Inchiesta Ast, Armao davanti alla commissione Antimafia «Tafuri diceva che Fiduccia non poteva essere rimosso»

«Assessore, la domanda è un’altra: le sto chiedendo se il governo ha convocato Fiduccia quando ammise di avere segnalato persone da assumere». Sono bastati una decina di minuti a infiammare l’audizione in commissione regionale Antimafia di Gaetano Armao, il vicepresidente della Regione e assessore all’Economia. All’ordine del giorno continua a esserci l’approfondimento riguarante l’Ast, la società travolta dall’inchiesta Buche lisce sul giro corruttivo che, secondo la procura di Palermo, sarebbe ruotato attorno al direttore generale Ugo Fiduccia e ai vertici del consiglio d’amministrazione

Tanti i temi affrontati e non poche volte il presidente della commissione Claudio Fava ha invitato Armao ad attenersi alle domande poste. La prima occasione è arrivata in merito al sistema di assunzioni clientelari che avrebbe contraddistinto l’operato di Ast negli ultimi anni. Nell’ordinanza del tribunale di Palermo vengono riportate alcune intercettazioni in cui gli indagati fanno riferimenti a sollecitazioni arrivate dalla politica e concretizzate per il tramite delle agenzie interinali. «Nel 2019 l’onorevole Luigi Sunseri deposita un’interrogazione in cui segnala l’anomalia di certe assunzioni, su 40 autisti, 13 arrivavano dal comune di provenienza del direttore Fiduccia (Marineo, in provincia di Palermo, ndr)», ha detto Fava, sottolineando come il governo regionale rispose dando notizie sui nomi delle agenzie interinali che collaboravano con Ast. 

Sul punto, Armao ha affermato di non sapere se l’assessorato abbia convocato i vertici del Cda presieduto da Gaetano Tafuri, anche lui indagato. «C’è un articolo di stampa in cui Fiduccia ammette di avere effettuato segnalazioni di persone di sicura professionalità – ha aggiunto Fava – Ma il governo lo ha convocato il dottor Fiduccia?». Domanda a cui il vicepresidente della Regione si è difeso così: «Io non avevo rapporti con il direttore Fiduccia. Il direttore generale risponde alla sua amministrazione. Io ne ho parlato con il presidente dell’Ast (Tafuri, ndr), che mi ha sempre detto che è la società interinale che faceva le assunzioni». Nessuna replica sulla presunta natura clientelare delle segnalazioni: «Io comunque ho sempre contestato il ricorso alle società interinali, ma senza ricorso agli interinali i pullman non sarebbero potuti partire». Successivamente Armao ha affermato che se la questione delle assunzioni clientelare dovesse essere verificata si tratterebbe di un «verminaio inaccettabile».

La commissione Antimafia ha chiesto come mai la sostituzione del presidente del consiglio d’amministrazione di Ast sia avvenuta soltanto a inizio febbraio di quest’anno, a quasi due anni dall’interrogazione di Sunseri sulle assunzioni e un anno dopo la vicenda Le Ali di Sicilia, la compagnia aerea che Tafuri e Fiduccia avevano pensato di creare senza che il governo Musumeci ne fosse a conoscenza. «Perché non farlo prima?», ha chiesto Fava. Armao: «Con il presidente siamo stati sempre in sintonia e ritenevamo che Fiduccia dovesse essere rimosso, Tafuri continuava a dire che non poteva essere fatto». Al che Fava ha incalzato Armao: «perché non rimuovere Tafuri?», con l’assessore all’Economia che, non motivando la tempistica, ha ricordato che la sostituzione di Tafuri con Santo Castiglione è avvenuta prima dei provvedimenti del tribunale di Palermo. Titubanze che hanno portato Fava a parlare di «intoccabilità di questo management»

Ad Armao ha anche detto di non sapere se Fiduccia ricevesse un’indennità o meno, nonostante l’età pensionabile. A conclusione dell’audizione l’assessore regionale all’Economia ha letto una lettera inviata ad Ast, per capire quali misure saranno assunte per garantire l’operatività della società. Il riferimento è anche alla discussa nomina di Giovanni Amico come momentaneo direttore generale, nonostante rientri tra gli indagati. 

La deputata regionale Roberta Schillaci ha fatto poi riferimento ai sospetti di bilanci falsificati e alle voci che parlano di una presunta sparizione di centomila euro da una cassaforte della società in una sede periferica. «Non sono fatti di cui ovviamente eravamo a conoscenza, sennò altrimenti saremmo stati correi – ha risposto Armao – In merito ad alcuni ritardi nei bilanci, gli uffici hanno più volte stimolato venissero approvati. Ma a differenza di un ente pubblico, che può essere commissariato – ha concluso l’assessore – in una società partecipata non si può procedere per le vie brevi, come il commissariamento, ma va avviato un procedimento di revoca. Gli uffici, anche per via delle particolarità legate al Covid, hanno preferito sollecitare una velocizzazione delle procedure».

Aggiornamento delle ore 18,25:

Secondo fonti vicine a MeridioNews sono arrivate le dimissioni di Giovanni Amico dalla direzione Ast.


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