Dopo la cerimonia Cassazione, a cui ha preso parte il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, oggi è stata la giornata dell’inaugurazione dell’anno giudiziario nelle sedi delle corti d’appello. Quattro quelle in Sicilia: Palermo, Catania, Caltanissetta e Messina. Sotto la lente d’ingrandimento il nodo della carenza di personale ma anche il tema della devianza minorale. Tra i territori più esposti, su quest’ultimo punto, c’è Catania. Alle pendici dell’Etna non è una novità anche perché i dati sull’abbandono scolastico vedono la città metropolitana di Catania intorno al 25,2 per cento.
«La devianza minorile matura in contesti altamente degradati e spesso controllati dalla criminalità organizzata, per di più con un apparato amministrativo assai carente in termini di servizi di prevenzione e accompagnamento pedagogico», scrive il presidente della Corte d’appello etnea, Filippo Pennisi, nella sua relazione. Un dato che, assieme ai numeri della devianza giovanile, «pone la città a livelli di primato nazionale, addirittura prima tra le quattordici città metropolitane». Per cercare di fronteggiare il problema è stato costituito «un Osservatorio di monitoraggio della condizione minorile, che fin dalle prime riunioni ha posto al centro della propria attenzione il tema della dispersione scolastica, e dalla sottoscrizione di un protocollo d’intesa per la rimodulazione delle modalità di erogazione del cosiddetto reddito di cittadinanza, con lo specifico obiettivo di vincolare i relativi trasferimenti monetari alla frequenza scolastica dei minorenni figli dei beneficiari ovvero alle condizioni fissate nel patto di inclusione dei percettori».
A Caltanissetta il presidente reggente della corte d’appello, Giuseppe Melisenda Giambertoni, ha sottolineato il ruolo di Cosa nostra che «continua ad essere l’organizzazione mafiosa di principale riferimento e, abbandonate le strategie criminali, che vedevano il frequente ricorso ad atti intimidatori e di violenza, volti ad affermare il loro controllo del territorio, oggi tende a infiltrarsi in maniera subdola e silente nel tessuto economico-sociale. Le priorità della Direzione distrettuale Antimafia – ha detto a proposito delle stragi- sono da individuare nelle indagini, molto complesse e assai delicate, purtroppo ancora necessarie nonostante il tempo trascorso, sulle stragi del 1992».
Focus sulle carenze di organico a Palermo e Messina. «In Corte di appello, – spiega il presidente della corte d’appello peloritana Luigi Lombardo – mancano attualmente due presidenti di sezione su cinque. Il Tribunale di Messina lamenta la vacanza di due presidenti di sezione su sei e di due giudici». «La cattura di Matteo Messina Denaro è un successo che va ricordato, ma non si può non far fronte ai vuoti di organico che riguardano anche il mio ufficio: al personale amministrativo chiediamo sacrifici immani, sfigurato com’è dalla carenza numerica. Mi chiedo inoltre come sia possibile che tutte le procure del nostro distretto siano senza un dirigente amministrativo», spiega Lia Sava, procuratrice generale della corte d’appello del capoluogo. «La mia preoccupazione è che tale carenza rischi di declinare una giustizia non adeguata alla poliedricità delle sfide in corso: il sistema giustizia deve affrontare i reati più gravi con ampie risorse, umane e materiali». Su Matteo Messina Denaro è intervenuto anche il procuratore Maurizio de Lucia, svelando l’ennesimo aneddoto – l’ultimo era stato quello sul mancato riconoscimento del boss a un posto di blocco – «Nel corso delle perquisizioni effettuate dopo l’arresto sono stati sequestrati 500mila euro in gioielli e 300mila in contanti, somme subito fatte confluire nel Fondo unico per la giustizia».
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