Certo non si può dire che la giornata d’inaugurazione dell’anno accademico 2004/05, 570° dalla fondazione, tenutasi sabato 19 febbraio nell’aula magna del complesso dei benedettini, sia iniziata nel migliore dei modi.
Infatti, i tanti invitati e partecipanti che vi si sono recati, hanno trovato ad aspettarli sulla soglia del monastero una delegazione del personale tecnico-amministrativo dell’ateneo, che manifestava a tamburo battente contro l’amministrazione universitaria per non aver ancora ricevuto gli spettanti arretrati del CCNL, “reiterato in occasione di tutti gli incontri finora svolti”. Come dire che piove sul bagnato, per una amministrazione che si trova già a dover fare i conti con quella che è stata dipinta come la bestia nera del mondo accademico, ovvero la tanto innovativa, ma proprio per questo deprecata, Riforma Moratti.
E proprio accentrato sulla Riforma è stato il discorso del Rettore Ferdinando Latteri, che ha evidenziato davanti alle più alte personalità civili ed ecclesiastiche della città come il 2004/05 si presenti con le “caratteristiche di un anno impegnativo e laborioso per i numerosi adempimenti di riforma e di innovazione che si profilano al nostro orizzonte”.
Latteri ha poi affermato che il primo punto da risolvere è certamente quello di revisione dello schema della didattica e dell’ordinamento della docenza. Da qui in poi il Rettore si è lasciato andare in un lungo excursus autoreferenziale ed esaltatore dell’impegno dell’ateneo catanese anche nella realizzazione di strutture atte a migliorarne la qualità.
Molto più pragmatico, senza toni polemici o invettive versus Moratti, è stato il discorso dell’amministratore Nino Domina, che anzi, ha reso note forme di accordo e collaborazione tra università ed enti pubblici e privati, come ad esempio quello con l’INPDAP nel settore pensionistico e con alcuni call center. In seguito si è limitato ad elencare tutti i progressi delle strutture accademiche etnee.
Prima di lasciare spazio alla lezione inaugurale del Preside Antonio Pioletti, i rappresentanti degli studenti Giuseppe Licata (C.d.A.) ed Uccio Muratore (Presidente C.N.S.U.) hanno ben espletato il loro compito, con discorsi brevi ma intensi su quella figura spesso dimenticata dai docenti in occasione delle tante forme di proteste contro la Riforma, ma che è il cuore e la base fondamentale degli atenei: lo studente. In particolare Muratore, ha proposto alle alte cariche universitarie di concorrere a tutta una serie di convenzioni che migliorino la qualità di vita della classe studiante.
Si auspica quindi che tali discorsi prescindano da una demagogia incalzante per realizzare una forte e lungimirante università.
A chiusura di tutto, può considerarsi al di sopra delle righe la lezione del preside Pioletti, sia per il contenuto aulico della lezione, sia per aver dimostrato una forte sensiblità, dedicando la lezione a Giuliana Sgrena, con la speranza di una sua repentina liberazione e di una pace sempre più vicina. Pioletti ha spiegato all’assemblea la storia e la struttura dei canoni e dei sistemi culturali, partendo dalle forme greche per arrivare ad un futuro, definito dal docente di filologia romanza, “lo spazio restante, quello da costruire”.
Notevole è stata l’esibizione della corale polifonica dell’ERSU, che si esibita con un Inno di Mameli ed un “Và pensiero”, rispettivamente ad inizio ed ha chiusura della giornata, che hanno dato un tocco di solennità in più, insieme alla presenza di ospiti illustri come il Rettore dell’Università di Palermo, Giuseppe Silvestri, il Rettore dell’Università di Messina, Francesco Tomasello, il Rettore dell’Università di Lecce, Oronzo Limone, insieme ai delegati delle Università di Reggio Calabria e Buenos Aires, con la quale il nostro ateneo ha stretto rapporti di collaborazione.
I punti salienti dell’inaugurazione sono sicuramente questi, ma credo che bisogni spendere due righe descrivendo l’aria di festa che trasudava dai muri del monastero. Quelle stesse mura che giorno dopo giorno raccolgono le parole, i sussurri, i pianti e le allegre risa degli studenti di Lingue e Lettere impegnati nel loro lavoro quotidiano, oggi hanno raccolto anche quelle di tutti gli altri appartenenti alle altre facoltà, in una simbiosi di gruppo. Il piano terra si è trasformato per l’occasione in un grande camerino dove toghe ed abiti da cerimonia avevano il sapore di un antico sfoggio, reso sicuramente più moderno da chi non sapeva da quale parte iniziare per indossarli. Il tutto condito da un buon umore e da pacche di spalle che, nonostante tutto, continuano la loro secolare tradizione all’interno del gymnasium siculorum.
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