In stato di grazia, detenute-attrici al Teatro Biondo

È stato presentato questa mattina a Villa Niscemi lo spettacolo In stato di grazia della Compagnia Oltremura, diretta da Claudia Calcagnile e composta dalle detenute-attrici dell’Istituto penitenziario Antonio Lorusso-Pagliarelli di Palermo. Liberamente ispirato al testo La lunga vita di Marianna Ucrìa di Dacia Maraini, lo spettacolo prodotto dall’associazione Mosaico andrà in scena al Teatro Biondo giovedì 20 dicembre alle ore 21.00 (data unica: è possibile acquistare i biglietti al botteghino del Teatro Biondo o online sul sito www.vivaticket.it).

«Una storia di libertà e liberazione di una donna e, al tempo stesso, una storia di socializzazione possibile, tutto questo costituisce lo sfondo a una straordinaria operazione di aiuto all’uscita dall’invisibilità delle donne detenute – così il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, intervenuto alla conferenza stampa -. Recuperare con un protagonismo teatrale la visibilità di queste donne, che sono in qualche modo invisibili poiché recluse, è anche un modo per aiutarle nel processo di reinserimento e di crescita personale. Un’opera che è al tempo stesso artistica e sociale e che risponde alla visione «Pagliarelli è Palermo, Palermo è il Pagliarelli», poiché all’interno dell’Istituto c’è tutto il bene e tutto il male presente in città. Cogliere questa dimensione di cittadinanza di donne invisibili, in questo caso è il merito di un’opera teatrale».

«L’associazione Mosaico dal 2015 è attiva con un laboratorio di teatro permanente che ha coinvolto nel tempo circa settanta donne di diverse nazionalità ed età, detenute della sezione femminile della casa circondariale Pagliarelli», spiega Claudia Calcagnile, regista e curatrice del progetto. «Lavoriamo nell’invisibilità, lo facciamo con grande passione e dedizione e avere la possibilità di portare In stato di grazia fuori dalle mura del penitenziario è il completamento ideale del percorso intrapreso in un luogo che spesso rimane lontano dagli occhi. Per questo siamo grati alla direzione del Teatro Biondo che, per il secondo anno, ha deciso di abbracciare la nostra produzione, concedendoci l’onore di esibirci nella sala grande. Protette dalle mura del Pagliarelli tutto l’anno, il 20 dicembre sarà per le nostre attrici-detenute l’unico momento in cui provare a donare al pubblico questa esperienza trasformativa. Si tratta di un teatro di ricerca che mette al centro della scena la vita, nelle sue più inaccessibili sfaccettature – continua Calcagnile -. Il carcere diventa per noi quel luogo che ci permette di rinnovare il linguaggio e lavorare sui concetti di verità, urgenza e necessità. È per questo che il pubblico che viene a vederci sceglie di vivere un’esperienza potentissima, ricca di immedesimazione e di riflessione sulla propria esistenza».

«Tutti gli operatori dell’Associazione Mosaico riescono ogni giorno a valicare delle porte a cui non è sempre facile accedere – spiega Maria Garro, docente di Psicologia giuridica che per l’Università degli Studi di Palermo ha seguito negli anni le attività laboratoriali della Compagnia Oltremura -, l’Istituzione penitenziaria non è tenuta ad aprire le porte all’altro, all’estraneo. Claudia Calcagnile è riuscita nell’impresa di aprire un ingresso senza chiudere i cancelli alle sue spalle, portando fuori le detenute. Il lavoro che l’Associazione Mosaico fa all’interno del carcere è fondamentale perché attraverso l’attività teatrale cerca di canalizzare l’aggressività delle detenute che rischia di essere fomentata da una profonda frustrazione ogni qual volta queste donne si sentono abbandonate. Per questo è importante la progettualità, la continuità dei loro percorsi. Tutti abbiamo il dovere di esporci alla responsabilità di dover accogliere un soggetto rieducato che ha deviato rispetto alla norma e di riabbracciare un nostro concittadino».

Parallelamente alle prove sceniche, è nato il progetto fotografico Io sono Marianna con scatti inediti di Francesco Paolo Catalano, esperto di fotografia e curatore dell’immagine dello spettacolo: «A metà tra lo storytelling e il surrealismo visivo – dice Catalano – la fotografia ha testimoniato il passaggio dalla persona al personaggio teatrale e ha permesso alle donne di assumere una nuova consapevolezza di sé nello spazio scenico e performativo». 

Lo spettacolo: volti, corpi, storie e stralci di poesia si fondono in un’unica voce che in silenzio precipita buia, senza quiete, verso un matrimonio che si deve celebrare. Marianna, madre che piange la morte del figlio, moglie che cerca la via di fuga dalla costrizione, rincorre il tentativo di andare oltre se stessa, di sentirsi altrove, per poi trovarsi nuovamente immutata, dissimile, replicabile, come carta ricalcabile. Le performer in scena non recitano, ma incarnano le qualità di Marianna fino a rimandare al pubblico l’interrogativo di una soluzione. Difficile dire dove finisce la vita di Marianna e cominci l’autobiografia delle attrici di quest’opera, che è al tempo stesso momento di verità e riflessione sulla loro condizione.

La campagna di crowdfundingOltremura ha potuto proseguire le sue attività contando sulle sole forze economiche dell’associazione che ha organizzato negli anni piccoli eventi di autofinanziamento. Fino al 31 dicembre 2018 sarà possibile aderire alla campagna di crowdfunding sulla piattaformaProduzioni dal basso, destinata a dare continuità al progetto di teatro in carcere. L’adesione alla raccolta fondi permetterà di sostenere le attività di produzione e messa in scena dello spettacolo fuori dalle mura del carcere. 


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