Un anno dopo il devastante rogo che ha messo in ginocchio la cittadina delle Madonie, persistono le macchie nere sui monti e le paure della popolazione. Lapunzina: «Ci sono famiglie che hanno perso il primo alloggio e sono ancora a carico del Comune». Croce: «Nella ricostruzione ci vogliono soldi che noi non abbiamo»
Incendio Cefalù, né indennizzi né rimboschimento Sindaco: «Vergogna». Regione: «Fatto il possibile»
A un anno di distanza dal devastante incendio che il 16 giugno 2016 ha messo in ginocchio il territorio di Cefalù, la popolazione e i boschi delle Madonie stanno ancora leccandosi le ferite. Non certo un bel segnale per le tante zone siciliane – da Monreale alla riserva dello Zingaro – che questa estate hanno visto andare in fumo centinaia e centinaia di ettari boschivi. Va in questo senso la denuncia del sindaco Rosario Lapunzina. «Non abbiamo ricevuto nessun indennizzo di alcun tipo – attacca il primo cittadino – dall’anno scorso non abbiamo ricevuto un solo euro. Abbiamo chiesto immediatamente lo stato di calamità e abbiamo appurato che servirebbero 38 milioni di euro per la ripresa. Io sono indignato con la Regione, quello dell’anno scorso fu un incendio epocale e gravissimo e né la giunta né l’Ars hanno minimamente contribuito, il Comune è stato lasciato solo. Crocetta aveva promesso rimboschimenti e indennizzi, e così l’allora ministro degli Interni Angelino Alfano e l’allora sottosegretario Vicari (ex sindaca della città … ndr)».
Sono ancora tante le macchie nere sui monti, così come le paure che sono rimaste nei cuori di chi ha visto la propria abitazione distrutta o lambita dalle fiamme. Una ferita che non è stata ancora rimarginata. C’è chi da quel giorno vive nel terrore di un ritorno dei roghi, chi ha deciso di cambiare città, chi ha perso tutto. Come le famiglie che hanno visto divorata dalle fiamme la propria casa o i ristoratori che hanno visto andare in fumo le proprie attività commerciali. È a loro che pensa Lapunzina. «Il territorio è ancora privo di alberi – ammette – ma non ci interessa solo il rimboschimento. Ci sono residenti che hanno visto bruciare il primo alloggio, si tratta di sei famiglie che ora vivono in affitto e a spese del Comune, oppure c’è il ristorante Al Giardino che è andato totalmente distrutto». Per il sindaco le responsabilità sono a senso unico. «Nonostante i nostri solleciti la Regione non ha mai inoltrato la richiesta di stato di calamità al governo nazionale – dice – che perciò ha una colpa relativa. Fino a questo momento per essere onesti l’unico rimborso che abbiamo ricevuto dalla Regione riguarda un rimborso rispetto alle ordinanze comunali che nell’immediato hanno assicurato acqua e luce alle zone danneggiate. Si tratta di una vergogna colossale».
La ricostruzione di Lapunzina viene in parte smentita dall’assessore regionale all’Ambiente e Territorio Maurizio Croce. «In realtà noi abbiamo dichiarato lo stato di calamità il giorno dopo l’incendio – dichiara Croce – mentre è lo stato di emergenza quello che il governo nazionale non ci riconosce. E in tutta franchezza se non l’ha fatto finora non credo che lo farà a breve. Nessuno ci ha risposto. È chiaro che nella ricostruzione dei territori ci vogliono i soldi, che noi non abbiamo, e poi esistono norme stringenti. Di certo tutto quello che la Regione poteva fare l’ha fatto». Mentre sulle eventuali inadempienze da parte della Regione al momento risultano aperte tre inchieste da altrettante Procure – Palermo, Messina ed Enna.