Indie e bello, ma col titolo sbagliato

Era successo anche con “The eternal sunshine of the spotless mind”, quel film dannatamente bello che quand’è uscito al cinema mi sono rifiutata di andarlo a vedere perché si chiamava “Se mi lasci ti cancello”. E va bene che c’erano Kate Winslet e Jim Carrey, ma poteva mai essere una pellicola degna di nota con quel titolo là? Dopo l’Oscar per la sceneggiatura mi sono convinta, e dio quanto mi sono mangiata le mani.

“(500) giorni insieme” mi ha causato la stessa reazione. Nelle sale in periodo pre-natalizio, poi. Chi si aspetta un bel film al cinema nei giorni in cui imperversano Boldi e De Sica accompagnati da starlette di dubbie capacità recitative? Chi si aspetta che un titolo così melenso sia indice di una storia tutt’altro che melensa?

Zooey Deschanel e Joseph Gordon-Levitt, sono Sole Finn e Tom Hansen, la classica coppia della vita vera. Non la coppia da film, quella dell’amore che strappa il cuore e che non si può consumare, la coppia da strada, quella dei tizi che camminano mano nella mano in centro e sembrano tanto felici, ma uno è meno innamorato dell’altro, o si sente soffocare, o non vuole ammettere che non è che non vuole impegnarsi perché è un momento strano della sua vita ma, semplicemente, perché è la persona che ha accanto a non fargliene venire voglia.

La storia si incastra, in “(500) giorni insieme”, non è lineare né immediata, ma ha ritmo: e la colonna sonora lo scandisce alla perfezione, questo ritmo. Dai The Smiths, ai Simon & Garfunkel, passando per i Wolfmother, i The Temper Trap e Carla Bruni, che pare inspiegabile però ci sta bene. Se non fosse che dura un ora e mezza, si direbbe che è un video musicale, probabilmente anche perché Marc Webb, il regista, viene proprio da quel background.

Tutto ha il suo perché, in questa pellicola. Il titolo, tipo. “(500) days of Summer”, laddove la storia narrata copre un arco di cinquecento giorni, e la bella Zooey si chiama Summer. I cinquecento giorni con Summer/Sole sono i giorni di innamoramento, amore folle e, poi, disperazione di Tom, che fa il copy per una ditta che produce cartoncini in occasione delle festività, e prima lo mettono a scrivere di compleanni e feste varie, poi gli assegnano San Valentino e, alla fine, gli toccano le cartoline di condoglianze.

Il lungometraggio di Webb avrebbe tutti i numeri per essere un grande successo: è indie rock ed è bello. Peccato per quel titolo tradotto male.

Luisa Santangelo

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