Indipendentismo siciliano e Lega Nord: parla il professore Massimo Costa

PER IL LEADER DEGLI AUTONOMISTI SICILIANI E’ ARRIVATO IL MOMENTO DI DIALOGARE CON I LEGHISTI. NEL RISPETTO DEI RUOLI. GUARDANDO SOLTANTO AL RAGGIUNGIMENTO DI OBIETTIVI CHE POTREBBERO DIVENTARE COMUNI  

Buongiorno professore, possiamo chiederle un parere sullo “sbarco” della Lega in Sicilia?

“Perché no? Direi anzi che è proprio il momento”.

Lei, poco prima delle elezioni europee, ha dichiarato che non era possibile votare per la Lega. Lo pensa ancora?

“Ho detto, e confermo quello che ho detto allora, che per gli autonomisti e gli indipendentisti siciliani si può aprire un dialogo con la Lega Nord, ma non sotto elezioni. Non si poteva proprio, dopo tutto quello che la Lega aveva rappresentato negli ultimi anni per la Sicilia, passare ‘all’incasso’ con qualche promessa elettorale, da dimenticare magari il giorno dopo. Di queste ne abbiamo viste tante e da tanti anni. Ma ho anche detto che, se la Lega Nord intende fare sul serio, un dialogo si poteva iniziare dal giorno dopo le elezioni, al riparo da ogni speculazione. Del resto, negli stessi giorni in cui scrissi quell’articolo, mandai, neanche tanto provocatoriamente, a Salvini e a Maroni, copia del nostro Statuto ‘adattato’ alla Lombardia con pochissime variazioni, cogliendo la palla al balzo da alcune dichiarazioni interessanti del Presidente della Lombardia sulla difesa dello Statuto siciliano. Entrambi hanno ringraziato e promesso di rispondere, anche se ancora evidentemente non ne hanno trovato il tempo”.

Insomma, prima di parlare – come si dice – di “dare soldi”, è giusto “vedere il cammello”. E ora questo cammello c’è o no?

“Un po’ devo dire di sì, nel senso che in questi giorni è successa una cosa che non era successa mai in passato. Sarebbe disonesto non riconoscerlo. Sapete benissimo che la Riforma del Titolo V della Costituzione del nostro Paese è improntata al neocentralismo voluto dagli ‘eurofanatici’. Per loro la parola ‘autonomia’, come ‘democrazia’, provoca forti dolori di testa e irritazione, come l’uso del contante ed altre cose normali e naturali che hanno deciso, nelle segrete stanze, di far sparire dalla faccia della terra. Renzi, da canto suo, sta continuando a porre in essere l’agenda del gruppo di Bilderberg, però con una strategia nuova: col sorriso, anziché col ghigno da impresario funebre dei suoi predecessori immediati, e con manciate di centesimi alla plebe ora qui ora lì, per nascondere le reali e sostanziose controriforme. Era ovvio che le Autonomie speciali in questo disegno dovessero essere azzerate”.

In verità, qualcosa si è mossa nello scenario politico…

“E’ vero: è intervenuto un fronte interno allo stesso PD, per non parlare dei partiti autonomisti storici che sono coalizzati con la (ehm) ‘sinistra’, che hanno introdotto un provvidenziale ‘NON’, in una notte d’estate, prima delle tremende parole ‘si applicano anche alle Regioni a Statuto speciale’. Ma – è qui è stato decisivo l’intervento della Lega – anche questa formulazione era ambigua e minacciosa. Sembrava che, in un secondo momento, lo Stato avrebbe potuto regolare i conti con queste ‘anomalie’ della mercatocrazia imperante. E qui è entrata in gioco la Lega Nord, facendo introdurre, dopo l’ormai famoso ‘non si applicano alle Regioni a Statuto speciale fino all’adeguamento dei relativi statuti’, un’altra zeppa provvidenziale, e cioè le paroline, apparentemente innocue ‘previo accordo’, che invece rappresentano una vittoria storica della prospettiva pattizia della nostra Autonomia da sempre sostenuta in Sicilia. In più, a beneficio di tutte le Regioni, hanno limitato alcuni danni del neocentralismo. Insomma, questi sono primi fatti, non parole o promesse elettorali, e noi i fatti li sappiamo riconoscere”.

Però questo non basta. Di fatti se ne devono vedere anche altri. Molti altri.

“Mi fa piacere che delle accise abbia parlato il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. Adesso questa battaglia è a Roma, e dobbiamo vedere cosa farà la Lega Nord. Ma c’è di più. E’ disposto Salvini a fare applicare una legge dello Stato, anche ordinaria, che attribuisca alla Regione tutte le risorse tributarie MATURATE in Sicilie in cambio dell’accollo della Sicilia di tutte le spese pubbliche? E’ disposto, in altre parole, a fare, insieme a quei deputati e senatori siciliani ‘volenterosi’ (spero ci siano anche altrove) una riforma che dia finalmente applicazione allo Statuto autonomo della Sicilia? Se il segretario nazionale della Lega Nord è disposto, bene, venga a parlare con noi. Personalmente sono pronto a dialogare con chiunque, pur di dare attuazione ai diritti della Sicilia. Metto quel che so, tecnicamente, dello Statuto, a disposizione per un progetto concreto, che porti risultati alla nostra economia devastata. Se lo farà, vuol dire che ha ‘intenzioni serie’. Se non lo farà, non meriterà altro discorso. Comunque noi siciliani dobbiamo andare per la nostra strada”.

Questa prospettiva della dialettica della riforma di questi giorni è molto interessante. Ora sulla Lega ci torniamo, ma prima – ci dica – secondo lei qual è stato invece l’atteggiamento dell’altra opposizione, quella del Movimento 5 Stelle?

“Se devo dirla tutta, è risultata un po’ appannata dal loro stesso modo, iperdemocratico, di prendere le decisioni. Hanno fatto decidere la legge elettorale con una consultazione a puntate sulla rete, in cui hanno deciso anche le dimensioni dei collegi, gli sbarramenti e altri elementi secondari, quando forse dovevano concentrarsi solo sulle scelte di fondo. E poi questo ‘mandato rigido’ li condiziona un po’ nelle trattative, allungandone i tempi e diminuendone l’efficacia. Sono più ‘puliti’ della Lega, non c’è dubbio, ma mentre questa porta a casa qualche risultato, loro, purtroppo, no. E poi sulle Autonomie mi sembrano un po’ ‘agnostici’. Certo, i 5 Stelle Sicilia, almeno loro, almeno quelli in Sicilia, hanno sempre difeso lo Statuto, anche con interventi coraggiosi. Anche questo va riconosciuto e nel Movimento non mi pare ci sia ostilità preconcetta nei confronti delle Autonomie. Fosse stato per i Senatori siciliani PD o del Nuovo centrodestra democratico, a quest’ora tutte le nostre risorse e tutte le nostre prerogative autonome sarebbero già state trasferite da 6 mesi almeno a Roma. Questo di loro – cioè dei grillini – non si può certo dire. Però è un po’ come con l’euro: talvolta bisognerebbe essere più chiari e netti su quel che si vuole. Altrimenti questo eccesso di democrazia può essere scambiato anche per ambiguità”.

Insomma, alla fine con i grillini – soprattutto con quelli siciliani – si può discutere di Autonomia siciliana. 

“In Sicilia il problema non sono certo i grillini. Anzi. Il problema sono molti degli ‘altri’ deputati e senatori siciliani. Per esempio, sarebbe interessante sapere che ne pensa l’unico eletto di un movimento regionale, il Senatore Giuseppe Lumia. Mi sarà sfuggito qualcosa, ma non ho sentito alcun intervento da parte sua in difesa dell’Autonomia siciliana. Strano, no?”

Torniamo allo Statuto quindi. Siamo fuori pericolo dunque?

“Per niente! La Sicilia autonoma costerebbe all’Italia 10 miliardi di euro l’anno circa. E soprattutto passerebbe un principio (per loro) pericoloso. Quindi non hanno alcuna intenzione di mollare. E noi non dobbiamo abbassare la guardia. L’Italia, non contenta dell’Autonomia mezza ‘svuotata’ che si trascinava dal 1965 circa, è dal 2008 che ha dichiarato una guerra strisciante alla Sicilia, mirando a farla capitolare. Finora abbiamo miracolosamente resistito, ma fino a quando? L’attacco è su tre fronti: mediatico, economico ed istituzionale. L’Italia perde sul terzo fronte, più per demeriti propri, o per meriti altrui, che non per meriti della Sicilia politica, che è inconsistente. Però sul primo e sul secondo lotta contro un avversario con le mani legate”.

Cosa intende per strategia mediatica?

“La strategia mediatica è sempre la stessa: accerchiare la Sicilia con i media nazionali che denunciano gli ‘scandali’, che poi sono sempre gli stessi da 20 anni e non peggiori che altrove, ma soprattutto con i Siciliani stessi, che vendono la loro penna per attaccare la loro Patria. Chissà che vantaggi personali avranno, ma che siano maledetti… Lavorano per renderci ancora più miserabili di quello che siamo. Che vergogna!”.

E la strategia economica? 

“La strategia economica è la più semplice: sottrarre a poco a poco risorse tributarie alla Sicilia fino a strangolarla. Qui o ci ribelliamo o si muore, tutti, forse anche i collaborazionisti venduti. E qui entra in gioco la Lega Nord, che invece si fa paladina – certo anche per interessi propri, per spezzare l’isolamento nel Nord – dei nostri interessi e del nostro Statuto”.

Dobbiamo quindi farci tutti leghisti?

“Non è ‘o bianco o nero’. Non mi pare che la Lega Nord abbia intenzione di ‘aprire bottega’ dalle nostre parti. Né avrebbe molto senso che i Siciliani votassero per l’Autonomia ‘degli altri’. Ma ci sono due fatti nuovi sui quali si devono tenere gli occhi aperti”.

Ovvero?

“Il primo è che Salvini sembra aver chiuso con il leghismo antimeridionale e razzista dei suoi predecessori. Sarà vero? Vedo alcuni siti ‘iperleghisti’ criticarlo, chiamarlo spregiativamente ‘italiano’. Qualcosa dovrà pur significare. Però, di per sé, è bene calmare i facili entusiasmi. Vedremo”.

E il secondo fatto?

“Il secondo fatto è che, con gli attuali sbarramenti delle leggi elettorali capestro, anche se gli autonomisti e indipendentisti siciliani trovassero una via politica all’unità (e indipendenza da Lega e da qualunque altro partito politico nazionale), cosa della quale continuo un po’ a dubitare, poi avrebbero bisogno comunque di un’alleanza, quanto meno elettorale, ma anche politica. E chi meglio di un partito che, proprio perché ‘non siciliano’, non ha interessi a creare una nuova classe di ‘ascari’? Se si facesse sul serio, sarebbe un’alleanza, non un’appartenenza”.

Quindi, tutto sommato, quando Econimucus, sul nostro giornale – forse come osserva lei nel momento sbagliato, perché allora mancavano pochi giorni alle elezioni europee – ha ipotizzato un’alleanza strategica tra Autonomisti-Indipendentisti siciliani e Lega Nord non sbagliava?

“Ovviamente questo discorso vale solo per chi non ritiene altra via possibile alla partecipazione politica dei Siciliani se non quella di un partito autonomo. Diverso è il discorso di chi ‘milita’, pur difendendo lo Statuto, nei partiti e movimenti nazionali. Lì, ovviamente, tutto ciò non vale, anche se – 70 anni di storia lo dimostrano – le mani sono spesso legate da decisioni romane. Diverso ancora è il caso del 5 Stelle che rivendica totale autonomia dal centro, all’infuori di poche grandi battaglie del movimento. Insomma i modi di partecipare sono tanti, e quello che mi interessa è che la difesa delle nostre istituzioni vada al di là delle appartenenze”.

Insomma, il suo è un invito agli Autonomisti-Indipendentisti ad essere più ‘politici’.

“Quello che sento di dire e di ripetere è che, per chi vuole fare l’autonomista o l’indipendentista con una ‘casa politica’ a sé, la considerazione dei rapporti con la Lega, di fronte a questi ‘fatti nuovi’, forse è un passaggio che oggi non può essere scartato a priori”.

Insomma, pur non entrando nel merito politico, non scarta il dialogo. Ha detto che è a disposizione per un confronto. In che senso?

“Nel senso che – quando vuole – Salvini può intanto rispondere sulla proposta di Statuto Speciale per la Regione Lombardia elaborata dall’Associazione Noi Siciliani Liberi. Dire che ne pensa, se intende portarla in Parlamento. E poi nel senso che, se vuole, inviamo anche a lui la nostra proposta di attuazione del federalismo fiscale siciliano. Noi cerchiamo consensi, non polemiche. Ci dica quello che ne pensa. La Sicilia, se lasciata vivere con le proprie risorse, può bastare a se stessa. Se su questo principio la Lega Nord fosse d’accordo dovremmo solo esserne contenti. Sarebbe un bel cambio di rotta rispetto al passato. Tutto qua. Niente fidanzamenti o matrimoni. Saranno poi i Siciliani a valutare. Per ora vedo solo una classe politica ansiosa di regalare le nostre risorse ai soliti poteri forti. Si può cambiare strada? Si deve!”.


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