In Sicilia un pugno di ‘banditi’ ci sta rubando l’acqua per toglierici la vita/ VD

UN REFERENDUM POPOLARE, NEL 2011, HA SANCITO CHE IL POPOLO ITALIANO VUOLE LA GESTIONE IDRICA PUBBLICA. MA IL GOVERNO BERLUSCONI, IL GOVERNO MONTI, IL GOVERNO LETTA HANNO DETTO “NO” ALLA VOLONTA’ POPOLARE. CHE FARA’ IL GOVERNO RENZI? IL ‘CASO’ DELLA SICILIA, DOVE IL COMMISSARIO DELLO STATO ORMAI AGISCE SU MANDATO EUROPEO…E, IN CALCE ALL’ARTICOLO, LA VIDEO INTERVISTA SUL TEMA AL SINDACO DI CASTELTERMINI, NUCCIO SAPIA

da Salvatore Petrotto
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Oggi, tanto per cambiare, vorremmo, ancora una volta, parlarvi della privatizzazione, o per meglio dire, dell’insano mercimonio dell’acqua. Di come un bene vitale, necessario per vivere, come l’aria, e che comunque non può e non deve essere scambiata e venduta da chicchessia, ente pubblico o privato che sia, sia stata invece trasformata in una vile e ben remunerata merce di scambio, per i soliti stragisti del bene comune!

Insomma, è come se ci stessero vendendo l’aria che respiriamo. Continuano, in altri termini, visto che l’acqua è vita, a negare il diritto alla vita!

Vendere e/o comprare l’acqua, significa vendere e/o comprare la nostra stessa vita! Tutti quanti dovremmo avere diritto, gratuitamente, all’acqua, per il sol fatto di esistere, di essere venuti al mondo.

Perché ci continuano a negare l’acqua per bere, cucinare e lavarci? Non si può continuare a vendere ed a comprare qualcosa che ci appartiene.

Noi esseri umani, com’è risaputo, siamo composti per oltre il 75% di acqua ed abbiamo bisogno, per rimanere in vita, di bere e nutrirci di acqua!

Negare l’acqua agli esseri umani ed agli animali, significa negar loro la vita! Il referendum plebiscitario disatteso e che risale a due anni fa aveva sancito, in Italia, il ritorno all’acqua pubblica.

I Governi Nazionali e Regionali, per legge, avrebbero dovuto garantire a tutti gli esseri umani questo fondamentale diritto all’acqua gratis per bere, lavarci e cucinare.

Cosa succede invece? I gestori dei servizi idrici interrompono l’erogazione di quella che dovrebbe essere acqua potabile a chi non ha i soldi per pagare delle salatissime bollette per approvvigionarsi di acqua, peraltro imbevibile e perciò non commestibile, perché dissalata e/o inquinata.

Interrompere l’erogazione dell’acqua nelle fontane pubbliche e dentro le nostre case è come interrompere la vita, equivale ad uccidere le persone.

Ci stanno rubando uno dei due beni primari per continuare a vivere, oltre all’aria che comunque regolarmente inquinano e rendono cancerogena per favorire delle multinazionali private della siderurgia, del petrolio e delle industrie chimiche, vedi Taranto o, tanto per rimanere in Sicilia, Gela, Augusta, Priolo, Melilli o Milazzo.

Per di più la gente è anche costretta a spendere altre di centinaia di euro l’anno per comprarsi l’acqua da bere o per cucinare. Acqua venduta in bottiglie di plastica.

Salvo a scoprire che dentro quelle bottiglie c’è proprio quell’acqua che dovrebbero mandarci dentro le case con le condotte idriche, ma che la Regione siciliana preferisce concedere (la nostra acqua, l’acqua pubblica cioè) a prezzi irrisori, alle multinazionali quali la svizzera Nestlé, come avviene a Santo Stefano di Quisquina, nell’Agrigentino.

La saga dei diritti umani fondamentali negati a noi cittadini italiani, purtroppo, non finisce qua! Si tratta pur sempre di diritti che dovrebbero essere tutelati, in maniera sacrosanta, dalla nostra Carta Costituzionale.

Ma per entrare nello specifico dell’acqua, approfitto di un intervista rilasciata dal sindaco di Casteltermini, Nuccio Sapia e diffusa on-line dal giornale della Diocesi di Agrigento, L’Amico del Popolo.

E’ grazie a Don Carmelo Petrone che mi ha mandato, oggi, a Ferragosto, su facebook, questo link http://www.lamicodelpopolo.it/primo-piano/item/962-servizio-idrico-in-provincia-intervista-a-nuccio-sapia-sindaco-di-casteltermini-sapia.html#.U-2jFIoyuvV.facebook che ne ho voluto approfittare, per occuparmi, ancora una volta, di queste vicende, assieme a quelle che riguardano l’altro scandalosissimo problema, ossia quello della scellerata gestione dei rifiuti.

Sono cose, peraltro, come è risaputo, da me denunciate alla Procura della Repubblica di Agrigento.

Adesso ho inoltrato tali denunce anche alla Procura Generale di Palermo, alla Procura della Corte dei Conti, oltre che al presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, il dott. Raffaele Cantone.

Sia la segreteria del dott. Cantone, sia la Procura della Corte dei Conti mi hanno già dato conferma di avere ricevuto una mia circostanziata lettera che riguarda la gestione illegale dell’acqua in Sicilia e gli affidamenti diretti, illegittimi, concessi sempre alle stesse ditte, senza gara, per centinaia e centinaia di milioni di euro per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.

Dei costi economici e delle tariffe che in Sicilia, cittadini, imprese e comuni sono costretti a pagare a causa di queste illegalità da me denunciate, e che risultano i più cari d’Italia (almeno il doppio della media nazionale), da qualche anno a questa parte, ne abbiamo parlato sino alla nausea.

Così come dei disastri che vanno dall’inquinamento dei mari ai pericolosissimi costi ambientali causati dall’illegale smaltimento dei liquami. Per non parlare dei rifiuti solidi che, per oltre il 93%, in Sicilia, vengono sotterrate in alcune ben individuate (anche dalle Procure e dai Tribunali, alla luce dei recenti sequestri ed arresti), discariche private.

Tanto che continuare a parlare degli errori che, negli anni, la politica provinciale e regionale ha commesso, se non si trattasse di un vero e proprio olocausto di diritti fondamentali, sembra superfluo.

Adesso la parola, pardon, le decisioni con le relative sentenze, spettano alla magistratura, da me interpellata già da anni.

Ad esempio, a proposito di uno dei tanti problemi causati dall’ATO idrico agrigentino, L’Amico del Popolo parla della creazione di una vera e propria ‘’anomalia agrigentina” con Comuni che hanno consegnato le reti ed altri che non lo hanno fatto. Con differenti tariffe, i cui importi sono notevolmente diversi.

Nello stesso Ambito Territoriale Ottimale (si fa per dire!) la situazione è paradossale, se si considera che anche tra i Comuni che hanno consegnato le reti, in 5 di questi si paga solo una quota forfettaria l’anno, mentre  in altri 22 Comuni si paga l’acqua che si consuma, contabilizzata dai contatori.

Insomma, nella provincia Agrigento, sotto gli occhi distratti di tutte le autorità, nella gestione dell’acqua, si utilizzano ‘tre pesi e tre misure’.

L’acqua nell’Agrigentino è come la religione in epoca medievale, quando in ogni regione si professava e si amministrava, a cura del sovrano, il culto che si riteneva opportuno, tanto da affermare il famoso principio latino: cuius regio eius est religio.

Se oggi volessimo riferirci a come si eroga e si paga l’acqua potabile (insomma quel liquido che ci mandano a casa!) nell’Agrigentino (sicuramente almeno il doppio della media nazionale!), dovremmo concludere che cuius comune eius est tariffa…

Unicuique suum, a ciascuno il suo, avrebbe concluso il mio più illustre concittadino, Leonardo Sciascia!

Nel nostro caso a ciascun Comune o cittadino, la sua tariffa diversa, la sua bolletta personalizzata!

Ma viene anche fuori come in Sicilia l’acqua non è pubblica, anche perché Siciliacque spa (75% privata e 25% Regione Sicilia) è la società per azioni che, di fatto e di diritto, è privata ed alla quale sono state ceduti gratuitamente dighe, impianti e reti: opere costate, negli anni, alla Regione, ovvero a noi cittadini siciliani decine e decine di miliardi di euro!

Questa concessione Siciliacque ce l’ha fino al 2044!

Campa cavallo!

Per altri 30 anni, cioè, abbiamo regalato il nostro ingente patrimonio e l’acqua pubblica a questa concessionaria del servizio di captazione, accumulo, potabilizzazione e adduzione delle risorse idriche, per tutta la Sicilia. E che cosa fa tale società privata?

Ci vende l’acqua, la nostra acqua, attraverso i vari gestori del servizio idrico a 0,75 centesimi al metro cubo, senza dimenticare che, alcuni Comuni dell’Agrigentino, azionisti dei consorzi del Voltano e del Tre Sorgenti, vendono l’acqua ad altri Comuni.

Tale prezzo dell’acqua (che fu pubblica!), viene maggiorato da parte della varie società per azioni private, titolari della distribuzione, quali Girgenti Acque, anche del 500%.

Infatti, gli agrigentini si sono visti recapitare bollette i cui importi delle tariffe, per ogni metro cubo d’acqua consumato, ammontano a anche 4 euro. Neanche la cocaina garantisce agli spacciatori guadagni del genere!

Poi bisogna tener conto che, per onorare ormai l’ormai canonico sistema di scatole cinesi, sono proprio tali gestori privati quelli che formalmente comprano l’acqua da Siciliacque, gli azionisti di Siciliacque.

In altri termini, comprano da sé stessi, dalla società dove sono soci, quei 75 centesimi a metro cubo d’acqua che ci rivendono 4 euro, sempre per ogni metro cubo.

Insomma, come non chiosare il tutto con il sommo poeta: Ahi serva Italia (o Sicilia, se preferite), di dolore ostello, non donna di province ma bordello!

In mezzo a questo ‘bordello’ ci sguazzano quei privati, da me denunciati, che si sono arricchiti e vogliono continuare a farlo oltre che con i soldi delle nostre bollette, le più care d’Italia, anche con i miliardi di euro di fondi europei che intendono razziare direttamente, senza partecipare ad alcun bando pubblico, come già avviene per i miliardi di euro che si sono fregati con i rifiuti.

Tanto sono loro i nostri concessionari regionali, padroni cioè della nostra acqua, dei nostri impianti, della nostra vita!

A chi volete che vadano a finire anche i miliardi in arrivo dei fondi europei?

Ma ai nostri padroni, ai padroni delle nostre risorse e dei nostri servizi che una volta erano pubblici ed ora sono più semplicemente degli enormi malaffari privati!

Nota a margine

Va aggiunto che l’Ars ha provato a far tornare – in alcune aree della Sicilia dove i privati hanno fallito – la gestione dell’acqua in capo ai Comuni. Ma l’Ufficio del Commissario dello Stato, richiamandosi alla giurisprudenza europea, ha impugnato la legge.

Un’impugnativa discutibile. Da una parte, infatti, c’è il referendum italiano che ha sancito la volontà popolare del ritorno all’acqua pubblica. Dall’altra parte, c’è la volontà di un’Unione europea delle banche e della finanza che ha interessi diretti nella gestione privata dell’acqua e che impone alle magistrature europee di tutelare gli interessi privati a scapito dell’interesse pubblico.

Davanti a un fatto così grave, i giuristi dell’Ufficio del Commissario dello Stato – richiamandosi al primo Coro dell’Adelchi? – non hanno saputo o voluto far di meglio che genuflettersi all’Europa presunto-unita.

Il parlamentare regionale del PD – Giovanni Panepinto – che è persona seria e per bene, dal suo blog ha chiesto al Governo regionale di portare questa storia davanti alla Corte Costituzionale.

Il Governo regionale di Rosario Crocetta lo farà? Ricordiamo che Crocetta e chi gli sta dietro non vogliono il PD nella Giunta regionale proprio perché debbono tutelare interessi privati a scapito di quelli pubblici: cosa che stanno facendo in tanti settori della vita pubblica siciliana, utilizzando la copertura di un’antimafia ridicola e farsesca.

Il PD siciliano è un Partito dai tanti volti (quello del capogruppo all’Ars, Baldo Gucciardi, è un volto appiattito sugli interessi di Crocetta e dei suoi accoliti). Ma in questo caso, con Panepinto, sta portando avanti una battaglia sacrosanta (su quest punto torneremo nei prossimi giorni).

Ce la farà l’onorevole Panepinto a vincere questa battaglia che è culturale prima che sociale ed economica? Noi ce lo auguriamo.
g.a.


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