Inchiesta rifiuti, i nomi degli arrestati

COINVOLTO ANCHE UN FUNZIONARIO DELL’ASSESSORATO REGIONALE AL TERRITORIO CHE AVREBBE FAVORITO GLI IMPRENDITORI IN CAMBIO DI MAZZETTE

Un funzionario pubblico e quattro imprenditori, accusati a vario titolo di corruzione nell’ambito dei procedimenti amministrativi volti al rilascio e rinnovo delle autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti, sono stati arrestati questa mattina nel corso dell’operazione Terra Mia condotta dalla Polizia di Stato.

La stratificazione normativa e un complesso e macchinoso apparato burocratico, secondo gli inquirenti, hanno permesso al funzionario infedele di “giostrare” nella gestione delle procedure per il rilascio delle autorizzazioni, in modo da agevolare gli imprenditori e preservarli  dal controllo e monitoraggio sulla gestione delle discariche e dello smaltimento dei rifiuti.

Il quadro di corruzione emerso e’ molto grave, secondo gli investigatori, in quanto ha messo a repentaglio la salute pubblica e la preservazione del territorio da gravi danni ambientali.

Questi i nomi delle persone arrestate: sono Giuseppe Antonioli 53 anni, amministratore delegato della discarica di Mazzarra’ Sant’Andrea (Me), Gianfranco Cannova, 56 anni, funzionario regionale dell’assessorato territorio e ambiente, Domenico Proto, 48 anni, titolare discarica di Motta Sant’Anastasia (Ct), i fratelli Calogero e Nicolo’ Sodano, 54 anni e 53 anni, titolari della discarica Soambiente ad Agrigento.

Il dipendente regionale e’ accusato di avere intascato regali e viaggi in cambio del rilascio di autorizzazioni facilitate.  Secondo gli inquirenti il funzionario sarebbe stato “a disposizione” degli imprenditori rilasciando o rinnovando i provvedimenti autorizzativi, o comunque “garantiva una corsia prefenziale al procedimento, nell’attività di consulenza tecnica degli aspetti amministrativi”. In sostanza il funzionario avrebbe rilasciato delle autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti in cambio di ‘mazzette’.

Le prove, per i pm, sono schiaccianti: “Gli elementi probatori  raccolti potranno resistere fino all’ultima prova dibattimentale” ha detto il Procuratore aggiunto di Palermo, Leonardo Agueci, nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare i dettagli dell’operazione.

L’indagine si e’ avvalsa del contributo investigativo del Noe dei carabinieri, competente in materia di reati ambientali e dei relativi profili tecnico-normativo. E’ infatti emerso che in alcuni casi grazie agli accordi corruttivi venivano conferiti in discarica rifiuti non sottoposti al trattamento obbligatorio durante i fermi impianti dovuti a guasti tecnici della discarica. In questi casi il gestore della discarica, non comunicando il fermo impianto alle autorita’ competenti ed ai soggetti conferitori (Ato, Comuni) percepiva illegalmente degli introiti che non gli sarebbero stati dovuti a fronte del necessario stop dell’attività.


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