Lo Sblocca Italia rischia di dare il via alle perforazioni in mare. L’opposizione si muove su due binari al momento paralleli: quello istituzionale che vede protagonista il Movimento 5 stelle e i gruppi territoriali, finora sparsi, che provano a unirsi in un unico coordinamento
Iniziative contro le trivelle nel Canale di Sicilia Fronte diviso tra M5s e comitati No Triv riuniti
«Mentre il governatore Rosario Crocetta è tenuto per i cosiddetti dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, il sottosegretario Graziano Delrio nella scorsa visita in Sicilia ha detto che da noi non si investe perché ci sono le rocce». Le parole dell’attivista del Movimento 5 stelle Giuseppe Sicilia sintetizzano così lo stato d’animo dei siciliani e delle siciliane che si oppongono alla nuova corsa all’oro nero. Dopo l’approvazione in Senato, il decreto Sblocca Italia è diventato legge. A nulla sono valse le contestazioni del M5s con i senatori che, con le mani nere d’inchiostro come fosse petrolio, si sono stesi sui banchi del governo e sui corridoi per impedire ai colleghi di votare. Da ieri sarà più agevole per le compagnie petrolifere trivellare il mar Mediterraneo alla ricerca di metano e petrolio.
Secondo i dati del ministero dell’Ambiente solo le ricerche e le estrazioni nel Canale di Sicilia si estenderanno in un area di 12.908 chilometri quadrati su 20mila chilometri quadrati di mare, per un totale di dieci milioni di barili estraibili. Legambiente, Wwf e Greenpeace da tempo fanno notare che quella quantità di idrocarburi coprirebbe i consumi attuali per soli due mesi e che il petrolio siciliano è di scarsa qualità. Oltre agli effetti su flora e fauna che spaventano i pescatori locali.
Intanto i grillini si affidano ancora una volta alle istituzioni. «Siamo alla battaglia pura – continua Giuseppe Sicilia – tenteremo di portare in tribunale lo Stato perché con questo corpus di leggi, che è in realtà uno sfascia Italia, si va contro le direttive internazionali e della Nato». Una linea politica che non è l’unica percorribile. Oggi infatti si terrà a Licata un incontro tra tutti i comitati siciliani contro le trivellazioni per discutere dello stato della lotta e per programmare iniziative e azioni coordinate tra tutti i territori coinvolti. Il coordinamento auspicato il mese scorso da Greenpeace all’interno della Rainbow Warrior si fa concreto. All’incontro hanno già dato la loro adesione i comitati No Triv di Scicli, Ragusa, Palma di Montechiaro, Sciacca e del Belice, i comitati No Muos di Catania e Niscemi, e il comitato Bonifichiamoci–No Eni di Gela.
Sempre a Licata per il giorno successivo il Movimento 5 stelle ha organizzato una manifestazione di protesta. Suscitando però il malcontento del comitato agrigentino, che lamenta di non essere stato coinvolto. «La loro iniziativa – conferma Marco Castrogiovanni – ci ha creato forti difficoltà. Noi avevamo fissato un’assemblea pubblica per giorno 15 e avremmo preferito che l’esigenza di una manifestazione fosse venuta spontanea dalla popolazione. Inoltre qui a maggio ci sono le elezioni, c’è consenso sulla lotta alle trivelle e l’argomento è appetibile». Se da una parte quindi il nascente movimento No Triv prova ad unire ciò che finora sono state resistenze sparse, mettendo in condivisione pratiche e idee, il M5s va avanti per la sua strada. Coinvolgendo ad esempio Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia, l’esperto dei fondali marini Domenico Macaluso e l’esperto di Diritto ambientale Giacomo Cortese. Asciutta la risposta di Giuseppe Sicilia alla polemica: «La manifestazione è organizzata dal M5s, ma è aperta a tutti».