MeridioNews a raccontare il contenuto delle esternazioni che il vicecommissario rilanciava pubblicamente sul suo profilo Facebook, poi cancellato: «Mi manca Hitler», scriveva. E per risolvere il problema della tratta di essere umani nel mar Mediterraneo proponeva: «Buttarli in mare, bruciarli vivi o rimpatriarli».

Adesso, dopo una richiesta dell’ex sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Berretta, è direttamente il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico a dare notizie sul caso scoppiato un anno fa. «Si assicura che nei confronti del sostituto commissario della polizia di Stato Gioacchino Lunetto, responsabile della pubblicazione di alcune frasi e commenti a sfondo razzista e inneggianti al fascismo – si legge nel documento ministeriale – sono stati immediatamente adottati i provvedimenti di competenza». Vale a dire prima la sospensione cautelativa dal servizio, a partire dal 26 giugno 2015, e poi l’inchiesta disciplinare. Che è arrivata all’epilogo effettivo poco più di un mese fa.

In mezzo c’è stata anche una denuncia nei confronti di Lunetto da parte dei suoi colleghi della Digos. «Il procedimento penale è tutt’ora pendente», precisa Bubbico. «Inoltre – aggiunge il viceministro – anche in considerazione del clamore mediatico suscitato dalla vicenda, la questura di Catania ha provveduto alla tempestiva acquisizione della pistola, delle manette e della tessera di riconoscimento della polizia di Stato». Gli atti dell’indagine a carico del commissario di polizia ferroviaria, poi, sono confluiti in un fascicolo finito sulla scrivania del consiglio di disciplina interno alle forze dell’ordine. Il procedimento a suo carico si è concluso lo scorso novembre «con l’irrogazione della sanzione della sospensione dal servizio per un mese». Il secondo tra i provvedimenti più gravi nella scala della polizia di Stato, preceduto soltanto dalla destituzione da ogni ruolo.

Non è tutto. A novembre, scrive ancora Filippo Bubbico, «a Gioacchino Lunetto è stato notificato il trasferimento per incompatibilità ambientale». Dopo sei mesi, durante i quali il poliziotto non ha potuto prestare «servizio effettivo», il provvedimento è diventato esecutivo prima della fine dello scorso mese di maggio. A undici mesi dalla denuncia. «Gli insulti razzisti contro i migranti, le minacce, l’odio insito nelle parole di Lunetto erano inaccettabili – interviene il deputato del Partito democratico Giuseppe Berretta – A maggior ragione perché a esprimerle è stato un rappresentante dello Stato». Motivo per il quale, secondo l’onorevole, la vicenda si è conclusa con «sanzioni esemplari». Che rendono giustizia, prosegue Berretta, «ai tantissimi appartenenti alle forze dell’ordine e semplici cittadini che hanno preso le distanze da certi atteggiamenti razzisti e xenofobi».


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