Informazione a Catania: un caso nazionale?

La Sicilia vive oggi una stagione complessa e per molti aspetti contraddittoria. Accanto ad antichi problemi, quali il radicato rapporto di subalternità al potere politico, l’opaca gestione delle istituzioni amministrative e dei finanziamenti pubblici dai quali dipendono sostentamento e futuro di tanti cittadini, un’imprenditoria per troppi aspetti asfittica e parassitaria, la fuga dei giovani da una inaccettabile prospettiva di vita, mentre il confine con gli interessi e la subcultura mafiosi è oltrepassato su gran parte del territorio, numerosi segnali parlano di una possibile riscossa, di una “Primavera palermitana” che potrebbe investire il resto dell’isola.

È il contrasto al dilagare degli interessi illegali e criminali che, come sempre in questa terra, segna il decisivo campo di gioco, chiamando i cittadini a scelte che non sono solo economiche e sociali, ma che comportano l’accettare valori morali e una nuova dimensione civile e culturale. Sono in campo il movimento dei giovani di Addio Pizzo, la rivolta della Confindustria di Ivan Lo Bello con il formarsi di nuove organizzazioni anti-racket, le eccellenti operazioni di Magistratura e forze investigative che hanno decimato, dall’arresto di Provenzano, gran parte del Gotha di Cosa Nostra e trovate le connessioni con il sistema di complicità politico-amministrative, come ha comunque dimostrato la condanna di Cuffaro. E al fianco di tutto ciò c’è il rinnovato vigore di un movimento per la legalità che va dalle cooperative di Libera per la gestione dei beni mafiosi sequestrati fino all’attività di ricerca di università, intellettuali, editori. Una partita difficile e certamente lunga, che vede nell’informazione, nell’estendersi di una dimensione critica di conoscenza e di memoria, capace di legare fatti e protagonisti, uno degli attori principali, senza i quali sarebbe molto problematico vedere uno sbocco positivo ai processi in corso. E qui si pongono senz’altro seri problemi, considerato che lo stato generale dell’informazione in Sicilia non è affatto buono.

Un servizio pubblico della Rai anchilosato su elementi burocratici e centralizzati, se non decisamente lottizzati, con modelli e risorse produttive ben lontani dalla complessa realtà decentrata e pochi editori, che controllano e concentrano insieme la diffusione dei giornali e l’emittenza radiofonica e televisiva locale, incrociando in ogni città siciliana interessi di varia natura, veri e propri “comitati d’affari” dai quali dipendono scelte urbanistiche ed economiche, cioè di sviluppo, di occupazione, di scambio, ovviamente anche elettorale. L’assenza di competizione porta con sé il parallelo abbassamento di una dignitosa soglia di pluralismo, condizionamenti di ogni tipo all’interno delle redazioni e, per i cittadini-lettori o spettatori, una sorta di “pensiero unico”, dove la realtà e soprattutto i suoi aspetti più problematici e oscuri, è filtrata dalla volontà e dalle convenienze di “padri-padroni”, spesso ben lontane da principi editoriali di autonomia e di indipendenza.

Di questa realtà, pesante in tutta la Sicilia, Catania, la seconda città dell’isola e di fatto per molti aspetti la prima (si pensi solo al volume dei traffici commerciali e turistici attorno al modernissimo aeroporto) paga da anni un prezzo informativo altissimo. Non vi viene distribuita infatti, come del resto in buona parte della Sicilia orientale, la pagina siciliana de La Repubblica, che ha invece a Palermo un’agguerrita redazione. Per un patto commerciale, mai chiarito nei suoi veri aspetti, questo grande giornale viene stampato negli stabilimenti grafici catanesi dell’editore Mario Ciancio, proprietario de La Sicilia, ma va nelle edicole privo della cronaca siciliana: se i catanesi, come i cittadini della provincia di Ragusa e di altre zone, vogliono leggerla, devono andare a comprarsi il quotidiano a Messina. Per seguire la cronaca e gli sviluppi di vicende che coinvolgono ogni giorno i cittadini, i loro problemi esistenziali, il loro futuro, per di più in questa fase di nuove speranze e di dinamiche civili, resta solo la scelta de La Sicilia… Uno stato di cose mortificante e lontano da qualsiasi principio di competizione di mercato e di pluralismo, contro il quale inutilmente si sono levate in passato proteste e denunce.

Per analizzare a fondo questa situazione e mettere finalmente a confronto le posizioni, il 16 Febbraio avrà luogo all’università di Catania un incontro aperto alla città organizzato da Libera e Libera Informazione, dalla facoltà di Economia, dalla FNSI e da Articolo 21. Vi sono stati invitati naturalmente i due gruppi editoriali: sarà davvero interessante ascoltarli e verificare se quella sorta di pactum sceleris è destinato a durare.

[da www.liberainformazione.org]

Roberto Morrione, ex direttore di Rainews 24, è presidente di “Liberainformazione – osservatorio sull’informazione per la legalità e contro le mafie“.

Link:

La locandina del convegno

Morrione intervistato da Radio Radicale: «Una situazione inaccettabile che deve cessare»

Uno spot video sul “caso Repubblica”


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Sabato 16 alla facoltà di Economia si terrà un convegno sullo stato dell’informazione a Catania, con la presenza del presidente della Fnsi e di Giuseppe Giulietti (Articolo 21). Tra i temi in discussione, lo strano caso dell’edizione siciliana di Repubblica stampata – ma non distribuita – nella nostra città. Riprendiamo, dal sito di “Liberainformazione”, quest’articolo che fa il punto sulla situazione siciliana, tra fermenti di legalità e pluralismo negato

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