«L’esistenza di un apparato affaristico politico-imprenditoriale finalizzato a consentire, da un lato alla compagine politica, il consenso elettorale e, dall’altro alla compagine imprenditoriale, la continua acquisizione di lavori in appalto per l’esecuzione di opere pubbliche». Sono le parole dell’esposto anonimo, firmato Comitato per la legalità e arrivato al nucleo operativo radiomobile (Norm) dei carabinieri di […]
L’inchiesta sugli appalti pubblici truccati nel Nisseno: tra «sorteggi come a tombola» e l’ipotesi «cavoli amari»
«L’esistenza di un apparato affaristico politico-imprenditoriale finalizzato a consentire, da un lato alla compagine politica, il consenso elettorale e, dall’altro alla compagine imprenditoriale, la continua acquisizione di lavori in appalto per l’esecuzione di opere pubbliche». Sono le parole dell’esposto anonimo, firmato Comitato per la legalità e arrivato al nucleo operativo radiomobile (Norm) dei carabinieri di Caltanissetta, da cui sono partite le indagini che hanno portato all’arresto (ai domiciliari) del sindaco di Resuttano Rosario Carapezza con l’accusa di turbata libertà degli incanti e falso ideologico in atti pubblici. Nella stessa inchiesta sono coinvolte altre sette persone, tra imprenditori e dipendenti della pubblica amministrazione. Una delle «figure centrali» sarebbe il dirigente dell’ufficio tecnico comunale Giuseppe Barbieri, per cui è stata disposta la sospensione di un anno dall’esercizio di pubblici uffici.
Al centro dell’inchiesta ci sono gare d’appalto del Comune di Resuttano (nel Nisseno) che, secondo l’accusa, sarebbero state aggiudicate con accordi illeciti. Sorteggi e gare sarebbero stati manipolati e alcuni atti sarebbero stati falsificati. Dalla realizzazione di un centro comunale di raccolta dei rifiuti urbani differenziati ai lavori di manutenzione straordinaria e di adeguamento del campo sportivo comunale, dall’efficientamento energetico di un plesso scolastico e del palazzo comunale ai lavori di manutenzione straordinaria per una casa di riposo per anziani. Lavori, servizi e forniture per la realizzazione di opere pubbliche sarebbero stati affidati con un conferimento diretto e fiduciario (cosiddetto sotto soglia) a imprese e professionisti vicini agli amministratori pubblici.
Ricevuto l’esposto, come ricostruito nei documenti dell’inchiesta, sono partire le indagini (andate avanti tra il 2019 e il 2022) con intercettazioni e videosorveglianza di luoghi e persone ritenuti cruciali. Fin dal principio, sarebbe emersa una «prevalenza di rapporti di cointeressenza privata nella gestione della cosa pubblica» e delle «incongruenze in affidamenti» in favore di una ditta il cui titolare sarebbe primo cugino del sindaco e cognato di un consigliere comunale. Al punto che, per gli inquirenti, il titolare dell’impresa avrebbe operato «in regime di quasi monopolio», si legge nell’ordinanza. Quasi, perché non sarebbe stato il solo favorito secondo gli inquirenti. Un modus operandi che sarebbe andato avanti, almeno fino a un certo punto. Secondo quanto ricostruito nel corso delle investigazioni, infatti, qualche problema sarebbe iniziato con il pensionamento in vista del capo del Utc: «Appena Pino (Giuseppe Barbieri, ndr) se ne va, nei guai proprio siamo», afferma un imprenditore. «Ora sono cavoli amari», risponde il primo cittadino.
Nessuna amarezza fino a quel momento tra affidamenti diretti, percentuali al ribasso concordate e presunti sorteggi truccati. «Il cinque, il sei e un po’ di pasta», dice ridendo Barbieri in una occasione parlando con il titolare di una ditta, senza sapere di essere intercettato. Ed è sempre lui, in un’altra conversazione registrata, a spiegare come si riuscirebbe a manipolare l’estrazione in una gara con fondi europei: «Faccio la manifestazione di interesse e ne invito tre – spiegava all’interlocutore – Così gli diamo la parvenza di pubblicità». Una modalità che, secondo il capo dell’Utc avrebbe dovuto «evitare che ti possano rompere le tasche». In altri casi, la soluzione sarebbe stata andare ancora di più per le corte: «No affidamento diretto – spiega – direttamente prendo a uno e faccio fare il ribasso del 15 per cento. Aggiudicato! E finiu». Sembra farla facile anche perché «Rup, progettista e direttore dei lavori. Faccio tutte cose io qua tanto». In occasione, l’escamotage sarebbe stato quello di stilare un verbale di sorteggio falso. Un’estrazione del numero della gara che sembra più per quella classico gioco della tradizione natalizia. «Palla fuori! Che numero è uscito questa volta? 25, Natale, allora bella tombola!».